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Wednesday, November 02, 2011

Cosa aspettarsi?

Dunque, cosa aspettarsi dal Cdm di stasera? La seduta in notturna evoca lo spettro del prelievo sui conti corrente: sarebbe una vera e propria rapina come quella di Amato nel '92. Sull'ipotesi di una tassa patrimoniale Giuliano Ferrara ha scelto le parole più appropriate: sarebbe una scelta «inutile e pigra». Sono le tipiche toppe da governo tecnico o di larghe intese, assunte infatti negli anni '90, per tranquillizzare i mercati e poi lasciare che se la veda la politica, la quale puntualmente invece di procedere con le riforme strutturali riprenderebbe, com'è già accaduto, a «far debito e concertazioni con sindacati e Confindustria». La patrimoniale è una cartina di tornasole inequivocabile delle intenzioni di chi la propone: una batosta nell'illusione che si possa lasciare ogni cosa sostanzialmente così com'è, un salasso inesorabile da pagare ogni decina d'anni come prezzo per tenerci, nonostante tutto, il nostro amato modello socio-economico. Dietro la patrimoniale, insomma, si nasconde la voglia di non cambiare nulla.

Ma se poteva bastare negli anni '90, oggi bisogna considerare una differenza sostanziale rispetto ad allora: la consapevolezza dei mercati. Il paradigma - come ripeteva quel ministro che aveva capito tutto in anticipo ma che non ha fatto nulla - è cambiato per davvero. In effetti di solito i mercati si accontentavano della tenuta ragionieristica dei conti pubblici. Il rapporto deficit/Pil era l'indicatore decisivo. Oggi non più, altrimenti l'Italia non sarebbe nell'occhio del ciclone. Ciò che chiedono i mercati oggi, invece, sono credibili prospettive di crescita. E la patrimoniale, se non accompagnata da un piano di riduzione progressiva delle aliquote fiscali su lavoro e impresa, andrebbe nella direzione esattamente opposta.

No, credo (spero, m'illudo?) che per Berlusconi rappresenti una sorta di linea del Piave. L'esito più probabile del Cdm di stasera è un decreto legge con alcune delle misure su cui il governo si è impegnato nella lettera all'Ue. Che è molto diversa dalla lettera della Bce scritta ad agosto da Trichet e Draghi, ma già sarebbe qualcosa. E Berlusconi pronto a sfidare tutto e tutti su quegli impegni.

Ci sono a mio avviso quattro macro-aree di interventi su cui il governo dovrebbe concentrarsi: 1) dismissioni di patrimonio pubblico per abbattere subito il debito; 2) liberalizzazioni in tutti i settori (lavoro, servizi pubblici, professioni) per favorire la crescita; 3) abolizione delle pensioni d'anzianità e passaggio immediato al contributivo per tutti indistintamente per finanziare un graduale e costante taglio delle aliquote fiscali; 4) tagliare i sussidi alle imprese per finanziare l'abolizione totale dell'Irap. Sui punti 3) e 4) purtroppo non sembrano esserci speranze, mentre i punti 1) e 2) sono il minimo indispensabile, ciò che è realistico attendersi.

Sul Pd è invece il caso di stendere un velo pietoso. Non si può accusare il governo di non essere in grado di fare le cose che ci hanno ordinato di fare l'Europa e la Bce, e allo stesso tempo essere contrari nel merito a fare quelle cose, che come ha osservato Christian Rocca Bersani bollerebbe come «usato anni '80», come ha fatto con le idee di Renzi, e nessuna delle quali infatti è presente nella piattaforma di proposte della manifestazione di piazza del 5 novembre. Sì, è vero, ci sono le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali (credibile da parte di chi ha cavalcato i referendum sull'acqua?), ma accanto «politiche industriali» fondate su più spesa pubblica. Renzi quanto meno ha dichiarato di «ritrovarsi» nella lettera della Bce, ma dovrebbe tenere presente che il suo partito la respinge quasi in toto.

Oggi sono saliti tutti i gruppi e sottogruppi dell'opposizione al Colle. Si erano illusi che li consultasse per un nuovo governo di larghe intese, hanno insistito con il «passo indietro» di Berlusconi, invece si direbbe proprio che Napolitano abbia esercitato su di loro un discreto pressing per convincerli a sostenere le misure che ci chiedono Ue e Bce, anche se è l'attuale premier a portarle in Parlamento.

1 comment:

Stefano said...

aridaje con la lettera della bce. Come se il problema fosse il cosa, non il come. Vuoi portare le pensioni a 67 anni, ma facciamo pure 70? Prego.

Ma ponila come questione di patto generazionale, comincia a levare l'indennità ai parlamentari dopo 35 mesi (a livello di conti pubblici, una cazzatina, a livello morale un macigno, io lavoro finchè schiatto ma anche tu ciccio), usa i soldi che risparmi per rilanciare l'economia, che non vuol dire dare soldi ai soliti noti del panorama italico, facciamo un due-tre opere faraoniche inutili per arricchire ligresti&friends, liberalizziamo il settore xxx senza porre vincoli così le tariffe salgono e i servizi restano demenziali (autostrade, tipo), eccetera.

a me come sta interpretando quella letterina il cadavere del governo berlusconi proprio non piace, mi sembra lacrime e sangue per i solito noti (se ci riuscirà, e manco questo è detto) e una serie di 'forse' e 'da domani si cambia' per tutto il resto.

poi vabbè, pure io resto basito su quel che stanno facendo (non facendo) le opposizioni: se domani berlusconi cade, tu cosa offri? Boh. Propongono il risultato senza spiegarci come. Bella forza, mettiamo il signor Agenore, idraulico, alla guida del PD e anche lui saprà dire 'salveremo l'italia garantendo equità sociale e rispetto per i lavoratori e gli imprenditori'. Già, questo lo sa pure mio nonno con la terza elementare, magari da voi ci si aspetterebbe un 'come'.