«Hanno preso in ostaggio mia moglie», ha detto il ministro della Giustizia Clemente Mastella alla Camera, presentando le sue dimissioni dopo gli arresti domiciliari disposti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere nei confronti della moglie, ma notificati in ritardo alla diretta interessata, che ne ha appreso l'esistenza attraverso la tv e la stampa, secondo il malcostume tipico di certa magistratura politicizzata.
E' un'immagine, quella della moglie in «ostaggio», che colpisce, per quanto eloquente nel rendere l'idea dell'uso ricattatorio, vendicativo, persecutorio, a scopi a volte personali altre volte politici e di casta, a cui certi magistrati e procure piegano la loro funzione. Sarebbe inquietante se dovesse risultare in qualche modo corrispondente alla realtà questa immagine, se un atteggiamento - colpire i famigliari del "nemico" - che quasi si potrebbe definire camorristico avesse ormai travalicato i confini della criminalità e appartenesse alla socialità e persino ai rappresentanti dello Stato campani.
Sconcertanti le parole pronunciate questa mattina dal procutore capo, Mariano Massei, il quale confermando che nulla era stato ancora notificato, aggiungeva però di non poter dire, «neppure per telefono», se il provvedimento esistesse o no. Di fronte a una fuga di notizie che arrechi un danno ingiusto a un cittadino, qualsiasi funzionario pubblico dovrebbe subito smentire o confermare, non difendere un segreto ormai di Pulcinella.
La tempistica, cioè la notizia che guarda caso esce proprio la mattina in cui il ministro avrebbe dovuto presentare al Parlamento la relazione annuale sullo stato della giustizia, e la notifica a mezzo stampa, anche alla luce dei precedenti degli ultimi 15 anni, lasciano spazio a ben pochi dubbi sulla natura politica del provvedimento. Il tempo ci dirà se, come tante altre inchieste illustri e politicamente dirompenti, anche questa si volatilizzerà come una bolla di sapone. Ma chi pagherà, chi sarà chiamato a rispondere per il danno intanto arrecato ai Mastella, al Governo e ai rappresentanti eletti dai cittadini, all'immagine delle istituzioni e del Paese; e anche solo per la giornata di lavoro del legislatore sprecata? Come al solito, nessuno.
Il sospetto è che a prescindere da come prosegua l'inchiesta e dall'esito dell'eventuale processo, il risultato politico la procura lo abbia già incassato, nella certezza che l'eventuale archiviazione o sconfitta in sede giudiziaria non avrà né padri né responsabili. La magistratura è dunque riuscita a "silurare" un altro ministro della Giustizia? Vedremo se alla fine Mastella deciderà di accettare di rimanere al suo posto, come gli chiedono Prodi e i partiti dell'Unione, più che altro spaventati dall'eventualità di un partito, l'Udeur, con le mani libere, ma è evidente che Mastella è "bruciato": come ministro della Giustizia è titolare di azioni che non potrebbe più esercitare in piena libertà, che si presterebbero - in un senso o nell'altro - ad ogni tipo di sospetto. La procura il suo scopo lo ha raggiunto. Costi previsti: zero.
E' un sistema che tra squilibri, privilegi e debolezze permette a una sola procura di tenere in pugno le sorti non solo di un singolo ministro, ma di un governo e di un'intera legislatura espressione della sovranità popolare. Insomma, cerchiamo di intenderci: c'è qualcuno davvero convinto che il potere della magistratura debba estendersi in modo incontrollato a tal punto da somigliare a quello di una sorta di consiglio dei guardiani che arrivi a destituire ministri e a far cadere governi quando essi osino occuparsi dei problemi della giustizia e lambire la casta dei magistrati? Sarebbe una concezione assai confusa e bizzarra di democrazia. Nel modo in cui alcuni magistrati e procure esercitano le loro funzioni intravediamo ormai un carattere eversivo latente.
