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Wednesday, October 12, 2011

L'ultimo treno

Non si può sapere con certezza cosa sia andato a dire Fini al presidente della Repubblica, ma ho l'impressione che sperasse in tutt'altra risposta. Nell'incontro di questo pomeriggio avrebbe rappresentato al capo dello Stato le ragioni dei gruppi di opposizione (compreso il suo, dunque), secondo cui dopo la bocciatura dell'articolo 1 del rendiconto 2010 non sarebbe possibile procedere alle comunicazioni del premier, il quale invece dovrebbe salire al Quirinale a dimettersi. Stendiamo un velo pietoso sulla condotta di un presidente della Camera che invece di essere, e apparire, super partes, va a chiedere al capo dello Stato di "dimissionare" il governo. Napolitano gli ha risposto che «tocca al presidente del Consiglio indicare alla Camera la soluzione» per l'approvazione del rendiconto. E che «sulla sostenibilità di tale soluzione sono competenti a pronunciarsi le Camere e i loro presidenti». Parole che sembrano rinviare al voto di fiducia, com'era ovvio.

Nulla infatti sembra autorizzare un automatismo tra la bocciatura del rendiconto e le dimissioni del governo. Tra i costituzionalisti il parere dell'ex presidente della Consulta Valerio Onida ci sembra il più lineare, anzi l'unico possibile per superare l'impasse sul rendiconto.
«I voti negativi sulle leggi di bilancio vanno intesi come voti di sfiducia anche se formalmente non lo sono. Quindi dopo una bocciatura del genere si dovrebbe verificare la tenuta del rapporto di fiducia tra governo e Parlamento. Se il presidente del Consiglio non lo facesse potrebbe essere il presidente della Repubblica a richiederlo. La bocciatura di una legge di bilancio non richiede dimissioni automatiche, ma la verifica della fiducia, e mi sembra corretta la richiesta del governo in tal senso... Tecnicamente il rendiconto non è una legge autorizzativa, è piuttosto una legge ricognitiva. Se ci sono provvedimenti successivi che dipendono da esso c'è un condizionamento. Ma secondo me non ci sarebbero problemi a rivotarlo. Il 'ne bis in idem' (non si vota due volta una stessa legge, n.d.r.) non è un ostacolo, perché bisogna guardare alla sostanza. O il rendiconto è sbagliato, e allora si boccia; o è giusto, e allora si può rivotare lo stesso testo».
(fonte: Ansa)
Riferendosi al bilancio 2010, già autorizzato dalle Camere lo scorso anno, l'approvazione del rendiconto è un atto «ricognitivo», si "riconosce" cioè un dato di fatto: le entrate e le uscite dello Stato nel 2010 così come risultano certificate dalla Ragioneria generale. La bocciatura determina quindi un paradosso: il Parlamento non riconosce le entrate e le spese che egli stesso ha autorizzato e che si sono già realizzate. Cosa può essere accaduto? Delle due l'una: o c'è un errore di scrittura, e allora dev'essere corretto e il documento rivotato; oppure i dati sono corretti e il Parlamento ha sbagliato a respingerli, ma in questo caso il documento si può rivotare così com'è.

E' chiaramente una procedura che prescinde dal governo in carica, anche perché seguendo il ragionamento delle opposizioni e della giunta del regolamento della Camera (dove grazie a Fini la maggioranza è diversa da quella dell'aula), nemmeno un altro governo che succedesse a Berlusconi potrebbe ripresentare lo stesso rendiconto con le stesse tabelle, laddove fossero corrette. E allora come si andrebbe avanti? All'indomani di ogni elezione politica si forma un nuovo governo che sul finire dell'anno presenta al nuovo Parlamento il rendiconto dell'anno precedente, cioè le entrate e le spese autorizzate nella legislatura precedente. Cosa accadrebbe se il nuovo Parlamento non lo approvasse, non potendo imputare al nuovo governo quel bilancio? Un evidente paradosso.

