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Tuesday, October 18, 2011

Sempre i soliti sul banco degli imputati

Non è durato neanche cinque minuti il momento della condanna unanime delle violenze. Già sabato sera sul banco degli imputati sono finiti le forze dell'ordine e il ministro dell'Interno: mancata prevenzione, sottovalutazione dei violenti, li hanno "lasciati fare". E non ci siamo fatti mancare nemmeno la patetica caccia al poliziotto infiltrato e i soliti piagnistei sui tagli. Comunque vada, che ci scappi il morto, o che si contino solo danni materiali (tutto sommato contenuti, pare di capire), la colpa è sempre delle forze dell'ordine. E tutti gli articoli, i servizi sulla «preparazione» della guerriglia hanno lo scopo di evidenziarne i presunti errori. Vittime i manifestanti "pacifici", quelli che hanno riempito di insulti, minacce e sputi Pannella. Eppure, il fatto che tutti, ma proprio tutti, sapessero che cosa si stava preparando - gli annunci correvano copiosi e baldanzosi persino su internet - chiama in correità anche i media stessi, che non hanno lanciato l'allarme, ma soprattutto gli organizzatori della manifestazione, che nulla ma proprio nulla hanno fatto per evitare il peggio, nonostante i «capetti del movimento», come emerge da alcune interviste, e non difficile da intuire, conoscano bene chi siano e da dove vengano i violenti.

Se bisogna parlarne, allora parliamone. Sabato in piazza i veri non violenti sono stati poliziotti e carabinieri, che hanno combattuto con gli idranti, i lacrimogeni e i loro corpi. E che avevano l'ordine di «abbozzare, attendere, ripiegare». Una strategia di riduzione del danno, volta a non farci scappare il morto tra i manifestanti. E infatti incassano persino l'ipocrita solidarietà di Ezio Mauro: «Siamo dalla parte del carabiniere assediato». Già, a patto - sottinteso - che non osi difendersi come a Genova nel 2001. Gli agenti hanno senz'altro il merito di aver reagito con freddezza e professionalità, eseguendo gli ordini nonostante la comprensibile esasperazione. Ma se il morto non c'è scappato per mano, invece, dei manifestanti violenti, è stato purtroppo solo un caso fortuito. C'è mancato poco, per esempio, che un agente venisse linciato o che una coppia di anziani bruciasse viva nella propria abitazione. L'aspetto più criticabile di questa strategia è che le vite dei violenti sembrano più preziose di quelle degli agenti e dei cittadini, quindi delle potenziali vittime. Sabato scorso i responsabili dell'ordine pubblico, probabilmente senza rendersene conto, si sono assunti la terribile responsabilità di rischiare la vita degli agenti, e dei cittadini inermi, piuttosto che quella dei violenti. In certi casi non si percepisce come scegliere di non agire possa avere conseguenze ancor più negative di agire e sbagliare. La lodevole intenzione era che nessuno si facesse troppo male. E' andata bene, ma troppo, troppo si è rischiato che a farsi male, molto male, fossero i "buoni", gli agenti o i cittadini da proteggere.

E' una critica però, quella dell'eccessiva passività delle forze dell'ordine, che i politici e la stampa di sinistra non possono permettersi di avanzare. Sono i primi, infatti, a denunciare la «militarizzazione» dei cortei e la brutalità degli agenti appena reagiscono più duramente. Mettiamoci d'accordo: o accettiamo che qualche violento possa rimanerci secco, oppure ci accontentiamo di quello che è stato fatto sabato.

Pur non condividendo la strategia adottata, non possiamo ignorare un triste dato di fatto: se le forze dell'ordine fossero intervenute immediatamente, riuscendo a soffocare sul nascere i violenti ma al prezzo di molti più feriti, se non anche di un morto, avremmo visto tutt'altre immagini e allora il consenso che oggi, a cose fatte, sembra esserci per una repressione più dura, sarebbe svanito. Viviamo in un Paese dove l'uso legittimo della forza da parte delle forze dell'ordine non gode della sufficiente approvazione da parte delle élite politiche, sociali e intellettuali, anzi viene strumentalizzato, criminalizzato e delegimittato. Oggi si parla dei violenti. Se la polizia si fosse comportata con maggiore fermezza, oggi si parlerebbe della sua brutalità. E' così, è un fatto triste di fronte al quale bisogna agire con intelligenza. Non possiamo ignorarlo e pur non condividendola, dobbiamo comprendere la strategia difensiva delle forze dell'ordine, essergli vicini, perché è un problema politico e culturale che purtroppo non si può affrontare in piazza.

2 comments:

Frank77 said...

Questa volta sono abbastanza d'accordo,ma continuo a dire che per non voler far un morto oggi se ne faranno 100 domani.

Anonymous said...

eh no, non puoi prendere ad esempio il comportamento della polizia a genova. è stato , e ci sono fior di sentenze, un comportamento criminale.

la bravura delle forze dell'ordine durante la manifestazione è stata soprattutto quella di non far di tutta l'erba un fascio, come stai facendo tu. perchè il cittadino da proteggere è anche quel restante 99% di persone che manifestavano nella piena legalità e nel pieno diritto di cittadini italiani.

e chi ha chiesto le dimissioni di tremonti per primo, siede tra i banchi della maggioranza.

valerio