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Friday, November 05, 2004

Bush pronto a governare «in his own style»

Ha un capitale politico da spendere, e lo spenderà secondo il suo stile, secondo quanto promesso, secondo il suo motto: "Intendo dire davvero ciò che dico".

Bush è stato esplicito su come intende condurre il suo secondo mandato. Di corsa verso la ownership society, con riforma del codice fiscale e privatizzazione della sicurezza sociale, crescita economica, educazione, combattere e vincere la guerra al terrorismo. Bush ha sì espresso il desiderio di coinvolgere i democratici nell'azione legislativa, ma senza snaturare i suoi obiettivi e i suoi principi. I quattro semplici punti cardinali che ha introdotto Bush alla Casa Bianca: Ownership society è la parola d'ordine per la riforma della società americana; Guerra invece di semplice lotta al terrorismo è la svolta dopo l'11 settembre; Democrazia invece di stabilità è la parola d'ordine della politica estera; Guerra preventiva e non deterrenza è la nuova strategia di sicurezza nazionale.
Le teorie neocons saranno «parte centrale della politica estera americana». La democrazia è ancora possibile in Iraq e in Medio Oriente, anche in Palestina, e la sua diffusione è di importanza strategica per proteggere la nazione.
«If we are interested in protecting our country for the long term, the best way to do so is to promote freedom and democracy».
«Sono fortemente in disaccordo con chi non capisce la saggezza nel promuovere società libere in giro per il mondo» e «con chi crede che certe società non possano essere libere».
Mano tesa agli alleati vecchi e nuovi:
«Anche se non siamo stati d'accordo abbiamo un nemico comune. Continuerò a lavorare con i nostri amici e alleati in Europa e nella Nato, per promuovere sviluppo e progresso, per sconfiggere i terroristi e incoraggiare la libertà e la democrazia come alternativa alla tirannia e al terrore».
Idee chiare sul mandato ricevuto e sui rapporti col Congresso:
«After hundreds of speeches and three debates and interviews and the whole process, where you keep basically saying the same thing over and over again, that when you win, there is a feeling that the people have spoken and embraced your point of view, and that's what I intend to tell the Congress».
Fonte: Washington Post
Intanto a Washington si rincorrono le voci sui nuovi uomini del presidente.

Quella di Bush non è stata una vittoria «di misura», ma una vittoria che esprime un mandato, fa notare il direttore del Weekly Standard, William Kristol. Un mandato che Bush porterà a termine con fermezza e determinazione:
«The hair-pullers and teeth-gnashers won't like it, of course, but we're nevertheless inclined to call this a Mandate. (...) Whatever mistakes the administration has made these past 18 months - and there've been more than a few too many - President Bush deserves enormous credit simply for staying the course, for rejecting bad advice to cut and run from purported friends and foes alike. On this central question of national security and principle, George W. Bush has proved himself an extraordinarily courageous president».
In «Atto secondo», Fred Barnes individua 4 ragioni per cui, a dispetto della tradizione che vuole mosci i secondi mandati, il "secondo atto" di Bush promette di essere efficace: un'agenda fitta di obiettivi sia sia per la politica interna sia per la sicurezza nazionale; collaboratori saggi e competenti; maggioranza repubblicana al Congresso, sempre a rischio franchi-tiratori ma con possibilità di stabilire buone relazioni con i pochi leader democratici più moderati; nessuno scandalo in vista. La sconfitta del leader democratico al Senato Tom Daschle dimostra che l'opposizione intransigente non funziona.

Dan Balz (WPost) riconosce a Bush di aver ricevuto un mandato chiaro: non è stata una vittoria a valanga, ma significativa in una contesa elettorale così polarizzata.
«It is a style that does not exclude reaching agreement across the political aisle, but it is one that has at its core Bush's fealty to basic principles. Having won a second term on those terms, he is now set to govern in his own style».

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