Da una parte il governo, che inserendo nella legge di stabilità l'aumento delle ore di lezione per docente a stipendio invariato dimostra di essere interessato unicamente a fare cassa; dall'altra la difesa corporativa degli insegnanti e la levata di scudi, «a tutela dei docenti», della solita sinistra politica e sindacale, che perseverano nella loro concezione della scuola pubblica come "assumificio", principale causa del disastro educativo italiano. Nessuno sembra attribuire la giusta centralità all'interesse degli studenti, né porsi il problema della qualità del servizio e dell'efficienza del sistema. E intanto infuria il dibattito: tra chi difende gli insegnanti, ricordando la centralità del loro ruolo educativo e quanto siano sottopagati, e sottolineando l'ingiustizia di dover lavorare sei ore in più a settimana a paga invariata; e chi li attacca, considerandoli alla stregua di "fannulloni", dal momento che nessuna categoria può nemmeno sognarsi un orario di 18 o 24 ore settimanali e, anzi, molti lavoratori di fatto sono più vicini alle 50 che alle 40 ore.
Hanno ragione e torto entrambi gli schieramenti. Il problema è che per come è strutturato oggi il nostro sistema scolastico ci sono insegnanti - pochi, si ha l’impressione - che per la gloria, per senso del dovere o per passione lavorano molto più di 18 ore, offrendo un servizio di qualità. Sono costoro che mandano avanti la "baracca", tra mille difficoltà e mal pagati. Dovrebbe però essere interesse proprio di questi insegnanti che venga smantellato un sistema che permette a troppi loro colleghi di "imboscarsi", di fare il minimo sindacale e, quindi, di abbassare il livello qualitativo della nostra istruzione, pur percependo esattamente lo stesso stipendio. Dall'esperienza delle famiglie e dalle testimonianze degli insegnanti, che parlano di classi ormai di 30 alunni, emerge un quadro smentito dalle statistiche ufficiali (Ocse su dati del 2010, gli ultimi disponibili). In Italia...
LEGGI TUTTO su L'Opinione
No comments:
Post a Comment