Detto questo, il problema politico nella maggioranza c'è ed è gigantesco. La nuova verifica parlamentare è per Berlusconi l'ennesimo treno, ma forse stavolta è davvero l'ultimo, per tornare a governare, per recuperare lo spirito del '94 ed avviare il Paese su un percorso di vere riforme: pensioni, liberalizzazioni, privatizzazioni, meno tasse. In pratica, il "programma" Bce. O finalmente decide di impegnare il governo, e responsabilizzare il Parlamento, su queste poche riforme concrete, fattibili con un tratto di penna, elencandole in modo esplicito ed inequivocabile, e legando ad esse il proprio nome, mettendoci la faccia, o tanto vale che lasci. Se poi il disegno di Scajola è allargare la maggioranza all'Udc, fondare un nuovo partito che accolga tutti i "moderati" richiamandosi al Ppe, bene, è una linea legittima, che però non può essere imposta minacciando manovre di palazzo contro il governo, dev'essere sottoposta democraticamente al partito, discussa e votata in un congresso.

11 comments:

Stefano said...

il treno è partito da un po'. Tre anni fa B aveva una maggioranza che manco nei sogni erotici di De Gasperi. Fare riforme strutturali implica pestare i calli a un po' di stakeholders. Con una maggioranza risicata si può galleggiare (Prodi docet) ma di sicuro non riformare questo paese.

da elettore di sinistra, credimi, mi augurerei comunque che si avverasse l'ultimo paragrafo che hai scritto. Perchè in questo momento gradirei appunto riforme strutturali e pesanti, e mi turerei il naso di fronte a molte cose che non mi garbano, pure di dare la scossa a questo decadente splendido paese.

ma potrei credere nell'ultimo paragrafo solo se fossi vissuto su Urano dal 1994 a oggi.

Marcantonio said...

Stefano, da ex elettore della Quercia (dopo, non ho più votato), ti chiedo: il PD (Partito Deludente) è di sinistra, moderata o meno? Ha una strategia economica? Ha una strategia di politica estera? Ha una politica sulla giustizia (tale non è l'avallo in bianco a tutte le iniziative della pubblica accusa)? Ha leader credibili (Bersani sembra un segretario di federazione dell'epoca Berlinguer; Rosi Bindi la reincarnazione blanda e statalista della sinistra DC; Letta sembra non avere spazio; Renzi viene tenuto ai margini)? E dopo la scomparsa di Padoa Schioppa (che era indipendente, ma di grandissimo valore, ed autorevolissimo sui temi dell'economia), c'è da sperare che in un futuro governo 'di sinistra' il ministro dell'economia non sia Visco, che non a caso fa rima con fisco... Eppure, su tutti i temi che ho citato (esteri, giustizia, ecc.), basterebbe un po' di coraggio, alla Renzi, incluso il riconoscimento che alcuni obiettivi del presente governo (ad esempio: equilibrio di bilancio, equidistanza nel processo di pace in M.O., separazione delle carriere della casta giudiziaria, ed altro) erano legittimi e vanno perseguiti comunque, con proposte diverse, a dispetto dell'opposizione acerrima dei molti amici della spesa pubblica (cioé delle tasse), dei molti filo-Hamas (compiacenti verso il terrorismo), dei molti conservatori strapagati dell'ANM, e cosí via.

Stefano said...

sono ben pessimista riguardo a questa opposizione.

fosse per me, il segretario sarebbe Civati e i candidati premier o Chiamparino (per non spaventare troppo) o Renzi.

ovviamente, non è così.

però il disastro di un uomo da 17 anni sulla cresta dell'onda, che ha spesso governato con maggioranza oceaniche (non sempre) e non ha combinato un tubo, è davanti agli occhi di tutti. Meglio Topo Gigio al governo.

Cachorro Quente said...

"ma forse stavolta è davvero l'ultimo, per tornare a governare, per recuperare lo spirito del '94 ed avviare il Paese su un percorso di vere riforme: pensioni, liberalizzazioni, privatizzazioni, meno tasse."

...è un po' come la moglie ricoverata in PS perchè il marito l'ha menata che dice "in fondo è un bravo uomo, ha promesso che non lo farà più".

