Pagine

Wednesday, September 10, 2014

L'orrore. L'orrore...

Oggi su Il Foglio, rubrica delle lettere

Al direttore - Chiamare le cose con il loro nome è il primo passo verso la consapevolezza. Poi bisogna decidere come si risponde all'orrore. L'unica risposta è "una violenza incomparabilmente superiore"? Viene in mente il monologo del colonnello Kurtz in "Apocalypse Now": "Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di fare questo, ma non ha il diritto di giudicarmi. E' impossibile trovare le parole... per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l'orrore. L'orrore ha un volto, e bisogna farsi amico l'orrore. Orrore e terrore morale sono i tuoi amici, ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere, sono dei veri nemici". La decapitazione nel deserto in mondovisione è una brutalità, ma purtroppo né cieca, né folle, né disumana. E' un atto chiaro, cristallino, definitivo, che terrorizza per la volontà che in esso si esprime alla perfezione. Come i vietcong che nel racconto di Kurtz mozzano le piccole braccia di tutti i bambini appena vaccinati contro la polio dai soldati americani. "L'orrore. L'orrore...". E' questo il dilemma: bisogna farsi amici dell'orrore per sconfiggere l'orrore del nemico? Tagliare tutti i ponti con la civiltà e tornare ai primordiali istinti dell'uomo? Abbiamo bisogno di un colonnello Kurtz per esercitare una "violenza incomparabilmente superiore"? Forse sì, ma nel caso speriamo che abbia successo anche la missione di rimozione e di ritorno alla civiltà del capitano Willard.

No comments: