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Monday, November 08, 2004

Terzismo giornalistico di Wittgenstein

«Il problema è che la semplificazione giornalistica e il bipolarismo politico e culturale stanno devastando la nostra capacità di comprensione delle cose e la nostra disposizione a ritenerle complesse, poco chiare, con diversi significati. Le vogliamo assolute, definitive, facili e pronte per il titolo, o lo slogan. Le vogliamo maggioritarie».
Il maggioritario del pensiero porta i cervelli all'ammasso. Siamo d'accordo con Wittgenstein, disgustato dai commenti sulle elezioni americane. Sono d'accordo solo se intende ricordare a tutti i faziosi che la realtà è più complessa di quanto tutti gli editoriali di questo mondo possano mai spiegare. Attenzione però. Portando all'estremo la sua logica non dovrebbero esistere che enciclopedie, né bisognerebbe perder tempo a scrivere articoli. Quando si cerca di intrepretare un risultato elettorale si effettua una scelta - con tutti i limiti che ciò comporta: fra tutti i fattori complessi e intrecciati che contribuiscono ad un esito (ma questo è scontato) l'autore sceglie di evidenziarne uno, o alcuni. Potrebbe rivelarsi una scelta acuta... o ottusa. Di "anche.. anche.. anche.." ne possiamo aggiungere all'infinito, ma il valore dell'analisi alla fine è la selezione. E ce ne sono di più vicine e di più lontane alla realtà. Io scelgo di condividere o meno delle analisi, consapevole che non esauriscono la complessità del reale, ma scelgo.
Altrimenti si rischia il relativismo, o l'eterno "terzismo" giornalistico.

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