Anonymous said...

che Letta (Enrico) non abbia spazio è tutto sommato confortante... lui e i suoi (Boccia ad esempio) sono di una pochezza di idee sconcertante... ad ogni modo, non saremmo ridotti a questo punto se l'anno passato il Presidente della Repubblica non avesse lasciato intendere a Berlusconi che, se si fosse dimesso, avrebbe agevolato la costituzione di un governo ribaltonista (checché se ne dica, ipotesi a tuti gli effetti golpista dal punto di vista politico-istituzionale). se si fosse andati a votare nell'autunno 2010, non avremmo vuto operazioni-scilipoti, ma probabilmente una più salda maggioranza di centrodestra, eventualità pienamente meritata sulla base dei risultati conseguiti nel biennio 2008-2009. si sarebbe andati all'elezione del capo dello Stato con questa maggioranza e ci sarebbe stato, finalmente, un Presidente della Repubblica almeno centrista. Berlusconi sarebbe stato pensionato, senza problemi, nel corso della legislatura, come senatore a vita. e si sarebbe anche favorita una maturazione della sinistra politica costituita dalla maggioranza del PD, che è rimasta la stessa del 94, 96 e 2006. becera, senza contenuti, capace di allearsi con violenti e reazionari.

Stefano said...

"eventualità pienamente meritata sulla base dei risultati conseguiti nel biennio 2008-2009"

intendi l'aumento vertiginoso del debito pubblico, la non ricostruzione dell'Aquila o i rifiuti campani spostati?

non confondere i risultati con la propaganda, che dura qualche mese, specie se hai il controllo di quasi tutti i media generalisti.


"Berlusconi sarebbe stato pensionato, senza problemi, nel corso della legislatura, come senatore a vita."

Berlusconi sarebbe andato al Quirinale. Ovvero il posto peggiore per uno come lui che, anche a volerne tessere le lodi, è una delle persone con meno senso delle istituzioni sulla faccia della terra.
Picasso è stato il più grande artista del '900, ma aveva un carattere di merda, punto.


sul 'meglio se si fosse andati a votare' sono d'accordo invece, questa maggioranza tenuta su a scilipoti non può combinare nulla di buono. Meglio 5 anni di governo di una destra solida.

Cachorro Quente said...

@ Anonymous: non è possibile sopravvalutare la capacità di autoilludersi. Penso che il tuo commento sarebbe stato ancora più divertente se avessi specificato meglio i successi del biennio 2008-2009.

Alessio said...

Jimmomo, il tuo blog è di notevole interesse e tu sei un bravo figliolo, ma davvero basta co 'sto fantomatico ritorno allo "spirito del '94" che ormai è una barzelletta che non fa più ridere. Il Berlusconi del 2011 è lo stesso del 1994, l'unica differenza siamo noi che nel '94 (e per parechio tempo dopo anche...) ci siamo bevuti la rivoluzione liberale, le tasse al 33% e via cazzarando, e adesso iniziamo forse ad aprire gli occhi. E penso anche che tutte noi che ci consideriamo pur con diverse sfumature diciamo di centrodestra dovremmo fare, senza stracciarci le vesti o autoflaggelarci, un po' di sana autocritica e guardare in faccia alla realtà.

JimMomo said...

Alessio, io mi limito a osservare cosa dovrebbe fare il governo - qualsiasi governo ma soprattutto un governo di centrodestra - ma sapppi che ho smesso di illudermi che in Italia si possa cambiare qualcosa in senso liberale da mooolto tempo. :-))

Marcantonio said...

Lasciamo perdere il '94 ed anche il 2011 o il 2013, perché l'assenza di cambiamenti in senso liberale avrebbe scarsa importanza se alla fine (ormai sicura, è questione di mesi) del berlusconismo si accompagnasse la prospettiva di un governo dignitoso, di buona amministrazione e di risanamento economico. È impossibile pensare che questo possa venire da una coalizione capeggiata da Topo Gigio, Sventola e Rosmarindi. Per fare un esempio concreto, un governo rispettabilissimo in grado di affrontare l'emergenza finanziaria se lo è dato il Portogallo che, a fronte di una situazione debitoria assai più grave della nostra, è andato alle elezioni ed ha adesso un governo rigoroso che ha già realizzato - in 4 mesi - quanto il berlusconismo non è riuscito a fare in più di tre anni: soppressione dei governatorati civili (equivalenti alle prefetture), soppressione di più di mille comuni, privatizzazione di un paio di banche pubbliche, taglio del 50% al numero dei ministeri, netta riduzione degli stipendi pubblici e delle pensioni, e cosí via. La credibilità internazionale ha un prezzo elevato: l'IVA sul gas e l'elettricità è passata, in Portogallo, dal 6% al 23%. In Italia, l'aumento di un punto percentuale ha scatenato i sindacati, i demagoghi ed i soliti inutili idioti della politica e dei mass media ..., per non parlare del Cardinal Balzano.

