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Tuesday, November 08, 2011

Le due poste in gioco

Nel grande caos di queste ore Berlusconi sembra propenso a decidere il da farsi alla luce del voto di oggi pomeriggio sul rendiconto, in questo modo concedendo però ai cosiddetti malpancisti e ai sostenitori - molto interessati - del "passo di lato", cioè della successione in corsa Alfano-Maroni, un potere d'influenza senza responsabilità definitive. Letta è pronto a tessere le trame della nuova fase; Alfano e la corte dei giovani ministri berlusconiani (come Maroni nella Lega) a coronare le loro ambizioni di successione; Tremonti è fuori gioco ma può e vuole ancora far male. Una certezza almeno dovrebbe invece coltivare Berlusconi: a prescindere dai numeri, andare in Parlamento e chiedere la fiducia sul programma e sui tempi di realizzazione della lettera all'Ue. Può anche annunciare che si dimetterà e non si ricandiderà se la maggioranza numerica si dimostrasse troppo labile, ma quello a mio avviso è un passaggio di chiarezza essenziale. "Passo indietro" significa gettare la spugna, il voto in Parlamento è un atto politico su cui tutti si assumono le proprie responsabilità nelle sedi proprie di una democrazia. Chi drammatizza un'eventuale sfiducia ragiona con gli schemi della Prima Repubblica. Ma perché dovrebbe pregiudicare le successive mosse di Pdl e Lega, che restano la coalizione uscita vittoriosa dalle urne nel 2008 e di cui quindi non si potrà fare a meno?

Una premessa è d'obbligo: purtroppo nessuno, ma proprio nessuno in queste ore, né partiti né singoli, sta ragionando in base a cosa convenga al Paese, ma in base al miglior posizionamento possibile per se stesso. Chi per tenersi la poltrona, chi per succedere a Berlusconi, chi addirittura guardando al Quirinale. Le poste in gioco per l'Italia sono ovviamente diverse: una è chiaramente la salvezza dalla crisi del debito; l'altra, come sostiene Il Foglio, secondo me a ragione, il «sistema maggioritario in cui il popolo sceglie chi governa, esprime un mandato su un programma». Ma non è detto che votare a gennaio o a marzo sia la soluzione più efficace.

UDC - Votare a gennaio o a marzo è infatti la best option di chi il sistema maggioritario vuole distruggerlo. E' sempre più palese che Casini a parole predica le "larghe intese", ma nei fatti (alzando ogni giorno le sue pretese) lavora ad elezioni subito. I parlamentari del Pdl che invocano una "nuova fase", il "passo indietro", avanti o di lato, e così via, e che si affidano all'Udc pensando di prolungare la vita della legislatura e la permanenza sulle loro poltrone, si illudono e stanno finendo nelle braccia di quelli che più di tutti premono per le elezioni anticipate. In questo momento l'Udc è l'unica forza a non avere niente da perdere dalle urne. Guarda un po', appena si è vociferato che il Pdl potesse prendere in considerazione un passo indietro di Berlusconi e un allargamento all'Udc, magari con Letta o Alfano premier, Casini ha subito alzato l'asticella, dichiarando che è da «irresponsabili escludere il Pd» dal governo di unità nazionale che propone, e Rutelli ha bocciato il nome dello «stimatissimo» Letta. Come dire meglio il voto subito. Il Terzo polo infatti può sperare di capitalizzare, risultando determinante al Senato, le debolezze di Pdl e Lega e dell'asse di Vasto. Ossia con i voti di un italiano su dieci di dominare la successiva fase politica, magari posizionando Casini nella casella della presidenza della Camera per il momento in cui il Parlamento dovrà votare il successore di Napolitano al Quirinale.

Questo sarebbe uno scenario ad altissimo rischio rispetto ad entrambe le poste in gioco. Ma ancora peggiori sarebbero le ipotesi di una successione in corsa Alfano-Maroni, di un governo dei "moderati" o di "larghe intese" a guida politica: sarebbe comunque alto il rischio di veder archiviare il maggioritario per accontentare l'Udc e di certo, scontata l'euforia del momento per l'uscita di scena di Berlusconi, non sarebbero sufficientemente autorevoli da risolvere il problema di credibilità dell'Italia agli occhi dei mercati, l'unico intento nobile che potrebbe giustificare un mancato ritorno alla volontà degli italiani.

