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Thursday, September 22, 2005

Prima o poi si ri-sveglieranno le donne. Forse

Altro che «nell'interesse della salute delle donne». La verità è che in tutti i paesi civili la pillola RU486 è utilizzata da anni senza danno per le donne. Noi dovremmo sperimentare qualcosa che a pochi km dai nostri confini è praticato da anni migliaia di volte senza alcun danno? Abbiamo forse la sveglia al collo? Il Sant'Anna di Torino prescrive la pillola da anni seguendo con scrupolo le pur restrittive indicazioni del Consiglio Superiore di Sanità. Ora il ministro Storace inventa una sospensione proclamata ai giornali ma non ancora (chissà perché) sancita con una ordinanza.

Comprendo che le mani del dott. Viale (foto ingenerosa) possano non essere le più rassicuranti, ma è lecito credere che si tratti di una mera strumentalizzazione politica. Odiosa perché sui corpi delle donne. Sembra che ostacolare l'uso dell'aborto farmacologico rimanga un modo di punire extra-legem le donne che ricorrono all'aborto avvalendosi della legge 194, imponendo loro l'intervento chirurgico. Un'odiosa strumentalizzazione dove il bisturi sarebbe l'unica politica antiabortista: combattano la 194 a viso aperto, in Parlamento e nel paese, non giocando con la salute dei cittadini. Siamo sicuri che oltretevere apprezzeranno lo stesso.

Il recente esito referendario sulla procreazione assistita mostra in generale un'opinione pubblica femminile piuttosto distratta su questi temi. Prima o poi, ci auguriamo, le donne si ri-sveglieranno e allora partiremo dal 50%. Per ora ci accontentiamo di un terzetto di donne che tengono gli occhi aperti. «E' l'ennesimo tentativo di colpevolizzare la donna, danneggiandola. Ci proveranno ancora», dichiara la Margherita Boniver. Su il Riformista, Claudia Mancina scrive:
«Solo ragioni ideologiche possono opporsi all'uso di questo farmaco: l'idea che l'aborto debba essere pagato con la sofferenza fisica e possibilmente con l'umiliazione. E' strano che chi si oppone all'aborto preferisca un metodo piuttosto che un altro. Ma la domanda è: tocca al ministro della sanità compiere scelte di questo genere? O si tratta del tentativo di accreditarsi come interlocutore della Chiesa, nella stagione di ritorno ai valori cattolici che è in corso?»
Criticando l'editoriale del giorno prima sul suo giornale, la Mancina sente nelle scelte di Ruini «il sapore di intimidazione» e suggerisce alla sinistra la linea del conflitto più che della mediazione:
«Ruini ha conseguito un importante obiettivo facendo del nostro l'unico paese nel quale non è consentita la procreazione assistita. Ora punta a impedire i patti civili. Se ci riuscirà, sarà un 'altra importante vittoria, che consente una proiezione forte della Chiesa nello spazio pubblico europeo».
«Grazie ai progressi della medicina, da tempo ormai le donne, si sono sottratte alla condanna biblica del "tu partorirai con gran dolore"... Ma che adesso le donne pretendano anche di abortire senza una adeguata dose di sofferenza, questo per alcuni esponenti della cultura cattolica è davvero troppo... Quasi la sofferenza sia un dato puramente fisico, quasi che non esistesse un altro tipo di sofferenza, altrettanto se non più rispettabile, più lacerante e segreto, nel momento in cui una donna sceglie, decide, per ragioni che spetta solo a lei valutare, di rinunciare al bambino che porta in seno. Quasi la sofferenza fosse un obbligo, un valore in sè. In questa visione, la donna che tenti di evitare questa, come altre sofferenze, è colpevole».
E' questo che scoccia agli ultrà cattolici, osserva Miriam Mafai su la Repubblica, mettendo in guardia da quella che chiama «la sofferenza come obbligo».

Ecco, qui non è solo questione di laicità, ma della progressiva riduzione della libertà degli individui. E in Italia già non ce n'è troppa. Stupisce che molti che nel centrodestra reclamano perché lo Stato tolga le sue mani dall'economia, accettano poi passivamente che questa mano invada altre sfere dell'auonomia individuale.

9 comments:

Anonymous said...

Complimenti, negli USA la FDA sta rivedendo i protocolli per l'aborto chimico, definito pericoloso. In Cina (in Cina!), dove si pratica l'aborto selettivo ed ormai ci sono 100 milioni di uomini senza una donna, persino laggiu' ci stanno ripensando, in Italia una donna sotto sperimentazione rischia la vita per essersi ritrovata lontana dall'ospedale, e tutto quel che vi viene da scrivere sono le solite menate anticattoliche.
Per di piu' gridando "lo facciamo per le donne!".
Nel frattempo i campioni della liberta' e della tolleranza zittiscono Ruini, a furia di urla a Siena. Luminoso esempio di dialettica democratica.
Complimenti sinceri!

