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Friday, May 05, 2017

Legittima difesa: non cambia nulla

Nonostante l'ennesima legge sulla "legittima difesa", le vittime dovranno ancora difendersi in tribunale, dopo essere state costrette a farlo davanti ai banditi...
Sappiano, coloro che si oppongono ad una legge sulla vera legittima difesa, che stanno sostenendo l'impianto di un codice penale fascista, per il quale la legittima difesa è una gentile concessione dello Stato ai sudditi, dal momento che lo Stato viene prima dell'individuo, e non un diritto naturale dei cittadini.

Carlo Nordio su Il Messaggero:
"I due paletti entro i quali si gioca la partita sono sempre gli stessi: l'attualità del pericolo e la proporzione della reazione. E poiché questi due elementi dovranno pur sempre esser accertati dal giudice, in sostanza non cambierà nulla: chi si difende continuerà a essere indagato, e tra un po' di tempo riprenderanno le polemiche. Perché resterà tutto sostanzialmente uguale? Per la semplice ragione che la legittima difesa è inserita in un quadro che la riforma non tocca minimamente. È il quadro disegnato dal nostro codice penale fascista, firmato da Mussolini e dal Re Vittorio Emanuele, dove questa 'causa di non punibilità', come ambiguamente la chiama il codice, è una sorta di concessione benevola. Una concessione benevola da parte dello Stato che indica i limiti entro i quali l'aggredito può reagire. E che, laddove vengano rispettati, esonera l'imputato dalla responsabilità con la formula ancora più ambigua secondo cui 'il fatto non costituisce reato'. Ciò vuole dire che il reato c'è, ma non lo si considera tale. Come abbiamo scritto più volte, un codice liberale avrebbe un'impostazione logica e sistematica completamente opposta, che suonerebbe così: poiché in caso di aggressione il primo responsabile è lo Stato, che non ha saputo impedirla, la legge non deve indicare i limiti entro cui il cittadino può difendersi, ma quelli entro cui lo Stato può punire chi si è sostituito alla sua inerzia. I termini del problema sarebbero ribaltati, e cambierebbe tutto. A cominciare dal fatto che, durante le indagini, il cittadino sarebbe realmente considerato presunto innocente, e non come adesso un mezzo colpevole; e che la formula assolutoria sarebbe quella, più radicale e liberatoria, che il fatto non sussiste."

Un conto è che ci sia un'indagine per accertare i fatti, altra questione è che la vittima sia indagata. Qui Nordio lo spiega bene.

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