Per giudicare su tali questioni, occorre essere consapevoli di quale risposta si dà a questa domanda: quella contro il terrorismo islamico è a) una guerra o b) una lotta alla criminalità organizzata? La mia risposta, essendo a), implica che, come in guerra, quando si cattura un nemico non lo si processa. Se il combattente fa parte di un'organizzazione aderente alla Convenzione di Ginevra, avrà diritto a essere trattato secondo i principi della convenzione. In caso contrario, sarà sufficiente rispettare nei suoi confronti i principi di umanità riconosciuti oggi nei paesi occidentali.
Oggi Giuliano Ferrara chiarisce senza peli sullo stomaco:
«I poteri sono tre: il legislativo fa le leggi, il giudiziario le deve applicare senza parzialità, l'esecutivo (altrimenti detto governo) governa. In alcuni casi, specie quando si tratti di sicurezza in situazione di guerra, l'esecutivo è al di sopra o al di sotto della legge, e può opporre il segreto di stato di fronte al Parlamento e ai magistrati, può autorizzare in emergenza operazioni illegali. Fine. Tutto il resto è noioso moralismo, incapacità di capire il significato della politica e il funzionamento del potere, questo meccanismo forse odioso, certamente misterioso, ma indispensabile a far vivere una democrazia...»Adesso si apprende, dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, che gli Stati Uniti e le nuove autorità irachene stanno trattando con gli insorti sunniti per ottenere un cessate-il-fuoco in cambio del rientro nel processo politico. Al di là di come si voglia giudicare la scelta americana (buon senso, exit strategy, ritorno alla realpolitik e quant'altro), mi meraviglia chi si meraviglia. Coloro che da mesi e mesi non hanno fatto altro che invocare il mitico "ritorno alla politica" spiegando che non era possibile una vittoria militare sul campo e che piuttosto bisognava coinvolgere i sunniti (oops, i «resistenti») nel processo politico, proprio loro, oggi, non possono accusare gli americani di incoerenza (come fa Venturini), ma dovrebbero esultare: "Meglio tardi che mai!".
Dovrebbero lasciare agli altri, a quelli come me, di interrogarsi se sia incoerenza, buon senso, o altro ancora.
P.S.: A me non sembrano trattative.
UPDATE 30 GIUGNO: Sottoscriviamo il commento di Christian Rocca:
«Nel mondo occidentale oggi la differenza è tra chi ha visto che cosa è successo l'undici settembre e quindi vorrebbe sconfiggere il nemico e chi ha visto che cosa è successo però dice che dovremmo capire le ragioni dell'odio che il nostro nemico ha nei nostri confronti. Che gli italiani e gli europei non stiano tra i primi e non sostengano gli americani è una cosa incredibile: ma come fanno a non capire che nel momento in cui a Washington si romperanno le scatole di morire e di spendere anche per noi, e per giunta essere presi per il culo, poi toccherà a noi combattere o, come abbiamo spesso fatto nello scorso secolo, arrenderci?»
5 comments:
Me l'ero chiesto anche io. Ma se la guerra è il modo sbagliato e ci vuole l'intelligence... perchè ora arrestare gli 007?
perfettamente d'accordo.
Il punto è un altro: gli americani sono stati dei cialtroni e mi spiace ammettere che se continuano su questo andazzo, per quanto mi riguarda, perderanno tutta la mia stima. Mi sa che l'Iraq gli ha dato un po' alla testa, infatti non hanno nemmeno dichiarato che Roma era ha conoscenza dell'operazione, ma anzi hanno ostentato una supponenza che ci vuole proprio il prosciutto davanti agli occhi per non incazzarsi: come, in Germania gli Usa collaborano con la polizia e da noi no? Cosa dovrei pensare a questo punto: che per avere un minimo di rispetto si debba far rimpatriare i nostri dall'Iraq?
Gli amici non si comportano così, quando sbagliano sanno chiedere scusa.
P.s. Il direttore del Figlio del Vaticano dovrebbe ricordarsi che il Borgia non fece una gran bella fine.
Perfettamente d'accordo ;-)
Sai, cosa vuoi, gli amerikani hanno sempre torto. Soprattutto perchè sono una democrazia e consentono il diritto al dissenso da parte di tutti.
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