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Friday, November 05, 2004

Presidenziali Usa 2004. Le analisi

  • Bush pronto a governare «in his own style»
    Ha un capitale politico da spendere, e lo spenderà secondo il suo stile, secondo quanto promesso, secondo il suo motto: "Intendo dire davvero ciò che dico"

  • «The End of the Sixties»
    Sepolti i retaggi di quegli anni: il radicalismo liberal e il pregiudizio nei confronti dell'uso del potere americano. Il Partito democratico deve tornare a guardare a Roosvelt e Truman.

  • I "buoni" e i "Bush haters" hanno avuto torto
    Smacco per la pretesa «superiorità morale e intellettuale» e per l'intolleranza di chi, in patria e all'estero, ha sottovalutato Bush, la sua visione e la sua profonda sintonia con la nazione.

  • I Dem. lontani dalla nazione; che è una. E pluribus unum
    Cosa si intende veramente quando si dice che l'America è una e che non esiste una seconda America, quella immaginaria, quella "migliore" e dei buoni.

  • «Two Nations Under God»
    Thomas Friedman turbato dal fondamentalismo cristiano.

  • Vince il presidente dell'11 settembre
    Lo schema adottato alla vigilia del voto si è rivelato falso, viziato dall'ideologia e dal pregiudizio.

  • Lezioni americane
    I discorsi "del giorno dopo" di Bush e Kerry.

  • George W. Four More Years. Una vittoria americana
    L'America non è in crisi come sistema democratico, non va riformata, non è fondamentalista, i cittadini sono lontani dagli stereotipi che girano qui in Europa, sono liberi, "conoscono e deliberano".

  • Bush o Kerry for president?
    Il mio personalissimo endorsement della vigilia.
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