E la politica? Spiccava, questa mattina in aula, la totale solitudine del ministro, lasciato solo sui banchi del governo. Assente Prodi, assenti i vicepremier, assenti quasi tutti gli altri ministri. Assenze che contraddicono la solidarietà espressa a parole e, quindi, la genuinità della richiesta di revocare le dimissioni. Chiedendo a Mastella di restare al suo posto, Prodi e il governo stanno forse dicendo di condividerne i giudizi e l'atto di accusa nei confronti della magistratura? E' questione politica che il presidente del Consiglio dovrebbe affrontare di fronte al Parlamento e all'opinione pubblica, senza occultarsi.
Il commovente discorso di Mastella alla Camera ha suscitato un sussulto d'orgoglio nel Palazzo. Un durissimo atto d'accusa nei confronti della magistratura e dei suoi fiancheggiatori mediatici e politici, ma molto più che un nuovo episodio del lungo conflitto tra politica e magistratura. Sancisce anche il fallimento di una politica di dialogo e ci ricorda come Berlusconi abbia sciupato nella scorsa legislatura una ghiotta occasione per riformare la giustizia dalle sua fondamenta. E' la dimostrazione dei danni che hanno arrecato al sistema quei partiti che hanno incoraggiato e spalleggiato la magistratura che invadeva la sfera politica sperando di ottenere l'eliminazione per via giudiziaria dei propri avversari politici.
Oggi, nei misfatti di alcuni magistrati non ravvisiamo più l'obiettivo strettamente politico di abbattere qualcuno per favorire l'una o l'altra parte politica. Quei magistrati oggi abusano delle loro funzioni allo scopo di accrescere, in un modo o nell'altro, il loro stesso potere ai danni della politica: lanciandosi in campagne moralizzatrici che intercettano il sentimento di anti-politica diffuso nell'opinione pubblica; dando sfogo alle loro manie di protagonismo; difendendo i propri privilegi corporativi; rafforzando il proprio potere di veto su ogni ipotesi di riforma. Si comportano e agiscono come un partito, una corporazione ormai fuori controllo. Certo, si sono di molto ridotte le frange della sinistra che spalleggiano il giustizialismo a fini politici, ma è ormai troppo tardi per chiudere la stalla. La frittata è fatta.
Spesso i magistrati sembrano indipendenti non solo dalla politica ma anche dalla legge. I concetti di autonomia e indipendenza non presuppongono né determinano anche quello di irresponsabilità. Ed è la responsabilità che manca nell'agire della magistratura. La totale disponibilità nel fissare le priorità, stabilendo le urgenze dell'attività inquirente tra le innumerevoli notizie di reato, dà luogo de facto a una politica giudiziaria la cui elaborazione inevitabilmente avviene nelle procure. Una politica di cui, abbandonando ogni ipocrisia, qualcuno dovrebbe essere chiamato a rispondere.
Al punto in cui siamo giunti, ci vorrebbe un Parlamento con un'ampia maggioranza determinata ad usare nei confronti della magistratura una strategia di Shock & Awe, volta ad annichilire e sfaldare la corporazione. Un pacchetto di poche riforme mirate da approvare in tempi brevi, così da non dare la possibilità alla corporazione di organizzarsi e colpire politicamente ogni ministro, ogni governo, ogni parlamento che osi minimamente mettere mano al sistema. Separazione delle carriere; responsabilità civile dei magistrati; Csm; obbligatorietà dell'azione penale; carcerazione preventiva; meritocrazia; intercettazioni. Sono questi i nodi su cui è urgente intervenire.
Rimanga pure al suo posto, il ministro Mastella, ma basta ispettori. Rimanga, ma solo se intende portare a compimento queste fondamentali riforme, e solo qualora riavvisasse le condizioni politiche per riuscirvi.
5 comments:
A tutti i "miei" bloggers:
La contestata visita del Papa a "La Sapienza"?
Mastella si dimette per l'arresto della moglie?
La paura del Referendum ammesso dalla Consulta?