Anonymous said...

non avevo letto le reazioni ma, avendo avuto modo di conoscere il pensiero degli intervenuti, me le aspettavo. anche troppo prevedibili. e per confutarle non ho bisogno di ricorrere alla loro citazione tra virgolette: l'irrisione immotivata delle idee altrui, solo perché sono "diverse", è purtroppo un vizio ricorrente di certa sinistra, come pure addebitarle a propaganda, autosuggestione, imbecillità o credulità. forse dovreste imparare a pensare che c'è anche chi nutre convinzioni diverse dalle vostre, senza essere rimbambito, forse perché é almeno altrettanto informato, e magari come voi ha letto per vent'anni repubblica e l'espresso e ne conosce bene la narrazione politica consolidata.
@cachorro quente: non è possibile sopravvalutare la capacità di autoilludersi che, quando sta al governo il centrosinistra, si viva nel migliore dei mondi possibili, e quando va al governo il centrodestra regni l'inerzia e il malaffare. ti consiglio di rileggerti gli editoriali del corriere della sera e della stampa del 26 aprile 2009 (giusto il giorno prima del caso-noemi) per capire come stessero le cose: leggi sviluppo e semplificazione, decreto tremonti-brunetta, avvio strategia energetica, cantierizzazione riforma gelmini ecc. ecc.. e adesso puoi anche cominciare a ridere se vuoi. ma ricorda che il riso abbonda sulla boicca dei sarkozy.
@stefano: la propaganda te la bevi tu ed è quella di repubblica, tg3, santoro - siccome ho lavorato con chi ha lavorato all'emergenza aquila e campania, credo di saperne un po' di più di te. in pochi giorni tutti i terremotati aquilani erano stati sistemati (altro che le tendopoli dalemiane del sisma umbro, dieci volte minore): il sindaco dell'Aquila ha bloccato di fatto la ricostruzione perché voleva gestirla da solo. a buon intenditore i rifiuti campani erano stati spostati in discariche (i termovalorizzatori, se tu non lo sapessi, si costruiscono in anni); appena terminata la gestione bertolaso dell'emergenza - grazie anche alla solita magistratura -, al ritorno alla gestione ordinaria del Comune (e non della regione e della provincia) le strade si sono riempite: non mi risulta che Berlusconi sia sindaco di napoli.
infine: con la maggioranza semplice non si eleggono presidenti della repubblica, o se si eleggono vengono fuori come l'operazione-Napolitano. tu sei sicuro che berlusconi si sarebbe fatto eleggere ugualmente. io credo invece che, constatato di non radunare la maggioranza qualificata, avrebbe lasciato certamente a letta ritagliandosi la figura di king-maker e predisponendosi al passaggio di consegne nella seconda parte della legislatura, magari gratificato dal seggio di senatore a vita. sull'esito delle elezioni qualora vi si fosse andati ad ottobre 2010 o anche a febbraio 2011 senza operazioni-scilipoti, invece, non credo che possano esserci dubbi (guarda i sondaggi anche SWG del settembre-ottobre 2010 per farti un'idea...). la nostra vetero-sinistra sarebbe uscita stritolata (giustamente). e non penso si possa disconoscere che, se una parte della coalizione vincitrice rompe il vincolo che è stato sanzionato dagli elettori, debbano essere gli elettori stessi a valutare se si tratti di tradimento o di coerenza. non certo il capo dello stato cedendo a tentazioni ribaltoniste.