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Thursday, December 06, 2007

I'm from Seattle

Al Corriere della Sera non sarà sembrato vero di essere citati sul New York Times. Peccato che la citazione non fosse delle migliori. Sophie Egan, una 20enne studentessa di Seattle iscritta alla Stanford University ma a Bologna per un periodo di studio, ha accusato la stampa italiana di aver demonizzato Amanda Knox in maniera gratuita e faziosa, di aver così gettato una cattiva luce su tutti gli studenti americani in Italia e sulla piovosa più che ridente città di Seattle.

Con quel sarcasmo che trasuda irritazione Alessandra Farkas riporta le parole della giovane americana, non trovando di meglio per concludere l'articolo che rivelare l'identità del padre della «signorina Egan», quel Timothy Egan «per quasi 20 anni giornalista al New York Times, dove oggi è tra le firme di punta della pagina degli Op-Ed... nel bistrattato mondo dei media italiani questo genere di nepotismo non è affatto tollerato», chiosa la Farkas dimostrando davvero scarso senso del ridicolo. Nei media italiani non è «tollerato» il nepotismo? Giù pernacchie fino a seppellirla!

La Egan esagera di sicuro. Che la sua vita da studentessa americana in Italia possa essere cambiata per effetto di quei titoli sui giornali, fino al punto da trovarsi in imbarazzo a rivelare la sua città di provenienza... be', questo mi pare improbabile. I talk show televisivi come Porta a Porta non deve averli visti, intuiamo.

Più misurata e condivisibile la risposta che Beppe Severgnini dedica a Sophie (sì, per il Corriere, qui in provincia, ricevere una critica da una studentessa ventenne è un evento...). Ammette che sì, «brutali i giudizi, e frettolose le generalizzazioni». Ma «decine di milioni di noi sanno distinguere tra una tragedia e una nazione» e «chi sbaglia clamorosamente, in Italia, non rischia l'aggressione. Semmai, l'adulazione». In Italia fama ed onori si distribuiscono «secondo la celebrità». E Amanda «ha la fama, la faccia, la storia e l'età giusta» per una «carriera da protagonista», «l'opinione pubblica italiana è pronta a farne una star». C'è del vero.

La studentessa americana cita in particolare un articolo del Corriere che non ci era sfuggito e che meritava di certo un post, ma ci era mancato il tempo. Si tratta di questo articolo, di Maria Laura Rodotà, che rappresenta degnamente un certo genere di giornalismo. Godetevi l'incipit [notate i miei corsivi]:
Nel Pacific Northwest girano gli esterni per i film dell'orrore. Per via della nebbia da oceano, delle foreste, delle casette postvittoriane genere «Twin Peaks». Per via della pioggia, dei boschi cupi, della gente strana che si è stabilita nell'estremo nordovest, è anche la regione americana — è un luogo comune spesso confermato dalle cronache — con più serial killers. Tre dei più famosi venivano da Seattle. Meno cruenti, sempre di Seattle, erano i gruppi che vent'anni fa crearono la cultura grunge; grande rock sporco, disperazione giovanile, droghe pesanti e camicioni scozzesi. Kurt Cobain, leader della band più famosa, i Nirvana, si è suicidato lì nel '94. Da lì, per caso, viene Amanda Knox.
Quel «per caso» dice tutto. I giornali italiani, Corriere compreso, hanno questo brutto difetto: fabbricano mostri non sulle prove o sugli indizi a carico degli imputati, ma semplicemente facendone una caricatura letteraria attingendo ai dati biografici, a qualche immagine o scritto pescati sui blog. Se avete un blog, ricordate: qualunque cosa ci scriviate, dalla più innocua alla più goliardica, verrà usata contro di voi se doveste finire sotto accusa per un qualunque motivo.

Non raramente, poi, quando dalle procure non escono abbastanza notizie, bisogna riempire le pagine di cronaca. E allora lì il genere letterario diventa il romanzo noir, il ritratto psico-patologico. Si fanno e si disfano tele da un giorno all'altro, tanto che se il lettore non segue tutte le puntate è totalmente disorientato invece che informato. Probabilmente la fantasia è fervida anche sui quotidiani Usa e i tabloid britannici, ma da noi in quei pezzi "di colore", come tra i modellini di Vespa, dominano sciatteria, banalità e luoghi comuni.

3 comments:

Anonymous said...

Note. 1. Articolo al quale si riferisce la ragazza americana su Seattle era pubblicato sul Corriere della sera e firmato da Marialaura Rodotà, figlia di editorialista dei principali quotidiani italiani tra i quali anche il Corriere della sera. 2. Nelle stesse ore in cui Alessandra Farkas scriveva il suo articolo contro il nepotismo del quotidiano americano Paolo Mieli riceveva premio da Giuliano Molossi, direttore della Gazzetta di Parma, elogiando il padre dello stesso, Baldassarre Molossi, direttore del quotidiano parmigiano per trentacinque anni. 3. La stessa Alessandra Farkas, corrispondente del Corriere della sera da New York, per sua stessa ammissione discende da "influente dinastia mitteleuropea di editori" (testualmente dalla quarta di copertina di "Pranzo di famiglia" di A. Farkas, ed. Sperling & Kupfer).

whitedays said...

Eh Eh
ciao robbi, volevo scrivere la stessa cosa... la farkas parla di nepotismi americani e poi ci ritroviamo gli articoli della signorina rodotà... che faccia di retro... ops... scusate non so se si può dire... magari il papà mi sgrida, è così garante delle privacy...

Anonymous said...

oddio ma perché non mi viene la firma
adriano