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Friday, November 26, 2004

Putin è debole, può crollare in Ucraina

E' "realismo" pensare che possa perdere Kiev. L'Ucraina in bilico: nuova Jugoslavia o primavera democratica. In gioco anche il destino di Mosca. Stranezze del Foglio! Neocon in Medio Oriente, "realista" in Ucraina. Ma, caro Giuliano Ferrara, come i neocon insegnano, il miglior "realismo" è la democrazia, non la stabilità. Se la "Vecchia Europa" (Parigi e Berlino) si facesse coinvolgere in Iraq, Putin avrebbe, in queste ore, un'arma di pressione in meno su Washington

Stamani sul Foglio c'è l'analisi di Federigo Argentieri, secondo il quale il presidente russo ha fatto male i suoi «calcoli». Mira a ridare lustro all'imperialismo russo (gli antimperialisti nostrani ovviamente non se ne accorgono), costituendo un Superstato con Bielorussia e Ucraina come marche occidentali. Ma ha fatto i conti senza quel «dato più rilevante, che potrebbe rivelarsi più potente di tutte le considerazioni geopolitiche: che un'antica nazione europea si è risvegliata e reclama il posto che le spetta nel consesso continentale. Se e quando la rivoluzione "orange" trionfasse, gli effetti non potrebbero che essere benefici sulla stessa Russia».

Putin sull'Ucraina si gioca tutto, ma resta debole. Europa e Stati Uniti hanno il dovere di accorgersene. La comunità internazionale ha reagito, almeno a parole - ma è già tanto - compatta. Capi di governo, rappresentanti di Bruxelles, figure carismatiche si stanno recando in Ucraina dando implicitamente credito e forza alla piazza. Le notizie che giungono da Kiev parlano di uno Yushchenko dalla "capa tosta", appoggiato da una piazza che non demorde, e i primi spazi di informazione si aprono anche sui canali più governativi. Insomma, Putin questa battaglia può perderla davvero, è "realistico" pensare che possa perderla e impegnarsi affinché sia la democrazia a spuntarla.

Europa e Stati Uniti che fanno?. «Le prime reazioni sembrano rassicuranti, nel senso che tutti sono unanimi» nel rifiutare l'esito dei brogli elettorali. Ma dietro la fermezza della presidenza di turno dell'Ue mostrata da Balkenende si nasconde un'impotenza europea che ha radici lontane e viene irradiata da alcune cancellerie (Parigi, Berlino, Roma) che tentennano sul da farsi, nel timore di consumare rotture troppo profonde con il "vicino" Putin. Ma Vladimir non è la Russia, legarsi al suo destino e alla sua politica è miope.

Anche gli Stati Uniti mostrano fermezza, a parole. L'amministrazione Bush è tentata di accettare il ricatto di Putin. "Comprare" un più attivo coinvolgimento russo nel dopoguerra iracheno "pagandolo" con l'accettazione dell'influenza russa a Kiev. Signori, gli ucraini non ci stanno, non siamo nel 1946, prendiamo atto di questa "realtà" e facciamocene forza. Tra Washington e Mosca si tratta, in queste ore, proprio in questi termini. Se la "Vecchia Europa" (Parigi e Berlino in testa) si facesse coinvolgere in Iraq e desse garanzie concrete di condividere la "guerra" (non la "lotta") al terrorismo, Putin avrebbe un'arma di pressione in meno, e Bush una forza in più per liberare gli ucraini. L'America è interessata alle percentuali di debito iracheno che i paesi contrari alla campagna militare contro Saddam sono disposti a cancellare. Si facciano avanti Parigi e Berlino, per rendere meno rilevante il credito vantato da Mosca.

Il Foglio. Da ultimo c'è da segnalare la posizione del quotidiano di Giuliano Ferrara. Davvero una stranezza. Neocon in Medio Oriente, "realista" in Ucraina. Qui e qui gli articoli di oggi che testimoniano questa singolare posizione, già espressa nei giorni scorsi. Eppure, anche in questo caso, il maggior "realismo" è la democrazia, e non una qualsiasi stabilità che possa derivare dal negoziato con gli interessi di Mosca.

Ciò che sta accadendo, qualunque sia l'esito finale, sarà materia di studio sulla forza e i limiti del soft power e del potere di attrazione che i sistemi politici liberi esercitano, sul peso dei comportamenti e delle responsabilità delle cancellerie occidentali, sul modo di agire delle piazze.
«Per gli ucraini che hanno trascorso quattro notti al gelo nelle strade di Kiev la lotta non riguarda un orientamento geopolitico - preferiscono strette relazioni con Mosca - ma se il loro sarà o meno un paese libero, con una stampa e una giustizia indipendenti e leader scelti con un voto veramente democratico. Mr. Putin, che ha finanziato con centinaia di migliaia di dollari la cmpagna del primo ministro, sta sostenendo l'imposizione di un regime autoritario con le caratteristiche di quello che sta creando in Russia - propaganda, controllo dei media, persecuzione del dissenso, mondo degli affari guidato dallo Stato, elezioni né libere né corrette. Denunciando le frodi in Ucraina, gli Stati Uniti e l'Unione europea stanno cercando non di acquisire un nuovo cliente occidentale, ma di difendere la democrazia e l'indipendenza che la maggior parte degli ucraini vogliono».
Washington Post

2 comments:

Anonymous said...

condivido quanto scrivi, anche se non collocherei la posizione del Foglio sul versante del realismo kissingeriano. credo, magari sbagliando, che nell'articolo di oggi si ponga esattamente lo stesso obiettivo che definisci "neocon", ma con un processo negoziato. se c'è un interlocutore ragionevole, si può arrivare alla democrazia piena anche senza azioni di forza. e, almeno a parole, kuchma non è saddam.

http://harry.ilcannocchiale.it

JimMomo said...

Per carità, non alludevo a nessuna azione di forza. Mi pare però che l'obiettivo democrazia in Ucraina debba essere considerato come strategico, mentre quando si tratta di Putin e della Russia, mi pare che Ferrara tenda a chiudere un occhio. Il suo giornale mantiene un atteggiamento comprensivo nei confronti dell'ipotesi di scambio: "Ucraina sotto l'influenza russa-cancallazione del debito iracheno da parte della Russia"