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Wednesday, September 07, 2005

L'Egitto e la prima boccata d'aria

Oggi si vota in Egitto. La certezza del vincitore, il pluralismo solo formale delle elezioni presidenziali che si tengono domani, il rifiuto di sottoporre il voto al monitoraggio di osservatori stranieri (anche se giudici e attivisti della società civile controlleranno le operazioni di voto) non autorizzano a parlare di rivoluzione democratica in Egitto. Il popolo non è ancora messo nella condizione di poter liberamente determinare il proprio futuro. Ma sarà «un passo in quella direzione», spiega Magdi Allam nell'editoriale di ieri sul Corriere della Sera. La «svolta concreta», e la prova definitiva sulle intenzioni reali di Mubarak, potrebbe esserci alle prossime elezioni legislative previste a fine novembre.

Oggi Il Foglio racconta quali sono gli elementi che rendono in realtà questa elezione non libera e non corretta, poco più che una farsa. Ma c'è almeno il passo formale, Mubarak costretto a presentarsi, le promesse di cui gli verrà chiesto conto, un clima diverso nei confronti di chi dissente. Uno dei leader di al Ghad, il partito di Ayman Noor ritiene la giornata di oggi «un buco nero»...
... nonostante la campagna elettorale sia stata una promessa non mantenuta e nonostante molti egiziani e quasi tutti i mass media internazionali pensino che il successo del presidente sia scontato. «Oggi è il test per capire a che punto siamo – spiega – le ipotesi sono due: o andrà a votare molta gente, e voterà Mubarak, o l'affluenza sarà scarsa». C'è comunque una rinascita della vita politica in Egitto. «Prima non potevamo criticare così il regime».
Gli egiziani saranno a buon punto se il voto di oggi e quello di novembre rappresenteranno una breccia in quella "spirale del silenzio" che nelle dittature inibisce la manifestazione del dissenso e la circolazione delle idee. Non importa se all'inizio il dibattito pubblico non comparirà sui principali organi di informazione, ma è necessario che prenda avvio nelle strade, nei caffè, sui posti di lavoro, che manifestare il proprio pensiero e associarsi liberamente non sia più percepito come socialmente sospetto, anche se non ancora legalmente garantito. E' il primo passo, la prima boccata d'aria.

Bush rimane antipatico, l'America odiosa, ma le persone stanno pian piano accorgendosi che senza l'intervento degli Stati Uniti non sarebbe stato possibile opporsi al regime:
«Senza il cambiamento della politica americana nella regione, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. L'Amministrazione Bush, durante il suo mandato, qui non sarà mai popolare. Forse il tempo le renderà giustizia».
Dai blog egiziani, Big Pharaon racconta la sua prima campagna elettorale. Aggiornamenti anche su Freedom for Egyptians.

2 comments:

Anonymous said...

Vabbè Federì,
in questi giorni si stanno scatenando!! ed anche a te è toccato un oltranzistello da badare!
Dovremmo lanciare un piaccola campagna: ADOTTA UN PICCOLO OLTRANZISTA CHE SI SENTE SOLO!
Magari così li aiutiamo!
Saluti
Inoz

Anonymous said...

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