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Tuesday, November 30, 2004

Per rendere credibile e seria la riforma delle aliquote

Il partito della spesa pubblica è immenso e porta al pauperismo
Occorre sconfiggere «l'egemonia confindustrial-sindacale in materia di spesa pubblica e microvantaggi privati». E' moralmente inaccettabile la politica di privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite per la quale finora si incentivano le imprese e poi se le cose si mettono male i danni tanto li ripaga lo Stato e i cocci sono nostri. E' moralmente inaccettabile che le nuove generazioni continuino a portare il fardello dei privilegi dei padri e dei nonni.

Quello di Berlusconi è un taglio ancora piccolo, 6 miliardi di euro, ed è lecito attendersi che sia reso vano dalla scarsa incisività della riforma della spesa e dalle pressioni corporative che giungono anche dalla maggioranza. A questo punto però, come osservava Marco Pannella domenica sera, non basta avvertire che è "troppo tardi, che si è fatto male e troppo poco", ma bisogna avanzare proposte, spingere in avanti, per far sì che il processo iniziato sia tale e non torni ad arenarsi nelle concertazioni corporative che sequestrano ricchezza ai cittadini.

Ci prova Il Foglio a dire cosa fare: 1) annunciare tagli nel 2006 per nove miliardi di euro (in totale due punti percentuali di Pil che garantirebbero una crescita di almeno mezzo punto); 2) orientare la prossima riduzione in modo da riequilibrare il rapporto tra le riduzioni a favore della domanda (le famiglie) e dell'offerta (le imprese), agendo sull'Irap, l'incredibile e odiosa tassa "di destra" che il centrosinistra inventò proprio sul lavoro; 3) attaccare la spesa pubblica introducendo criteri di trasparenza, flessibilità e merito.

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