Difficile comprendere dove finisca lo sfogo per l'assurda sentenza di condanna ricevuta venerdì, accompagnata da a dir poco irrituali motivazioni "politiche", e dove cominci, invece, la politica. Si vedrà nelle prossime settimane. Ma i toni sopra le righe nei confronti del governo Monti e della cancelliera Merkel hanno senz'altro a che fare sia con l'ennesimo tentativo di "farlo fuori" per via giudiziaria, sia con lo scollamento in atto tra il fondatore del Pdl e la sua classe dirigente, segretario Alfano compreso. Il Cav ha voluto evitare che il combinato disposto della sentenza dei giudici di Milano e della sua decisione di non ricandidarsi, con apertura al metodo delle primarie, potesse incoraggiare qualcuno, in primis nel suo partito ma ovviamente anche tra i suoi avversari, a credere che sia disposto a farsi eliminare dalla scena politica.
Il passo indietro non significa affatto un via libera ad una linea acriticamente montiana del Pdl, nell'illusione di favorire l'alleanza con Casini. Oltre allo shock della sentenza, a Berlusconi non è senz'altro sfuggito che il suo passo indietro non ha affatto sortito gli effetti sperati sugli ipotetici intelocutori per il rassemblement dei "moderati", su tutti Casini e Montezemolo. Anzi, entrambi hanno stretto ulteriormente la morsa sul Pdl: Casini confermando di voler proseguire sulla sua strada con una "lista per l'Italia" e Montezemolo stringendo l'alleanza con il mondo di Todi. Il significato è fin troppo chiaro: il Pdl può anche diventare più montiano di Monti e il Cav sparire per sempre in Kenya o chissà dove, ma nulla potrà mai accontentarli se non la totale liquefazione del Pdl. L'obiettivo finale è sì l'unità dei moderati, ma completamente deberlusconizzata. Anzi, antiberlusconiana. Il che è chiaramente inaccettabile per Berlusconi. Sia pure con due diverse operazioni centriste, lo scenario a cui lavorano Casini e Montezemolo è quello di un pezzo maggioritario del Pdl che rompe con il suo fondatore, e che si consegna mani e piedi al progetto neocentrista. A quel punto Berlusconi e i suoi fedelissimi non potrebbero far altro che dar vita a un nuovo partito berlusconiano, rancoroso e populista, e gli ex An farebbero altrettanto, un nuovo partito di destra, non potendo certo morire democristiani, ma entrambi sarebbero condannati all'isolamento. Questo il disegno contro cui Berlusconi si è scagliato nella conferenza stampa di sabato.
Consapevolmente o meno molti esponenti del Pdl, pensando al seguito della propria carriera politica, sono invece allettati da questa prospettiva e il segretario Alfano è esposto a tali sirene. Il rischio che corrono, ovviamente, è di venire usati in funzione antiCav e poi gettati, come è capitato a Fini.
In questa partita a scacchi c'entra poco la "responsabilità" nei confronti del governo Monti. Anche il Pdl, come il Pd, ha sostenuto tutti i provvedimenti dell'attuale esecutivo. E anche il Pd non ha mai rinunciato a criticarlo e a porre i propri paletti. Sembra quasi, però, che al centrosinistra di Bersani si perdonino le intemperanze demagogiche e la voglia nemmeno tanto velata di archivhiare in fretta l'agenda e la figura stessa di Monti (vedi dichiarazioni di Fassina e Vendola), mentre al Pdl si richiede di starsene buono, appiattito sulle misure del governo tecnico, perché se osa alzare il ditino allora scatta l'accusa di populismo, di irresponsabilità. Se il Pd di Bersani punta i piedi sui tagli alla spesa – alla sanità, alla scuola e agli enti locali – e se insieme al sindacato è riuscito a svuotare la riforma del mercato del lavoro sull'articolo 18, non si capisce perché il Pdl e Berlusconi non dovrebbero porre istanze sul fisco, sull'Imu o sull'Iva. E quale sede più appropriata della legge di stabilità, cioè il principale atto di politica economica, per dimostrare di esserci?
Può apparire contraddittorio, ma il Pdl non potrebbe tenere in piedi una linea responsabile sul governo Monti e l'Europa, al tempo stesso senza appiattirsi totalmente sulle misure, tra l'altro non impeccabili, del governo?
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1 comment:
La tua tenacia nel prendere sul serio Berlusconi dopo quest'ultimo sfogo imbarazzante è commovente.
Un'analisi un po' più scarna ma meno affetta da denial:
http://phastidio.net/2012/10/27/la-tragedia-di-un-uomo-ridicolo/
E comunque le cose che dici sono giuste: manca il passaggio logico da cui si deduce che Berlusconi si sta aggrappando al potere in ogni modo possibile, ed è un pericolo per la democrazia italiana.
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