Anonymous said...

si sperimenta appunto per cercare di diminuire i rischi di una pratica medica. Una persona adulta e infomata li valuta e sceglie il metodo che preferisce. Liberta', la chiamano.

l

Anonymous said...

Spiace molto dover apprendere che perfino un'osservatrice attenta e serena come Claudia Mancina, se sollecitata sul proverbiale tasto dolente, non esiti a ricorrere alla propaganda più approssimativa. Per sua norma, in Italia una legge che regola la procreazione assistita c'è eccome, e si chiama legge 40. Certo, se si concepisce la libertà come anarchia totale e come completa dimenticanza dell'altrui incolumità (si ragiona di temi che coinvolgono, come minimo, tre individui di specie umana per volta), si potrebbe anche essere d'accordo con l'onorevole diessina. Se non fosse, altra imprecisione grave e preconcetta, che l'aborto farmacologico comporta un livello di dolore fisico anche superiore a quello chirurgico. L'avrà detto Ruini? No, lo dice proprio il dottore citato nel post di cui sopra, in un documento nel quale poi, ovviamente, si premura di minimizzare l'entità di quegli stessi patimenti, un mal di pancia, che volete che sia.
Pur da (addolorato) fautore dell'aborto legale, non posso non continuare a stupirmi di come in molti facciano un tifo indiavolato a che vi si ricorra il più possibile. E non posso non trovare deplorevole il riempirsi la bocca con la 194, se poi non se ne conoscono nemmeno le linee-guida (tipo che l'interruzione di gravidanza va praticata solo all'interno di "strutture protette", e non a casa propria). Legalitari inflessibili a corrente alternata? A pensar male, si sa, si fa peccato...

Anonymous said...

L'aborto farmacologico puo' pure avere tutti i problemi di questo mondo. Ma come provare a risolverli, se non si lascia sperimentare? Dopodiche' se l'aborto e' legale, per quale motivo non si puo' scegliere in maniera informata e consapevole la maniera in cui praticarlo? Magari per qualcuno il mal di pancia e' meglio del chirurgo.

Robinik said...

Il recente esito referendario sulla procreazione assistita mostra in generale un'opinione pubblica femminile piuttosto distratta su questi temi

E se fosse invece che non tutti la pensano come voi?
E se fosse invece che magari una donna veramente libera è una donna che non arriva a dover fare queste scelte? (si può prendere una pillola anche prima... senza immolarsi al Dio Aborto).

:(

Anonymous said...

combattano la 194 a viso aperto, in Parlamento e nel paese

A combattere la 194 è chi ritiene che sia una legge per la 'libertà' di abortire e non una legge a tutela della maternità (come recita il titolo della legge stessa), con l'aborto come extrema ratio. Questa vicenda, comunque, non c'entra nulla con la 194.

Il recente esito referendario sulla procreazione assistita mostra in generale un'opinione pubblica femminile piuttosto distratta su questi temi. Prima o poi, ci auguriamo, le donne si ri-sveglieranno

Dunque, par di capire che le donne che non condividono la tua opinione sono secondo te sceme o addormentate o schiave. Poi ti chiedi perché perdete 25 a 75: non concepite l'esistenza della pluralità...

ciao,

harry

Anonymous said...

Sicuramente non tutti la pensano come noi. Pero' quelli che la pensano come voi non abortiscono e nessuno glielo impone, in nessuna forma ne' chirurgica ne' farmacologica. Quelli che la pensano come noi invece, nel malagaurato caso di doverlo fare, vorrebbero poter scegliere tra 2 diverse opzioni che la medicina offre
dopo essere stati informati dei rischi e dei vantaggi. Ma non possono, perche' quelli che la pensano come voi hanno deciso anche per noi.

Anonymous said...

Succede così un po' con tutte le leggi: ad alcuni tocca conformarsi al diritto, inteso come compromesso civile di convivenza. Va così. Quello che importa maggiormente è legiferare il meno possibile, possibilmente spingendo al minimo il tasto etico. Tasto che va pigiato in ogni caso, però: ma meno si legifera, meno ci si allontana da quella "struttura etica origianria" che dovrebbe unirci tutti nella temperie giuridica, che un po' dà e un po' toglie. Si spera rispettivamente molto e poco, il miglior modo per avverare l'auspicio è produrre poche leggi chiare e condivise. Oppure dobbiamo depenalizzare l'omicidio, perché ad alcuni non crea problemi etici? Il soggettivismo non è una risposta in termini assoluti.

Anonymous said...

Perfettamente d'accordo col messaggio precedente. Ma non c'entra nulla col caso in questione. L'aborto e' legale e si sta discutendo se permettere la sperimentazione di una possibilita' alternativa di praticarlo.