PROPOSTA - Caduto Berlusconi, ma solo sulla lettera della Bce, un minuto dopo il Pdl dovrebbe tentare di spiazzare l'Udc, dando la propria disponibilità ad un governo al 100% di tecnici, guidato da Mario Monti, con un mandato chiaro - la lettera della Bce - ma con una clausola di salvaguardia sulla tenuta del sistema maggioritario: essendo un governo di tecnici, sostenuto da una unità nazionale per affrontare l'emergenza del debito, nell'ultima fase della legislatura nessun ritocco alla legge elettorale. Pd e Terzo polo si troverebbero davanti ad un bel dilemma: appoggiare le misure impopolari che la Ue ci chiede, e che il Pdl sostiene, e accettare che si voti il referendum per il ritorno al Mattarellum; oppure, far cadere anche l'ipotesi "tecnica" di Monti, rendendo evidente ai cittadini e ai mercati chi è che affossa il Paese e chi, invece, è il partito "europeo".

Solo a queste condizioni - governo al 100% di "tecnici" fino al 2013 per attuare la lettera della Bce e nessun intervento sulla legge elettorale - sarebbe conveniente per il Paese non tornare subito alle urne. In teoria, ma siccome nella pratica ciascuno, a cominciare da Alfano e Casini, guarda alle proprie convenienze, nemmeno di partito ma puramente personali, allora piuttosto che soluzioni pasticciate meglio il voto.

7 comments:

Stefano said...

condivido in larga parte l'analisi, e la proposta.

però ci manca un tassello. Che purtroppo è quella cosa che da 17 anni grava sulle nostre spalle, il conflitto d'interessi (non a caso il Premier, in vista della crisi di governo, s'è confrontato... con Confalonieri e figli...).

un governo di tecnici non potrebbe avere in agenda gli affari personali del premier, diventerebbe attaccabile politicamente. Quindi la vedo dura.

pensandoci, manca anche un secondo tassello: tutti i peones che infestano il parlamento (non parlo solo di pdl-responsabili), ovvero gente ineleggibile che perderebbe contro Pippo e Pluto in un collegio normale, aspetteranno il ritorno al mattarellum? A loro non interessa granche il proporzionale o il maggioritario, ma la nomina anzichè l'elezione.

per risolvere il secondo tassello è sufficiente che il pd e l'idv sostengano un governo tecnico (pure loro hanno peones dentro, ma pdl+pd+lega+idv al netto dei peones possono sostenere le riforme necessarie), ma qui si stride con il primo tassello.

niente affari privati del premier insomma, ne abbiamo le palle piene.

Cachorro Quente said...

OK, mi hai convinto, Monti va benissimo, ora spiegalo anche alla caricatura di Gheddafi che sta tenendo in ostaggio il paese.

JimMomo said...

La "caricatura di Gheddafi" deve innanzitutto andare in aula sul programma Bce. Se non ottiene i numeri, Monti ma alle condizioni esposte nel post, altrimenti è un pasticcio e meglio il voto.

Cachorro Quente said...

Cioè, praticamente Berlusconi va in parlamento, mostra la lettera che ha scritto alla BCE e dice: chi è d'accordo e chi no? E chi dice: sono d'accordo si impegna a votare tutti i provvedimenti previsti nella lettera. Se d'accordo sono la metà + 1, va benissimo, tanto basta la metà + 1 per approvare una legge.
Mi pare molto realistico.

E' veramente utile un voto di sfiducia quando si è appena dimostrato che non c'è una maggioranza di governo?
La risposta è sì: è utile a Berlusconi che tenterà di mostrare come il PD irresponsabile ha detto no alle riforme strutturali, cercherà di sfangarla alle elezioni e male che vada aspetterà che il PD crolli contando sul Porcellum.
Direi la cosa migliore per il paese.

JimMomo said...

E' utile a dimostrare che certo non ci sono i numeri per governare, , come dici tu, ma anche che non ci sono i numeri per una maggioranza alternativa.

Stefano said...

più che altro una maggioranza alternativa (molti fuoriusciti pdl, terzo polo e pd) avrebbe la stabilità delle ultime settimane di B.

quindi meglio il cianuro.

jumper said...

cosa vuoi che gliene importi della BCE... berlusconi deve tenere a bada i suoi processi. E' stato il primo punto del suo programma fin dal primo giorno ed è la sua maggiore preoccupazione adesso.