Il presidente "ultra-moderno", che si è da poco separato dalla moglie Cécilia e che ha fatto parlare di sé le cronache rosa e politiche per la sua nuova relazione con la modella e cantautrice Carla Bruni; che ha appena proposto il passaggio dal divorzio breve al divorzio lampo, permettendo a moglie e marito, se sono d'accordo, di sbrigarsela in pochi minuti davanti a un notaio, per alleggerire i tribunali da migliaia di pratiche; lo stesso presidente, Nicolas Sarkozy, incontrando ieri a Roma i vertici della Chiesa cattolica ha messo radicalmente in discussione la celebrata laicité tanto cara ai francesi. Per il 2008 dobbiamo aspettarci nuove "rupture", stavolta rispetto alla laicità e ai rapporti tra Stato e Chiesa?
Se Enrico IV si convertì dal protestantesimo al cattolicesimo, Sarkozy sembra intenzionato a guidare la Francia verso una «laicità nuova e matura», «positiva». Quello della laicità «sana», che riconosca il ruolo pubblico della religione e ad essa apra le porte della politica e il cuore (e la borsa) del legislatore, è concetto caro a Papa Benedetto XVI.
Il presidente Sarkozy ha citato «le radici essenzialmente cristiane della Francia», tra le «maggiori fonti della sua civilizzazione», e il «legame indefettibile che dai tempi di Carlo Magno unisce la Francia alla Città Eterna». La laicità «non ha il potere di tagliare la Francia dalle sue radici cristiane», ha detto con forza, raccogliendo l'ovazione della Curia e il plauso del Papa, anche perché la Francia è la nazione che più si oppose al riferimento alle radici cristiane nel preambolo della Costituzione Ue.
Il colloquio con il segretario di Stato Bertone e il discorso pronunciato nella basilica di San Giovanni in Laterano sono stati incentrati sulla legislazione francese in materia religiosa. Il presidente ha esplicitamente messo in discussione la legge del 1905 sulla separazione tra Stato e Chiesa, addirittura offrendo il suo «mea culpa» per le «sofferenze» vissute dai cattolici in Francia «prima e dopo» quella data. «La Repubblica laica ha sottostimato l'importanza dell'aspirazione spirituale», ha ammesso.
Non solo affermazioni generiche, seppure dirompenti, Sarkozy ha indicato nello specifico cosa non va: lo Stato francese tiene ancora sotto tutela le congregazioni religiose, non riconosce carattere di culto alle attività caritative, né il valore dei diplomi rilasciati dagli istituti cattolici. Per farsi un'idea delle implicazioni delle sue parole, basta accostare a questa apertura verso le scuole cattoliche l'accento posto sulla «libertà per i genitori di far dare ai loro figli un'educazione conforme alle loro convinzioni» e «di non essere discriminati dall'amministrazione per la propria fede». Si apre uno spazio per una qualche forma di finanziamento statale agli istituti cattolici.
Non riteniamo che il riferimento alle radici cristiane della Francia, quindi dell'Europa, fosse funzionale a rafforzare il no francese all'ingresso della Turchia nell'Ue. Innanzitutto, perché non era necessario mettere in discussione l'assetto laico della Repubblica per sostenere una posizione che all'Eliseo non nasce certo con Sarkozy. Poi, perché di recente, dalla visita del Papa in Turchia, l'atteggiamento della Chiesa sull'argomento è molto più possibilista.
E' probabile invece che Sarkozy intenda rivoluzionare l'approccio dello Stato verso la religione cattolica. Ma abbandonando il peculiare modello di laicità francese, che tende a negare alla religione qualsiasi valore pubblico, quale altro assetto ha in mente? E perché? Sarkozy utilizzerà la sintonia con il Papa e la Santa Sede come una specie di investitura per una invasività ancora più marcata dello Stato negli affari religiosi, anche cattolici, o dobbiamo aspettarci una curvatura verso logiche concordatarie?
Premesso che l'influenza della Chiesa sulla politica e la legislazione francese difficilmente raggiungerà i deprecabili livelli italiani – per ragioni storiche che vanno dalla maggiore solidità dello Stato francese alla questione romana e al peso infinitamente maggiore, grazie alle sue proprietà e alla sua capillarità, della Chiesa in Italia – riteniamo preferibile il modello americano di separazione. Negli Stati Uniti l'originaria pluralità di culti i cui fedeli fuggivano dalle persecuzioni in Europa ha costretto lo Stato a non favorire alcuno di essi, permettendo una tangibile e vitale libertà religiosa e mantenendo laiche le istituzioni.
In Francia vivono già oggi 5 milioni di musulmani e nei confronti dell'islam Sarkozy ha adottato una politica di forte ingerenza dello Stato. La Fondazione per le opere dell'Islam di Francia, istituita due anni fa dal premier de Villepin e voluta dal presidente Chirac, si occuperà di raccogliere i fondi destinati alla costruzione delle moschee, monitorando i flussi di denaro sia interni che provenienti dall'estero, di formare i rappresentanti di culto e di finanziare corsi di lingua, cultura e diritto francese. Lo scopo dichiarato da Sarkozy è di «far emergere un Islam francese prima che un Islam in Francia». La valorizzazione delle «radici cristiane» potrebbe rappresentare un altro pilastro con il quale Sarkozy intende bilanciare la vitalità dell'islam non sempre immune dal fondamentalismo.
2 comments:
...e comunque sarebbe "ANCIENNE laicité"...
Grazie per la correzione. Si è capito che non sono francofono? ;-)
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