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Wednesday, November 16, 2011

Tecno-ulivismo al potere con il partito di Todi

Anche su Notapolitica

Se per "tecnici" si intendono figure non solo competenti nel loro settore, ma anche distanti dalla politica, ebbene il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti non è poi così tecnico. Sono pochi, forse un paio, i nuovi ministri di cui ad un primo sguardo non si riesce a scorgere alcuna traccia di una qualsiasi collocazione, mentre abbondano i tecnici la cui area, e in qualche caso esperienza politica, è ben marcata. Studiando le biografie e scorrendo le prime reazioni, sembra piuttosto un tecno-Ulivo, nemmeno troppo dissimulato (ma va bene anche la definizione di Osvaldo Napoli: «tecno-prodismo»). La componente cattolica però questa volta non è limitata ai cattolici democratici, ma è forse la prima espressione di quel rinnovato impegno dei cattolici in politica teorizzato a Todi, e quindi è allargata ad esponenti di un mondo cattolico che non ha mai fatto parte dell'ulivismo. Mondo cattolico che per la prima volta dai tempi della Dc si trova riunito in una esperienza di governo: dai big dell'Università Cattolica favoriti in Vaticano (Ornaghi) fino all'associazionismo, alla galassia della solidarietà e del terzo settore (Riccardi).

Insomma, più che un governo d'emergenza che quasi casualmente imbarca dai più disparati ambienti le migliori menti di un Paese, sembra di intravedere un nucleo, se non compatto almeno coerente, pronto ad aprire una nuova stagione politica di centro-centrosinistra. E persino, al fianco di Monti, che potrà puntare al Quirinale nel 2013, un leader in pectore, un nuovo Prodi, che risponde al nome di Corrado Passera, vero e proprio super ministro per la crescita economica. O davvero si può pensare che l'ad di una banca come Intesa Sanpaolo abbia deciso di lasciare il suo posto per una parentesi politica di poco più di un anno? Qualificanti saranno ora i sottosegretari scelti da Monti per il suo dicastero, ma è soprattutto dalle prime misure concrete che vedremo quale tasso di riformismo saprà esprimere questo tecno-Ulivo con autorevoli apporti bocconiani e cattolici. Il gusto per la concertazione e i calorosi attestati di stima con i quali i nuovi ministri sono stati accolti da sindacati e corporazioni varie (la Fornero, ad esempio, diversamente da Ichino sembra raccogliere la stima della Camusso e di Cesare Damiano) non fanno presagire molto di buono. All'orizzonte non si scorge nessuna rivoluzione liberale, come la figura di Monti poteva indurre a sperare, nessuna rottamazione del baraccone pubblico, ma l'idea innanzitutto di riprenderne il controllo, poi di riossigenarlo con alcune minime e ineluttabili riforme. E il Pdl? Sembra fare buon viso a cattivo gioco, con la sua componente cattolica forse consapevole che si è aperta la gara per l'egemonia dell'area moderata nell'era del post-berlusconismo. Insomma, ci sono tutte le premesse per la liquidazione del bipolarismo.

Nella nuova compagine governativa sono ben rappresentati i cosiddetti "poteri forti", il Vaticano e le banche (molta Intesa e una spruzzata di Unicredit), e l'establishment culturale, università (Bocconi, Cattolica, Politecnico di Torino) e grandi giornali (Corriere e Sole24Ore).
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3 comments:

Marcantonio said...

Caro JimMomo, la tua analisi presenta un limite di fondo, che proverò a spiegare in due punti. i) L'unico vero 'potere forte' è quello politico di governo (con la cooperazione ed il controllo del Parlamento, e nel rispetto delle leggi), che può fare tutto ciò che intende, a tutti i livelli, dalla revoca di atti compiuti dalle autorità inferiori - ivi compresi tutti gli atti delle Regioni e dei Comuni - ma non da quelle appartenenti ad altri poteri (in Italia: Parlamento, magistratura e Capo dello Stato), fino alla partecipazione alla guerra; ii) se il governo Monti non è l'espressione dei partiti rappresentati in Parlamento, è perché questi non sono stati in grado di esprimere il potere forte di governo che il sistema parlamentare dovrebbe poter generare e sostenere. I 'poteri forti' spesso hanno grande influenza sul potere forte per antonomasia che si chiama governo, ma nei Paesi avanzati non riescono a dominare totalmente la vita politica, sempreché il sistema politico-rappresentativo funzioni in modo adeguato. Wall Street influenza, e molto, il Treasury Secretary, ma il potere forte è e resta Obama (se non paralizzato dalla paura della non rielezione). Murdoch è potente, ma il potere forte resta al n.10 di Downing Street. L'industria chimica ed automobilistica hanno grande ascolto a Berlino, ma il potere forte resta in mano a Frau Merkel, e cosí via.

JimMomo said...

Attenzione, fai un errore di lettura capitale riguardo il mio articolo. Non vuole essere in alcun modo una teoria del complotto dei poteri forti, tant'è che l'espressione è tra virgolette e preceduta da un cosiddetti.
Il problema è un altro: ci sta che siccome un governo si dimostra incapace i partiti sostengano un governo di tecnici per affrontare i costi politici dell'emergenza. E non mi scandalizza che ci siano banchieri o roba del genere.

Ma quella in corso mi sembra un'operazione non da civil servants, bensì volta a modificare l'offerta politica ben oltre l'elemergenza, e ciò non è legittimo che avvenga senza un passaggio elettorale. Non sto proprio denunciando i poteri forti, ma un'operazione politica.

Marcantonio said...

È chiaro che questa operazione ha una dimensione politica, perché si tratta della costituzione del centro di potere più importante del Paese, della sua legittimità e del consenso che ne consentono l'esistenza. La nostra è una democrazia bloccata (partitocrazia che ha succeduto al consociativismo esistito fino al 1992), con un governo generalmente imbelle ed un Parlamento barocco ed autoreferenziale. IL passaggio elettorale non modificherebbe questa situazione se non marginalmente. Per questo, il colpo di mano democratico guidato dal duo Napolitano-Monti è un male necessario.
Personalmente, nei panni del Ministro dell'economia, andrei fino al punto di ridurre e limitare i fondi alle Camere ed alle Regioni, in nome della superiore necessità di equilibrare il bilancio statale (salus rei publicae suprema lex). Se la Casta vuole mantenere il sistema brasiliano che si è autoattribuito - con deputati pagati 40-50 volte il salario minimo - abusando della sovranità popolare, faccia pure: Montecitorio, Pzo Madama ed i governi regionali potrebbero emettere dei bond propri, cui il Tesoro non presterebbe alcuna garanzia ...