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Tuesday, November 29, 2005

La sinistra neorealista che brinda a Scowcroft e Nixon

Da il Riformista di domani - in evidente polemica con tre articoli neorealisti, dal tono "E ricordatevi che alla fine nel '68 vinse Nixon", apparsi oggi nell'inserto Diplomatique ("Ecco s'avanza l'America post", di Enrico Beltramini; "La rivincita del vecchio Scowcroft", di Stefano Cingolani; "Molti più Democrat faranno marcia indietro, e a ragione", di Bernard Gwertzman).

Caro direttore, come mai l'uomo che brindò con gli artefici del massacro di Tienanmen, che consigliò di non muovere un dito mentre Saddam reprimeva le rivolte del '91, che si definisce «cinico sulla natura umana» («alcuni popoli non vogliono essere liberi»), oggi seduce la sinistra? Se lo chiede Lawrence Kaplan su New Republic. Ogni volta che il kissingeriano Scowcroft apre bocca per criticare la guerra in Iraq, giornali e politici di sinistra applaudono e si compiacciono che tra i repubblicani si riaffermi il realismo. «Il cinismo alla Scowcroft è in voga nel partito che fu di Woodrow Wilson», che addirittura sembra essere diventato «il nemico numero uno». L'idealismo è visto con sospetto e una «cruda versione di realismo a buon mercato» s'impadronisce della sinistra. «Se l'idealismo ha fallito in Iraq, la soluzione è nei mezzi, non abbandonando l'idealismo, certamente non nel cinismo di Scowcroft». Al contribuente americano non importa degli abitanti di Baghdad, ma che i terroristi se ne stiano a casa loro? Però oggi la nostra sicurezza sempre più dipende dall'espansione della democrazia, e la libertà a casa nostra dalla libertà in casa altrui. Scambiando Wilson per Scowcroft, o Bush jr. per Nixon, non facciamo un buon affare.

Un quarto articolo della serie neorealista, quello di Fabio Nicolucci, è solo impreciso nel tentare un'improbabile lettura della scelta di Sharon come un distacco dal «modello neocon» (?). A parte che «il paradigma della sicurezza della destra israeliana e dei neocon» non si basa affatto sullo «scontro di civiltà» e che i neoconservatori non hanno una proposta politica univoca per Israele, i neocon non hanno nulla a che fare con l'estrema destra religiosa israeliana da cui «Sharon il pragmatico» si sta dividendo. E' probabile che i neocon seguiteranno ad appoggiare Sharon.

Per lo più ritengono che il problema israelo-palestinese non possa essere risolto se prima non cadranno le dittature che vorrebbero cancellare Israele dalle carte geografiche e che appoggiano il terrorismo palestinese. In questo la loro strategia per il Medio Oriente si differenzia da quella realista, sia in salsa repubblicana che clintoniana, per la quale invece la risoluzione del conflitto israelo-palestinese sarebbe prioritario e propedeutico rispetto agli altri problemi della regione.

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