Contrario alle leggi del paese l'operato della commissione elettorale centrale che aveva proclamato la vittoria di Yanukovic, annullato l'esito del contestato ballottaggio a causa dei brogli accertati e accolti i ricorsi presentati da Yushchenko. Disposta la ripetizione del ballottaggio per il 26 dicembre. Smentita la linea Kuchma-Putin(-Gorbaciov) di ripetizione di entrambi i turni elettorali. Festa in piazza e arancioni in tripudio a Kiev e nel resto dell'Ucraina, dove «le leggende su "Yushenko agente della Cia" e le equiparazioni tra il suo partito e il fascismo non potevano che apparire per quello che sono: spazzatura». Ora dobbiamo chiederci perché invece in Europa sono state credute.
Impraticabile la trappola Kuchma-Putin(-Gorbaciov). Il verdetto inappellabile smentisce la posizione del presidente uscente Leonid Kuchma che, con il pieno appoggio del Cremlino, aveva finora respinto, definendola «anticostituzionale e assurda», l'idea di un secondo ballottaggio. Ieri aveva addirittura preso un volo per Mosca dove, incontrando il presidente Putin, lo aveva assicurato che a suo avviso era impensabile «una soluzione al problema ucraino senza Mosca». La precisa richiesta del candidato dell'opposizione Yushchenko era invece di ripetere, a breve (già il 19 dicembre) il ballottaggio, nel timore che la ripetizione dell'intero processo elettorale potesse consentire l'emergere di un nuovo candidato filo-russo al posto dell'ormai screditato Yanucovic.
Guarda un po', è critico con la sentenza di oggi il premio nobel per la pace Michael Gorbaciov, il residuato bellico sovietico.
Nessuno in Ucraina ha creduto al complotto americano. Andrei Kurkov, famoso scrittore ucraino intervistato dall'agenzia Ansa, liquida come «sciocchezze, frutto di analisi dilettantesche», gli scenari secondo cui una vittoria di Yushenko determinerebbe la fine dell'influenza russa sull'Ucraina a vantaggio di un'egemonia degli Stati Uniti. Il destino dell'Ucraina resta infatti quello di un Paese di frontiera, in equilibrio tra Est e Ovest, Russia e Occidente. L'unica differenza è che «con Yushenko sarà forse un un po' più civile che con Yanukovic».
«Il presidente Vladimir Putin e i suoi consiglieri del Cremlino hanno screditato completamente la Russia quaggiù. Non hanno tenuto conto della mentalità ucraina, né hanno capito le tendenze odierne della nostra società. Confidavano nella pazienza degli ucraini... ma non comprendendo che da noi negli ultimi anni si è sviluppata una nuova ondata di coinvolgimento della gente in politica. A differenza di quanto avvenuto nello stesso periodo in Russia, dove la società esprime una crescente indifferenza per la politica».La stessa propaganda di Mosca si è rivelata «controproducente», assicura lo scrittore. Soprattutto a Kiev e negli ambienti intellettuali del Paese, dove «le leggende su "Yushenko agente della Cia" e le equiparazioni tra il suo partito, Nostra Ucraina, e il fascismo non potevano che apparire per quello che sono: spazzatura». Nonostante tutto, Kurkov esclude che la Russia sia destinata a «perdere l'Ucraina».
«I legami - culturali, economici, geografici, di sangue - sono semplicemente troppo forti: diminuirà l'interferenza politica, ma vi saranno persino più spazi per rafforzare la leva economica ed energetica... L'America può avere su di noi un certo interesse geopolitico, ma nel complesso è lontana e distaccata... A bilanciare il peso russo sull'Ucraina può essere invece l'Europa, soprattutto Polonia e Germania, purché investano non solo in Galizia, ma anche a est del Paese».Fonte: RadioRadicale.it/Ansa
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