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Wednesday, September 28, 2005

L'Europa che non sa immaginare il futuro

Bambino sventola bandiera turcaPochi occhi sono puntati sul dibattito in corso in Europa sulla Turchia. Il 3 ottobre si apriranno i negoziati per un'adesione che comunque non ci sarà prima del 2012. Tutto liscio? No, si amplia il fronte del rifiuto, tra i governi e al Parlamento europeo, dove passa una risoluzione severissima, che prefigura il fallimento del processo. L'adesione o la mancata adesione della Turchia all'Ue segnerà la futura identità europea più di tutte le "radici" a cui potremo richiamarci. "Eurabia" o no, è una scelta che indica un "voler essere" dell'Europa. I più attivi sostenitori della Turchia nell'Ue sono Bush, Blair e Israele, precisamente le forze più attive nel difendere l'occidente di fronte alla guerra del fondamentalismo islamico. Le loro posizioni non sono quindi né deboli né sospette. Proprio di fronte a un possibile successo come forza politica, il rischio è che l'Europa rinunci al suo unico potere, quello soft, di forza di attrazione di libertà, di stato di diritto, di democrazia. L'Europa invece dovrebbe impegnare tutta se stessa per approdare in Medio Oriente attraverso i ponti democratici di Turchia e Israele.

Il Parlamento europeo ha votato oggi una risoluzione molto severa nei confronti della Turchia, in vista del 3 ottobre, data in cui dovrebbero partire i negoziati per l'adesione nell'Ue. Il PE ha posto come «elementi indispensabili» nel processo di adesione il riconoscimento di Cipro e del genocidio degli armeni da parte del governo turco. «Quella risoluzione non è vincolante, non importa se hanno preso o meno una decisione simile. Continueremo sulla nostra strada», ha commentato il premier turco Erdogan. I deputati radicali Pannella e Bonino hanno votato a favore della risoluzione che dà il via libera ai negoziati, ma contro gli emendamenti che hanno inserito le due condizioni, che celano in realtà un ampio e trasversale scetticismo di fondo all'ingresso della Turchia.

Emma Bonino è intervenuta per il gruppo dei liberali criticando il documento, «che esprime unità», ma «sacrifica elementi di correttezza». E' «estremamente duro» nelle richieste rivolte alla Turchia, ma «non aiuta neanche gli amici greco-ciprioti a essere più flessibili per risolvere questa situazione di cui sono anche loro responsabili».
«Per chi come noi pensa e spera in un'Europa forza politica, economica, morale, è sorprendente che noi stessi non ci rallegriamo dei successi che il nostro "potere dolce" europeo già sta ottenendo in Turchia. Noi stessi non capiamo che sono caduti dei tabù, si discute di armeni, curdi, e con il sostegno del governo di Ankara. Questi sono i successi dell'Europa politica, della nostra capacità di attrazione ai sistemi democratici. Abbiamo il diritto di essere critici, ma non abbiamo il diritto di essere cinici. La morte precoce della costituzione europea sulle forche elettorali di Francia e Olanda ha come lasciato il continente senza una frontiera di maturazione ideale, facendo stagnare risentimenti, cinismi che non sono una politica. Non si fa una politica federalista liberale, dell'Europa che noi vogliamo come attrazione di libertà, di stato di diritto, di democrazia».
UPDATE 29 sett. Gli ambasciatori Ue non sono riusciti a trovare l'accordo sul mandato per l'avvio dei negoziati con la Turchia previsto per lunedì. Veto dell'Austria. Vienna chiede un quadro negoziale con la Turchia che contenga ufficialmente la possibilità che il processo d'adesione possa anche sfociare in un "partenariato privilegiato" tra Ankara e Bruxelles. Insomma, dei negoziati di cui si prefigura in partenza il fallimento. La Turchia dice giustamente: o la prospettiva è l'adesione o non se ne fa nulla.

Il nostro ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, non solo sulle libertà civili, ma anche in politica estera, si dimostra sempre più leader lungimirante.
«Per un'Europa che negli ultimi mesi appare in preda ad un preoccupante deficit di immaginazione, idee, iniziative e consensi, i segnali più incoraggianti non vengono dal centro bensì dalla periferia. Vengono dalla Turchia, dai suoi ragguardevoli passi avanti compiuti negli ultimi anni in campo politico, economico e sociale... Ankara ha pienamente soddisfatto le condizioni poste dal Consiglio Europeo dello scorso dicembre. (i fatti)... Spetta adesso all'Europa dimostrare di saper tenere fede alla propria parola».
L'ingresso della Turchia nell'Ue sarebbe la «dimostrazione esemplare della piena compatibilità tra Islam, laicità e modernità, tra Islam e democrazia, tra Islam e gli equilibri complessi di una società avanzata. Al contrario, chiudere oggi alla Turchia le porte dell'Europa rischierebbe di spingere questo Paese nell'abbraccio interessato dei fondamentalisti e di quanti operano in direzione dell'avveramento della profezia sullo scontro di civiltà».

2 comments:

Anonymous said...

Sono convinto del fatto che riconoscere gli errori del passato sia la base necessaria per non ripeterne più in futuro, e se non pretendiamo almeno questo...

Anonymous said...

E'la paura dell'Islam che paralizza l'Europa. Perplessa. Un rifiuto europeo è un nemico in più...e una accettazione una certezza in meno...
M