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Friday, December 02, 2016

Ancora qualche speranza per il Sì e le deboli ragioni di un voto inutile

Nessuna previsione sull'esito del voto di domenica, solo alcuni "indizi" in un senso o nell'altro...
Da una parte gli errori di Renzi (nella riforma, troppo debole, e nell'azione di governo), dall'altra qualche dubbio sul netto vantaggio dei No nei sondaggi (forse sopravvalutati, perché forse in realtà sono meno motivati) e l'antirenzismo.

Renzi ha commesso, tra i tanti, almeno due errori che potrebbero essergli fatali.
Nella riforma non c'è una sola idea forte che possa mobilitare un voto d'opinione per il Sì (ne avrebbe avuto bisogno, avendo contro tutte le altre forze politiche), se non una generica voglia di cambiamento, qualunque esso sia. Ha commesso il tipico errore dei riformisti con molte ambizioni e poche convinzioni: non volendo scontentare nessuno, tanto meno scandalizzare i sacerdoti della Carta, e inseguendo compromessi sempre più al ribasso con la sua minoranza interna, il premier si ritrova con un testo senz'anima, scritto male, per cui è difficile votare con entusiasmo nel merito, senza nemmeno essere riuscito né a garantirsi un ampio sostegno in Parlamento né a tenere unito il suo partito.

Un altro errore fatale ha a che fare invece con l'azione di governo. Pensando di fare bella figura a buon mercato ha insistito con una politica sull'immigrazione letteralmente suicida, che è a mio avviso non l'unica ma la principale causa della caduta di consensi rispetto al 40% preso alle europee. E ciò che è più grave, proprio tra gli elettori dei ceti medio-bassi e di centro e centrodestra che orfani del berlusconismo gli avevano aperto una linea di credito e senza i quali - avrebbe dovuto pensarci prima - domenica sarà difficilissimo superare il 50%+1.

Dunque, come registrano le ultime corse clandestine, la strada per il Sì è molto in salita. Ma alcuni elementi lasciano aperto qualche spiraglio...
Se è vero che il No è forte soprattutto tra i giovanissimi e al Sud, è anche vero che si tratta in entrambi i casi di elettori a forte rischio astensionismo dell'ultima ora. Non mi sembra, inoltre, che il fronte del No si sia troppo sforzato di spiegare che questa volta non è previsto alcun quorum perché il referendum sia valido, mentre molti elettori sono ormai abituati a pensare che basti non partecipare per far fallire un referendum. Infine, l'antirenzismo, il "tutti contro Renzi", somiglia sempre più all'antiberlusconismo. Nel caso di Berlusconi per molti anni gli elettori hanno continuato a simpatizzare nel segreto dell'urna per l'"eroe mascariato" e demonizzato. Potrebbe scattare per Renzi lo stesso meccanismo? Votare No solo per farlo fuori per quanti elettori può essere un motivo sufficiente?

Nelle analisi della stampa sia italiana che estera la vittoria del No in Italia sarebbe coerente con il vento di "populismo" globale che avrebbe fatto prevalere la "Brexit" nel Regno Unito e portato Trump alla Casa Bianca. In entrambi i casi a nulla sono valse le minacce di catastrofi su cui hanno tentato di far leva i loro avversari, rilanciate in modo compatto dai mainstream media e dalle principali istituzioni politiche e finanziarie (catastrofi che puntualmente non si sono realizzate, anzi...). Tuttavia, il contesto italiano è molto più complesso. Innanzitutto, pezzi di establishment e di vecchia politica sono presenti e protagonisti in entrambi i fronti referendari. Inoltre, qui gli elettori, al contrario di quelli inglesi e americani, considerando i fondamentali dell'economia italiana hanno qualche ragione in più per temere l'instabilità politica che si aprirebbe dopo una sconfitta di Renzi e l'avvento dell'ennesimo governo tecnico, con cui si sono troppe volte scottati.

Sì o no, dunque? Volendo decidere nel merito, la riforma fa schifo. Anche se non c'è un rischio di deriva autoritaria (la sinistra controlla da 25 anni la presidenza della Repubblica, continuerà con o senza riforma: vi siete mai chiesti come mai nonostante i due governi più longevi siano quelli Berlusconi non sia mai capitata l'elezione del presidente con una maggioranza di centrodestra in Parlamento? Solo un caso?). C'è semmai il rischio di una deriva "confusionaria", ma quella è già in corso da tempo...

Un motivo per il Sì potreste trovarlo nel voler comunque infrangere il tabù di una Costituzione intoccabile, nella certezza che questa riforma richiederà correzioni e nella speranza (illusione?) che prima o poi qualcuno avrà le palle per proporre al Paese una vera riforma. Dovesse vincere il No, va considerata molto seriamente l'ipotesi che il capitolo riforme costituzionali si chiuda per almeno un altro decennio.

E infine, c'è il Sì o il No "politico": no, per mandare a casa il Governo Renzi. Sì, per rottamare opposizioni che non offrono nessuna seria alternativa a Matteo Renzi. Attenzione però: se vince il No si cestina la riforma ma è altamente improbabile che Renzi si ritiri a vita privata. Anzi, lontano dal governo, meglio ancora se per un anno e mezzo, potrebbe recuperare slancio, si ritroverebbe la campagna elettorale (gli alibi?) già scritta ("l'Italia stava ripartendo ma non mi hanno fatto finire le riforme") e con milioni di Sì (quasi il 50%) tutti suoi, mentre per i suoi avversari l'eventuale maggioranza del No al referendum si tradurrebbe, alle elezioni politiche, in molteplici minoranze difficilmente coalizzabili per candidarsi al governo del Paese. In ogni caso, state sereni: che vinca il sì o che vinca il no, questo sfortunato Paese è ormai irrimediabilmente destinato al declino e al soffocamento fiscale e burocratico.

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