L'embrione è da taluni considerato persona non perché già lo è, ma perché lo diverrà. Il filosofo Emanuele Severino ha scritto sul Corriere che il processo che trasforma l'embrione in uomo non è inevitabile né garantito, esprime quindi la differenza tra atto e potenza. Quelli del Foglio, Eugenia Roccella e Roberto de Mattei, replicano con obiezioni ragionevoli:
a) la distinzione appare «scolastica e non utilizzabile» perché la sensibilità dell'opinione pubblica travalica il parere tecnico di saperi iniziatici;
b) è utile richiamarsi al "senso comune", che non serve per pensare, ma per «guardarsi pensare», per ristabilire l'equilibrio, il senso della misura, delle proporzioni, il senso di realtà laddove sembra smarrirsi: «Reagire all'eccessivo intellettualismo che domina nel discorso e traduce la cosa nel concetto della cosa fino alla rarefazione e alla scomparsa della cosa»;
c) il fatto che «il processo per cui l'embrione svolge le sue potenzialità e diviene persona» possa essere interrotto da noi pone dei dubbi sul piano dell'etica;
d) è quanto meno ragionevole pensare che l'embrione sia «insieme un essere in atto e in potenza... un uomo-embrione in atto e un uomo-adulto solo in potenza» e che seppure «non attua perfettamente la natura umana, partecipa alla dignità di questa natura».
E' anche vero però, che il prof. Severino si è posto il problema di replicare a chi, attingendo ad un sapere altrettanto iniziatico del suo, è così sicuro che l'embrione sia una persona, un "essere-già-uomo", e da questa premessa - comunque indimostrabile "icto oculi" - traduce una serie di divieti giuridici. Richiamare il concetto aristotelico di potenza mi sembra altrettanto astratto e in fin dei conti inutile per il legislatore di quanti si richiamano a convinzioni religiose.
Il punto vero è che mi pare non si debba essere filosofi, o definire ontologicamente l'embrione, per poter fare una buona legge in materia di fecondazione assitita, cellule staminali e clonazione terapeutica. La Roccella ci richiama al "senso comune" di La Capria, ma è proprio richiamandosi a questo senso comune che diviene indifendibile la legge 40 approvata in Parlamento. Abolirla, ed introdurre una regolamentazione anche severa come è in Gran Bretagna e Svizzera, non significa non porre limiti alla tecnica, essere schiavi dello scientismo, bensì beneficiare di quel "senso comune" a cui ci si è richiamati per riprendere Severino. Da qualunque posizione ideologica si vadano cercando ragioni teologiche e filosofiche ci si ritroverà con un pugno di dubbi ancora ronzanti e il problema legislativo sempre lì: che fare?
2 comments:
Caro Jm, dove trovo gli articoli del Foglio? (Sull'embrione e su Severino ho detto la mia su LEftwing, e su Azioneparallela).
Massimo
Scusa il ritardo, sono stato a Bruxelles per i "colloqui" radicali. Gli articoli sono sul Foglio di sabato 4, pagina 2. Devi consultare l'archivio, però ti devi registrare.
ciao
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