Mastella ha così deciso di confermare le sue dimissioni e di garantire un appoggio esterno al Governo Prodi. Anche qualora il caso sollevato dalla procura di Santa Maria Capua Vetere dovesse sgonfiarsi, com'è probabile, non vediamo come Mastella possa rientrare nel governo dopo il duro atto di accusa nei confronti della magistratura lanciato ieri e oggi. E' ovvio che Di Pietro e Mastella non potrebbero in ogni caso riunirsi nella stessa stanza. Dunque, il piano esposto da Prodi oggi in Parlamento, secondo cui il suo interim alla Giustizia sarebbe provvisorio, in attesa del ritorno di Mastella quando la sua vicenda sarà chiarita, è più che altro fumo negli occhi, forse l'unico modo per prendere tempo.
Ma quello annunciato da Mastella è qualcosa di più e anche di meno di un appoggio esterno. Somiglia più alle "mani libere". «Daremo l'appoggio esterno ma saremo esigenti. Non daremo l'apporto come prima, dove il compromesso era la condizione per tenere insieme la coalizione, ma ci staremo nelle condizioni date. Rispettosi della logica del programma, della discussione sulla legge elettorale, ma con i nostri valori sulla Chiesa, sui dico, sulla politica estera». E, manco a dirlo, sulla giustizia.
In via di dissolvimento il partito, l'unica carta che riteniamo rimanga in mano a Mastella e all'Udeur, è quella di far cadere il governo e portare la "testa" di Prodi in dote a Berlusconi, magari attraverso una "coabitazione" con l'Udc. Non subito, ma di certo alle prossime elezioni non vedremo l'Udeur, o ciò che ne sarà rimasto, nel centrosinistra, quale che sia.
Ormai è del tutto inutile far cadere il governo come mossa disperata per tentare di evitare il referendum, perché in nessun caso Napolitano a questo punto scioglierebbe le camere solo per evitarlo, e perché Veltroni, Berlusconi e Fini si opporrebbero.
Alla luce della decisione della Corte di ammettere tutti i quesiti, a questo punto la pistola carica sul tavolo delle trattative per la riforma elettorale dovrebbero averla Berlusconi e Veltroni, che potrebbero esercitare pressioni sulle altre forze politiche riottose: o vassallum, o referendum. Anche il vassallum in effetti è tendenzialmente maggioritario e bipartitico, ma la legge che uscirebbe dal referendum sarebbe molto più brutale.
E' ciò che ha fatto capire Berlusconi oggi rilanciando il dialogo con Veltroni: gli ha rivolto un «appello» affinché «intervenga per tornare» al vassallum. Altrimenti, «si vada verso il referendum». In ogni caso, Berlusconi non è disposto a votare la bozza Bianco, che non conviene nemmeno al Pd per l'idea che ne hanno i veltroniani, e Veltroni ha sempre affermato che senza il consenso di Berlusconi non si sarebbe potuta approvare una nuova legge. Tra l'altro, nelle ultime ore, appare mutata anche la posizione della Lega Nord, più possibilista sul referendum, mentre Fini è referendario da sempre. Tra Veltroni e Berlusconi ormai l'accordo dovrebbe essere siglato: vassallum o referendum.
A questo punto, prima o poco dopo il referendum, il Governo Prodi è destinato a cadere. E' ovvio che Berlusconi preferisca prima e Veltroni dopo, anche perché in primavera ci sono in ballo centinaia di nomine, ma la strada sembra finalmente tracciata: referendum (o legge elettorale maggioritaria) e poi elezioni.
2 comments:
ma scherzi? ma se meno di 2 settimane fa gli avevano negato la fiducia quasi tutti per poi tornare a parlare di rilancio! questa vergogna alla quale pure il "cavalier onesto" di pietro ci inginocchia e bacia chiunque, questa farsa di governicchio fatto di quaquaraquà, di questo passo tira avanti un'altro anno. se neanche un macello come la regione campiania li caccia via allora sono proprio un branco di vampiri. ci vuole un paleto di legno nel cuore!
"Ma perché dovremmo affidare la nostra pelle a un medico scelto per la tessera? E se il «mio» chirurgo fosse un fedelissimo trombone?"
Questa è la chiusura dell' articolo di Stella, più o meno il problema che ti ponevo ieri.
Il problema c'è e il mercato è parte della soluzione ma non tutta la soluzione.
Vanno messe regole e leggi che permettano una selezione davvero in base al merito.
Vanno fatte leggi che tolgano ai partiti questo potere di veto, pressione o ingerenza, va privatizzato moltissimo.
Ma certi ruoli che hanno a che vedere con beni preziosi del cittadino come la salute o la libertà vanno esercitati da chi se lo è meritato, va stabilito il dovere della competenza professionale e il diritto a veder riconsciuti i propri talenti.
Qulasiasi intervento delle ragioni di parte o partitiche va escluso per legge e puntio se necessario.
E se queste leggi vengono violate vanno stabilite pene e/o sanzioni.
Questo ovviamente non cancella le pesanti reponsabilità di una magistratura casta e la necessità di fare riforme radicali nel settore giustizia.
ciao
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