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Friday, November 05, 2004

Quante amenità e assurdità su Arafat

Per fortuna c'è Foreign Affairs che ha selezionato dal suo archivio un'interessante serie di articoli dal 1975 ad oggi sull'anziano leader palestinese, ripercorrendo nelle analisi dell'epoca le tappe della sua parabola politica. In mano a chi, ci chiediamo sommessamente, andrà a finire il suo tesoro personale?

Articoli che ovviamente stridono con alcune imprudenti e oscene dichiarazioni che si susseguono in questi giorni. Da sinistra a destra si canta la sua grandezza. Il Giuseppe Mazzini dei palestinesi (Marco Follini); un «capo partigiano» (Giulio Andreotti); «combattente e uomo di Stato che avuto anche il coraggio di impostare il tema della pace» (Massimo D'Alema); «i passati da terrorista non contano. Dietro il Risorgimento italiano c'è stato il terrorismo» (Francesco Cossiga); «ora portare a compimento il suo sogno», «anche un personaggio complesso e controverso che ultimamente ha mostrato alcune ambiguità nei confronti del terrorismo» (Gianfranco Fini, nostro futuro ministro degli Esteri); «un grande uomo di pace» (Mario Scialoja); «una figura di grande prestigio, un riferimento per generazioni di palestinesi che hanno lottato per la loro patria» (Paolo Cento); «un amico storico dei socialisti italiani, il grande errore di una parte del sistema politico israeliano e occidentale è stato quello di credere che la pace fosse più facile contro di lui anziché con lui». (Ugo Intini). Per ora ci fermiamo qui, ma prepariamoci al peggio.

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