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Saturday, December 04, 2004

Contro l'Onu la sentenza inappellabile della storia

«Se le Nazioni Unite sono fallite, meglio fare le Nazioni Democratiche»
Ero intenzionato ieri a dedicare un post alla pubblicazione del rapporto dei saggi per una riforma dell'Onu. A studiarlo, a commentarlo. Ho ritenuto altri spunti più interessanti. Mi sono detto: "L'Onu ormai è irrilevante, perché perdere tempo con una riforma che non si farà mai?". Oggi ricevo conferma dai «bad guys» del Foglio. Christian Rocca e Mauro Suttora scrivono sull'Onu una sentenza di fallimento che è sotto gli occhi di tutti, ma che ancora in molti, in Europa, si ostinano a non vedere. L'istituzione fondata da «un'idea americana, lo strumento ideato per promuovere i valori e i principi americani su scala globale» è divenuta l'istituzione sede del conformismo politically correct, relativista e terzomondista, alla quale affidarsi come fonte di una pretesa morale superiore.

Peccato che la «chiarezza morale» dei fondatori sia stata sostituita dall'egemonia di 109 agguerrite dittature che «agiscono come blocco» e si impadroniscono dei lavori e delle decisioni dell'Assemblea. Sono a un passo dall'avere la maggioranza dei due terzi, comandano loro, mentre le democrazie già provvedono a circa l'80% delle risorse finanziarie. Altro che Comunità internazionale, se non ci sono valori comuni, se i principi sanciti non hanno forza sufficiente a convincere, nel 1948 sovietici e sauditi, oggi l'intero blocco afro-asiatico che ha ben altra concezione dei diritti umani. L'Onu è un «paradiso» per queste dittature, «perché le sue condanne morali, quando le fa, possono avere un'influenza soltanto sugli Stati democratici, non sui regimi dove non esiste opinione pubblica».

Oggi ci troviamo di fronte a un chiaro esempio dell'eterna lotta tra "forma" e "vita" all'interno dei processi storici. L'istituzione umana "Onu", ormai sclerotizzata, è una "forma" che imprigiona, fino a stritolarla, la "vita" dei principi per i quali era stata ideata. Oggi, di fronte alle rinnovate minacce alla dignità dell'uomo portate dai regimi non democratici e dalle ideologie fondamentaliste, occorre preservare in "vita" i principi fondanti dell'Onu elaborando nuove "forme".

Le Nazioni Democratiche al posto delle Nazioni Unite. Il primo nostro compito è quello di squarciare il velo di conformismo che attribuisce ancora così tanta autorevolezza al Palazzo di vetro e che impedisce persino a giornali e politici di prendere posizione per le inevitabili dimissioni di Kofi Annan, a causa dello scandalo Oil for Food. E' ora di raggiungere, a livello di opinione pubblica, a livello dell'informazione e delle classi dirigenti, la massa critica necessaria a sviluppare la stessa consapevolezza alla quale in America sono giunti sia clintoniani che bushiani, liberal e conservatori, e che rappresenta l'unica «alternativa multilaterale all'America che fa da sé»:
«Puntare sulle democrazie è la riforma vera, quella più radicale, l'unica in grado di far rivivere lo spirito e la chiarezza morale dei padri fondatori dell'Onu».
Su questo blog, già lo scorso 19 novembre, avete potuto leggere ampi stralci tradotti dell'articolo in cui gli intellettuali liberal Ivo Daalder, della Brookings Institution, e James Lindsay, del Council on Foreign Relations, hanno teorizzato l'«Alleanza delle Democrazie».

Cosa può fare l'Italia. In questo post, del 20 novembre, ho cercato di spiegare perchè, a mio avviso, l'Italia, invece di inseguire la Germania alla spasmodica ricerca di un seggio in Consiglio di Sicurezza, dovrebbe scommettere su un nuovo assetto multilaterale del mondo libero, su una nuova organizzazione internazionale per il lancio della quale l'America si muoverà unita. L'Italia dovrà farsi trovare pronta, dal punto di vista ideale e operativo, essere tra i fondatori, svolgere un ruolo attivo e di primo piano nella costruzione di tale nuova istituzione, prepararsi a questo scopo con le personalità più autorevoli sulla scena estera. Non è giocando le sue carte spericolatamente su un improbabile miracolo all'Onu che l'Italia potrà preparare il suo rilancio sulla scena internazionale.

Rocca esordisce con la conclusione a cui Daalder e Lindsay sono giunti:
«Le Nazioni Unite sono fallite. Bisognerebbe prenderne atto, dirlo chiaramente, non sprecare tempo in riforme e alchimie istituzionali che non potranno mai essere approvate e che non cambiano di una virgola la sostanza, che è questa: rispetto alle grandi questioni, cioè la guerra e la pace, l'Onu è un ente pressoché inutile, se non dannoso. E' un'organizzazione che non ha mai funzionato oppure ha tradito lo spirito dei suoi fondatori e rinnegato i principi contenuti nella sua Carta. Le Nazioni Unite andrebbero ringraziate, poi salutate e infine chiuse, cancellate, archiviate».
«L'elenco dell'irrilevanza e dei disastri è lungo». La mancata difesa della risoluzione su Israele; la risoluzione 2.708 del 1970 che riconosceva il diritto all'uso del terrorismo per esercitare il diritto all'autodeterminazione; Le crisi di Corea del Nord, Cambogia, Cuba, Vietnam, poi le invasioni sovietiche in Ungheria, Cecoslovacchia, Afghanistan, le crisi umanitarie in Bosnia e Kosovo, il genocidio ruandese, dove la decisione di Kofi Annan di non "compromettere" l'imparzialità dell'Onu è costata la vita a 800 mila persone. In ultimo, ancora oggi, l'assenza dall'Iraq e la mancata condanna dell'antisemitismo.

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