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Saturday, November 20, 2004

Perché è nell'interesse dell'Italia lavorare all'Alleanza delle Democrazie

Franco Venturini, oggi sul Corriere, mette in guardia il nuovo ministro degli Esteri Fini: l'ipotesi più accreditata di riforma del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (fra dieci giorni il comitato dei saggi presenterà la sua bozza) rischia di declassare il ruolo internazionale dell'Italia. Con il ventilato ingresso di Germania, Giappone, India e Brasile tra i membri permanenti, verrebbe «svuotato» di significato il G8 di cui facciamo parte (solo Italia e Canada non avrebbero la doppia presenza Onu-G8) e con l'ingresso della Germania saremmo l'unico dei «quattro grandi» europei a restare escluso dai seggi permanenti del Consiglio.

La Farnesina, ma anche la presidenza del Consiglio e della Repubblica, farebbero bene a preoccuparsi e dovrebbero senz'altro impedire un tale inaccettabile smacco all'Onu. Evitando tuttavia di concentrare tutta la loro azione e peso diplomatico sul fronte della riforma. Sarebbe un grave errore di miopia politica infatti non capire che l'Onu è sempre più un'istituzione in declino, a prescindere dagli indirizzi prevalenti alla Casa Bianca, e che in un futuro non troppo prossimo il ruolo di istituzione guida planetaria potrebbe approdare su altri lidi. Dalle elezioni del 2 novembre, è emerso ciò che anche autorevoli ricerche hanno confermato: gli americani sono disposti a farsi coinvolgere solo in istituzioni internazionali che si dimostrino legittime - che incarnino cioè i valori democratici - ed efficaci nel garantire la sicurezza. L'idea dell'inadeguatezza delle due più importanti istituzioni multilaterali della nostra epoca, l'Onu e la Nato, si rafforza in importanti settori di area democratica.

Dunque, nei prossimi mesi, possiamo ragionevolmente attenderci da questa amministrazione un deciso impegno nell'elaborazione di un nuovo assetto multilaterale del mondo libero, con il lancio di una nuova organizzazione internazionale, più adatta dell'Onu e della Nato ad affrontare le nuove sfide del XXI secolo. Un'impresa per la quale l'America si muoverà unita. Da parte democratica, l'area clintoniana parla esplicitamente di «Alleanza delle Democrazie», e il dialogo con l'amministrazione Bush su questo fronte, nonché il sostegno, non verrebbero a mancare.

Cosa può fare l'Italia. Dovrà farsi trovare pronta, dal punto di vista ideale e operativo, essere tra i fondatori, svolgere un ruolo attivo e di primo piano nella costruzione di tale nuova istituzione. Per questo, fin da ora, il ministero degli Esteri dovrebbe coinvolgere - con spirito bipartisan - personalità politiche prestigiose, autorevoli e popolari in progetti e iniziative diplomatiche concreti. Solo così, non giocando le nostre carte spericolatamente su un improbabile miracolo all'Onu, l'Italia potrà preparare il suo rilancio sullo scena internazionale. Il rischio è che per pigrizia intellettuale si continui a vedere nell'Onu un pulpito morale il cui ruolo preminente non debba mai essere messo in discussione. Non solo invece la sua crisi è soprattutto una crisi di legittimità morale, ma l'Italia dovrebbe guardare alla realtà di un'istituzione che continua a nutrire una pericolosa illusione multiculturalista, in salsa pacifista e terzomondista, e che offre spazi sempre più stretti dove tutelare i propri interessi di democrazia. E ciò probabilmente sarà ancor più vero dopo la riforma del Consiglio di Sicurezza.

3 comments:

Anonymous said...

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Anonymous said...

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Anonymous said...

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