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Wednesday, June 13, 2012

La giornata: Monti prova a mettere in riga i partiti ma Wsj e Ft mettono in riga lui

Mentre non si placano le tensioni sui mercati, con il rendimento del Btp a 10 anni ben al di sopra del 6%, ieri sera incontrando ABC e stamattina alla Camera Monti ha cercato di mettere in riga i partiti, ma nel frattempo Wall Street Journal e Financial Times all'unisono mettevano in riga lui.

Tre cose sono emerse chiaramente dal dibattito in aula.
1) Con tutti i mal di pancia del caso i partiti sono ancora disposti a digerire di tutto. Sulle politiche anti-crisi il governo ha avuto, ed ha, la massima libertà di manovra, ma non l'ha usata né la sta usando per cambiare radicalmente le politiche di finanza pubblica rispetto ai suoi predecessori, né per imporre riforme strutturali incisive. E nonostante Monti ci abbia provato, sobriamente e garbatamente, a scaricare le colpe sui partiti e sulla lentezza del Parlamento, la realtà è ben diversa: i provvedimenti e le riforme chiave sono usciti in ritardo e annacquati non dal Parlamento, ma già dal Consiglio dei ministri (liberalizzazioni e riforma del lavoro), o peggio non ne sono usciti affatto (dismissioni e tagli alla spesa). Insomma, il virus della paralisi è interno al governo. Non è stato forse il governo, per fare un favore al Pd, a optare per il ddl anziché per il decreto come veicolo della riforma del lavoro, pur sapendo quanto fosse decisiva per il giudizio dei mercati?

2) Gli argomenti e gli alibi cui ha fatto ricorso Monti stamattina per difenderci dall'attacco dei mercati sono identici a quelli dell'odiato duo Berlusconi-Tremonti: l'Italia ha deficit, debito privato e tasso di disoccupazione più bassi degli altri Paesi, e un sistema bancario più solido; il governo ha già fatto molto per la crescita (ma ci vuole tempo per i risultati), e bisogna mostrarsi uniti per non offrire il fianco ad osservatori esteri tutt'altro che ben disposti verso il nostro Paese.

3) Confermata la strategia tutta rivolta verso Bruxelles (e Berlino) e rinunciataria sul fronte interno. Monti ha mostrato di sapere benissimo cosa chiedere all'Europa (e alla Merkel) – investimenti pubblici, Eurobond – ma di non avere le idee chiare su cosa fare in Italia.

Peccato che gli osservatori più qualificati siano invece più interessati al processo di riforme interne, dal quale sono letteralmente scoraggiati, siano preoccupati di vedere che Monti cerca la soluzione europea piuttosto che affrontare la malattia italiana, e abbiano ben chiaro che il nuovo rischio paralisi risiede all'interno dell'esecutivo. Ecco perché sono così duri con Monti sia il Wall Street Jornal che il Financial Times, gli stessi che pochi mesi fa lo avevano o paragonato alla Thatcher o acclamato come il salvatore dell'Europa, quindi non sospettabili di pregiudizi negativi nei suoi confronti. [Anche se in un'altra perla delle sue, dopo lo "Schnell Frau Merkel", il Sole 24 Ore ci vede un complotto Usa contro gli Stati Uniti d'Europa].

«L'aura di Monti svanisce mentre l'Italia combatte la crisi», titola in prima pagina il Wsj-Europe. «La luna di miele è finita. Il ritorno dell'Italia nel mirino della crisi - è l'incipit dell'articolo - ha accresciuto la pressione su Monti per accelerare la sua svolta nella moribonda economia del Paese. Lo sforzo, però, si sta scontrando con una crescente ondata di malcontento interno». Le prime misure dello scorso novembre – riforma delle pensioni e tassa immobiliare – avevano suscitato «l'ampio apprezzamento degli investitori e dei leader mondiali», ricorda il quotidiano. Poi «l'aura che circondava Monti è sbiadita», a causa delle questioni rimaste incompiute: riforma del mercato del lavoro, tagli alla spesa e modernizzazione della giustizia.

La resa di Monti ai sindacati e al Pd sulla riforma del lavoro e l'inazione sul fronte dei tagli alla spesa - l'avevamo segnalato per tempo - si confermano sempre più come il vero spartiacque per gli osservatori internazionali. «Monti ha dovuto annacquare la riforma», reintroducendo il controllo giudiziale anche sui licenziamenti per motivi economici, osserva il Wsj lasciando intendere che ciò sia avvenuto durante l'iter al Senato, mentre si è verificato ancor prima che il testo arrivasse in Parlamento. La riforma, quindi, non servirà ad affrontare le rigidità che affliggono l'economia italiana da generazioni. Il rigore è troppo basato sulle tasse piuttosto che sui tagli alla spesa pubblica. E la «tentacolare burocrazia» italiana sta resistendo apertamente ai tentativi di ridimensionare il bilancio pubblico, rileva il Wsj.

Ha citato il Financial Times il premier stamattina per ricordare i punti di forza dell'Italia, censurando guarda caso il duro editoriale in cui al governo viene rimproverato di avere perso lo slancio riformista. «Mamma mia, ci risiamo», Roma è di nuovo «nell'occhio del ciclone». Per fattori esterni, certo, ammette il quotidiano della City, ma anche per colpe sue. I partiti «devono smetterla di tirarla per le lunghe», i ministri che nutrono ambizioni politiche devono «metterle da parte», ma se «lo spirito riformista dei primi 100 giorni si è pian piano esaurito», osserva il Ft, è «a causa di un eccesso di prudenza ministeriale, che ora rischia di degenerare in completa inerzia». Preferibile il ritorno del governo al suo «zelo riformista», ma tale è la sensazione di inazione, che il quotidiano britannico arriva ad evocare le urne come soluzione migliore rispetto ad un «prolungato periodo di stasi». Anche per il Ft le cose da fare sono le solite: tagliare la spesa per tagliare le tasse su impresa e lavoro; riformare il sistema giudiziario, che «ha tempi da lumaca, ostacolo pesante agli investimenti».

ANTI-CORRUZIONE INUTILE - Proprio quello che non stanno facendo governo e Parlamento, occupati a inasprire le pene per corruzione e a introdurre nuove e sempre più confuse fattispecie di reato. Ma non è quello che si aspettano i mercati e gli osservatori internazionali: per attirare investimenti occorrono interventi per velocizzare la giustizia civile e garantire il rispetto dei contratti.

3 comments:

Anonymous said...

Monti dice che il governo ha già fatto molto per la crescita?Forse vuole rubare il mestiere a Crozza.
Toni

Dave said...

Tutto condivisibile, ma andrei cauto col ritenere "inutili" le misure anti-corruzione.

JimMomo said...

Possono appagare il nostro sdegno per la corruzione, ma per investimenti serve ben altro: corruzione sistemica si sconfigge riducendo spesa e burocrazia; e mercati vogliono vedere giustizia veloce e certezza contratti, non gli frega niente di pene più severe.