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Monday, September 10, 2012

Il Monti-bis e i partiti alle misere manovre

Gli ultimi dati Istat indicano che il nostro Pil quest'anno sta precipitando verso un rovinoso -3%. Il calo nel II trimestre è stato dello 0,8%, -2,6% se confrontato con il II trimestre 2011. Nel 2012 abbiamo già acquisito una perdita del 2,1%. Per mantenerci entro il -2,5% la caduta dovrebbe quasi arrestarsi nei prossimi due semestri, ma nulla fa pensare che sarà così. I dati dei consumi parlano chiaro: la spesa delle famiglie italiane nel II trimestre è scesa del 3,5% (-10,1% gli acquisti di beni durevoli, -3,5% i non durevoli, -1,1% i servizi). Solo cinque mesi fa il governo stimava un calo del Pil annuo dell'1,2%. Delle due l'una: o ha colpevolmente sottovalutato gli effetti depressivi delle sue politiche, oppure ha consapevolmente tentato di nascondere la realtà.

Sia come sia, questi dati confermano che lo scudo anti-spread messo a punto da Draghi non risolve da solo i problemi dell'Italia. La sfida resta quella di trovare una politica credibile per abbattere il debito senza deprimere l'economia, risultato a cui invece ci sta portando la ricetta Monti. Su questo dovrebbe vertere la campagna elettorale alle porte, ma i partiti sembrano piuttosto concentrati sulle alchimie politiche. Il Pdl in queste prime fasi risulta non pervenuto, incapace di iniziativa politica, paralizzato in attesa della decisione di Berlusconi sulla sua ricandidatura. A onor del vero, una proposta concreta per abbattere il debito l'ha elaborata, ma leadership e personale politico non rinnovati non la rendono credibile.

Per il Pd il governo tecnico è servito a "cacciare" Berlusconi e a varare decisioni impopolari, un intermezzo necessario a preparare la presa del potere. Bersani scalpita, vede Palazzo Chigi a portata di mano e scalda i motori della sua gioiosa macchina da guerra 2.0, che lo fa assomigliare a Occhetto nonostante lui si creda Hollande. Si dice pronto, davanti all'Italia e al mondo, ad assumersi la responsabilità di governare, ma per ora si barcamena, cercando di scacciare i fantasmi di Monti e Renzi. La campagna del giovane sindaco di Firenze è per lo più rivolta al rinnovamento interno, non si capisce ancora in che direzione guiderebbe il Paese. Ma dal Pd non servono tante parole, sappiamo cosa aspettarci: rigore a base di tasse, quindi depressivo, e tentativo di rilancio con investimenti pubblici nelle ristrette pieghe del bilancio. Il piano l'ha svelato D'Alema qualche giorno fa: arrivare primi e convincere Casini a governare con Vendola.

Casini spera invece di convincere il Pd a sostenere un Monti-bis. E' più interessato alle formule, a rafforzare la sua rendita di posizione, sperando in un risultato elettorale incerto che disponga i due poli a farsi guidare verso il centro. Crede che come programma basti una generica evocazione dell'"agenda Monti" e come rinnovamento una sorta di Udc allargata a qualche esponente della società civile (Marcegaglia, Bonanni) e a qualche ministro "tecnico" (Passera, Riccardi). Ma che credibilità avrebbero personaggi che accettassero di "intrupparsi" senza chiari impegni al cambiamento, né programmatico né di apparato? «La pesca a strascico di Casini e i docili tonni della società civile», è il duro attacco di Montezemolo via Italia Futura.

Prende le distanze dall'Udc anche Fermareildeclino, le cui proposte sono tra le più chiare e condivisibili. Ma restano l'incertezza su leadership e personale politico (come per Italia Futura) e il rischio che un certo antiberlusconismo viscerale che contraddistingue Giannino & Co possa apparire troppo colpevolizzante per gli elettori che in Berlusconi hanno creduto e che FilD con la sua agenda mira a conquistare.

Quanto a Monti, il premier ha osservato nei giorni scorsi che «l'Italia ha bisogno di un governo politico», ma in un modo che non sembra escludere una continuazione della sua esperienza, a suo giudizio tutt'altro che "tecnica". Il professore però continua a giocare da riserva della Repubblica: disponibile a tornare a guidare il Paese "su richiesta" dopo il voto, se i partiti lo chiameranno di nuovo, o per l'impossibilità di formare una maggioranza o per il peggioramento del quadro economico. Rispetto ad un governo Bersani-Vendola, l'ipotesi Monti-bis è senz'altro il male minore. Ma se spuntasse come opzione residuale per superare uno stallo post-elettorale rischierebbe di fungere da zattera di salvataggio dei vecchi partiti, senza un mandato forte per le riforme necessarie. Un conto è un premier calato dall'empireo per uno scorcio di legislatura; tutt'altro all'inizio di una nuova, sostenuto tra i mal di pancia di chi si sente scippato della vittoria elettorale e di chi è tentato di svolgere fino in fondo il ruolo dell'opposizione per recuperare i consensi perduti. Se Monti dev'essere, che gli italiani trovino il suo nome sulla scheda e che le forze politiche si riposizionino di conseguenza.

2 comments:

Anonymous said...

Il prevedibile fallimento di Monti è ormai evidente,quanto ai politici che appoggiano il suo Governo e si candidano a guidare l'Italia è meglio stendere un velo pietoso
Toni

Anonymous said...

Tanto andare a votare non serve più a nulla.
Tutto verrà deciso altrove dalle elites tecnoburocratiche europee.
Costruiranno il superstato sociale europeo, un nuovo immenso inferno fiscale e normativo.


DOVE CI PORTERA’ QUESTA LUNGA DEPRESSIONE?

“Credo che la forma di oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che le hanno precedute nel mondo.
Le antiche parole, dispotismo e tirannide non la descrivono affatto.
La cosa è nuova e bisogna tentare di definirla poiché non è possibile indicarla con un nome …

Al di sopra degli uomini si eleva un potere immenso e tutelare … è assoluto e particolareggiato, regolare, previdente e mite. Lavora volentieri al loro benessere, ma vuole essere l’unico agente e regolatore.
Così, ogni giorno, esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in un più piccolo spazio e toglie a poco a poco ad ogni cittadino persino l’uso di se stesso.
Così, dopo aver preso, un po’ alla volta, nelle sue mani potenti ogni individuo ed averlo plasmato a suo modo, il “sovrano” estende il suo braccio sull’intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa: esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi della quale il governo è il pastore.
Ho sempre creduto che questa servitù regolata e tranquilla possa combinarsi, meglio di quanto si immagini, con qualcuna delle forme esteriori della libertà, e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo”.

(Alexis de Tocqueville, Democrazia in America, 1840)

Nota: sostituire la parola sovrano con establishment o con burocrazia tecno-politica europea