Aria di tempesta nel nostro paese.
Paura?
Un pò, perchè negarlo.
Non per la tempesta in sè, sia ben chiaro.
Per gli uomini.
Che la preannunciano.
La annunciano.
La santificano.
Ne fanno posizione di rendita.
Ci sguazzano.
E ne creano altre, ad arte pronte e ri-devastare chi non sta con loro.
Ho provato a dare una risposta nel mio blog.
A presto, GB
guarda, ci vorrebbe veramente ben poco: una maggioranza ben salda e la seria volontà di risolvere il problema una volta per tutte.
cambiare la costituzione per stabilire che i politici di ogni ordine e grado non vanno indagati finché sono in carica, punto.
lì li vorrei veder rosicare i magistrati...
caro jim:
si la magistratura è una casta irresponsabile, politicizzata e zeppa di atavici privilegi.
Sì urge una riforma che dia responsabilita, separazione della carriere, limitazione dei privilegi ecc.
Berlusconi in questo fu un pavido.
Tutto giusto.
Però in modo sbagliato (fuga di notizie), sospetto (momento politico in cui si ordina l'arresto)NON ti sembra che ci sia qualche cosa di utile in questa inchiesta?
Non so se è penalmente rilevante ma il sistema di "raccomandazioni", pressioni, occupazione partitocratica di incarichi e poltrone che mastella ha addirittura giustificato in interviste (vedi Stella oggi sul Corriere)è cio che ha rubato all' Italia decenza e futuro.
ma perche deve essere un clan politico a decidere chi dirige un ospedale?
Ogni raccomandazione è un furto e un sopruso.
Significa rubare a chi se lo merita per dare a chi non se lo merita.
Credimi Jim, la via penale forse non è l'adeguata e se i magistrati hanno sbagliato Dovrebbero pagare.
Chi come te commenta e analizza pero' l'attualita politica non dovrebbe totalmente tralasciare di
analizzare quest'aspetto indecente,
della politica italiana dove clientelismo, raccomandazioni, scambi di "favori" hanno raggiunto un livello ormai intollerabile.
onorato di una tua risposta.
Il 6 marzo 2007, al telefono è Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania e, soprattutto, moglie del ministro della Giustizia. Parla con il solito Carlo Camilleri, rimproverandolo per aver incontrato insieme all'assessore regionale Andrea Abbamonte, il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Sant'Anna e Sebastiano di Caserta, Luigi Annunziata. Un tipo che, nonostante sia stato nominato dall'Udeur, fa di testa sua. Non ne vuole sapere di piazzare i primari di cardiologia e neurochirurgia indicati dal partito. Peggio, gli preferisce un professionista in quota Forza Italia. L'assessore Abbamonte ne ha già parlato con Clemente. Racconta: "Il ministro mi continua a dire: "Io non capisco se Gigi Annunziata è dei nostri o di un altro. Ha dato l'incarico di ginecologia al fratello di uno di Forza Italia. Ma non teniamo un altro ginecologo?"". Tocca dunque a Sandra irrobustire il concetto: "Allora, per quanto mi riguarda lui è un uomo morto. E lo è anche per mio marito. Quindi per cortesia tenetevene alla larga. Dal punto di vista professionale incontri chi vuoi, ci mancherebbe. Ma dal punto di vista politico le cose passano attraverso di noi perché essere presi per i fondelli da questa gente se lo possono scordare". Per il gip, questa è una "tentata concussione" che "merita" gli arresti domiciliari. Anche perché la moglie del ministro, un uomo da nominare primario di neurologia lo avrebbe avuto: un professionista indicato dal consigliere regionale....
MA A PARTE TUTTO, CONSIDERAZIONI SU POLITICA E MAGIISTRATI ECC ECC.
NON VI VIENE DA VOMITARE?
caro alessandro, ti ho risposto con un post:
http://jimmomo.blogspot.com/2008/01/la-mala-politica-e-la-mala-giustizia.html
ciao
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