La mamma di Condoleezza Rice
Non c'è nulla di male nel volersi circondare di collaboratori che riteniamo fidati e competenti. Ma nelle recenti nomine di Bush Casa Bianca non bisogna notare solo questa "questione di fedeltà".
«Il processo di selezione di Bush porta con sé storie di eccellenza, e di umanità. Porta con sé un esule cubano, un'afroamericana cresciuta in Alabama, un giamaicano del Bronx, un ragazzo che scopre, in una notte di Natale, che l'uomo che ha sempre chiamato papà non è suo padre. Porta con sé lo spessore umano e la bravura professionale. Due giorni fa, nominando Carlos Gutierrez come segretario al Commercio, Bush ha definito la vita del suo nuovo ministro "a great american success story", una storia di successo, l'incarnazione del sogno americano, un misto di scelte complicate e opportunità, di umanità ed eccellenza, appunto». Segue »
«(...) Lo stesso Bush ha alle spalle esperienze difficili: non ha dovuto lasciare Yale per fare l'operaio come il suo vice Dick Cheney, né ha visto il padre rinchiuso in un carcere di Cuba come il suo nuovo ministro Gutierrez, ma ha portato il peso di un passato che è stato «un fiasco», come l'ha definito, ha dovuto sempre dimostrare di valere qualcosa contro chi gli diceva che non sapeva governare, non sapeva parlare, non sapeva pensare».E' Bush stesso a porre questa «enfasi sulle storie personali dei suoi collaboratori» che «suona stonata alle orecchie delle classi dirigenti di altri paesi, dove conta di più la formazione in atenei prestigiosi, la vita pensata e non vissuta, la bambagia» da figli di papà e mammà.
Nel nuovo staff presidenziale «c'è chi è partito da niente ed è arrivato al massimo delle cariche e chi già partiva da qualcosa di più e l'ha portato al massimo dell'eccellenza. C'è sempre l'american dream, cui ogni americano è devoto, perché è intrinseco nella sua concezione di vita. (...) Si può continuare a sostenere che è una semplice questione di fedeltà», ma non si vuole vedere «una classe dirigente in grado di premiare chi ha abilità e spessore umano, chi entra nella scena politica, e poi ne esce, con un compito da assolvere, senza la semplice, facile ipocrisia della ricerca del potere».
Fonte: Il Foglio
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