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Thursday, December 18, 2003

La chiave: «Chi invoca il pluralismo come se fosse sinonimo di libertà e concorrenza non sa di che cosa parla»
«Nella tradizione europea è assimilabile al corporativismo. In Italia è partitocrazia». E' questo il punto, lo mette a fuoco Angelo Panebianco.
Da noi, «pluralismo non ha mai significato vera competizione e non ha mai avuto come fine la libertà degli individui, ma quello di garantire sfere d'influenza. Il pluralismo è una condizione della libertà, ma può anche entrare in conflitto con essa. Il pluralismo, inteso come presenza di una diversità di attori istituzionali e sociali, è condizione necessaria ma non sufficiente per avere un regime di libertà. Nell'accezione anglosassone la preoccupazione per gli eventuali esiti negativi del pluralismo per la libertà è molto sentita, «perché è sempre viva la percezione che quella pluralità di gruppi può diventare oppressiva degli individui. Lo diventa quando i gruppi, anziché competere, colludono. Ciascuno si ritaglia la propria area d’influenza e poi ci si mette d'accordo. A questo punto le libertà non sono più tutelate, e i gruppi diventano oppressivi dei singoli. Finisce quella libera concorrenza tra gruppi che è tutela indiretta delle libertà individuali».
«Largamente identificabile col corporativismo, il termine pluralismo viene usato per addolcire una parola screditata dai fascismi». Un esempio? «Da noi l'importanza della corporazione è tale che persone in assoluta buona fede pensano che, in una società liberale, quello che conta sia l'indipendenza della magistratura. In una società liberale autentica, quello che conta è invece l'indipendenza del singolo giudice. Qui invece, dove la visione è di tipo corporativo, bisogna assicurare prima di tutto l'indipendenza dei gruppi corporati».
«Storicamente, quindi, e proprio nel campo dell'informazione radiotelevisiva, il termine "pluralismo" si connota come antitesi della competizione, all'insegna della spartizione collusiva di zone d'influenza». Ecco perché nessuno toccherà mai né Rai né Mediaset. Mettiamoci l'anima in pace.

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