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Tuesday, November 22, 2005

Libertà religiosa? No grazie, Pechino val bene una messa

La Santa Sede infastidita per l'interessamento di Bush per la libertà religiosa in CinaLa strategia di Bush è la libertà per tutti, quella del Vaticano il privilegio per sé

Un aiuto non richiesto né gradito. Sono percepite così in Vaticano le parole pronunciate da Bush in Cina per la libertà religiosa e affinché i vertici del regime incontrino il Papa, ma anche il Dalai Lama. Avrà dato fastidio l'accostamento con la guida spirituale tibetana? Non sia mai, dovesse Bush riuscire ad aprire qualche varco per la libertà religiosa di tutte le fedi, certo con la fastidiosa controindicazione di intralciare i piani a breve termine della Curia.

«L'ente morale più influente del mondo si comporta come qualsiasi viscida diplomazia europea, pronta a sacrificare i suoi principi per acquisire vantaggi nel breve periodo». Non potremmo trovare parole più adatte a quelle di Oggettivista.

«Per noi sarebbe stato meglio non ci fosse mai stata»; «Se andremo a Pechino non sarà certo sul cavallo americano», spiegano in Curia a bassa voce e con una certa irritazione. «Sicuramente le autorità cinesi non ci concederanno maggiore libertà religiosa perché a chiederla è stato Bush», l'«elefante in una cristalleria». Già dal '99 la Santa Sede, per bocca del segretario di Stato Sodano, si è detta pronta (e non fa che ripeterlo) a scaricare Taiwan per la normalizzazione dei rapporti con Pechino. E se oltre alla rottura con Taiwan la seconda condizione posta dalla Cina popolare è la non intromissione negli affari interni del Paese? No problem, si può fare lo stesso. Alcuni esponenti vaticani di alto livello, tra cui il cardinale Roger Etchegaray, hanno effettuato viaggi in Cina, ma la libertà religiosa non è mai stata all'ordine del giorno dei loro colloqui con le autorità cinesi.

Quando capiremo, da liberali, che dopo la fine del comunismo in Europa sono il liberalismo, l'individualismo, la società dei consumi, e non le dittature e i regimi totalitari, i nemici in cima alla lista del Vaticano, l'unico Stato teocratico nel cuore dell'Europa?

UPDATE: Neanche ai giornali italiani i discorsi di Bush vanno bene. Quando troppo, e quando troppo poco. Lucia Annunziata confeziona un bell'articolo per criticare la sinistra troppo tenera con la Cina. Cioè, calma, solo indirettamente. S'inventa prima una critica a Bush, poi può rimproverare alla sinistra di non aver criticato Bush che in questa occasione si sarebbe dimostrato troppo tenero con la Cina.
«Il metodo, divenuto abituale nelle relazioni di tutti i Paesi occidentali con la Cina, di flebili appelli al rispetto dei diritti umani mentre si fa man bassa di contratti, accordi commerciali, spartizione di petrolio, aperture di boutique e sfilate di moda».
«Flebile»? Le parole rivolte ai leader cinesi sono state troppo «flebili» e la sinistra avrebbe perso un'occasione - ha avuto il pudore, diremmo noi - di non averlo sottolineato. Sarà, ma a me l'appello di Bush in Cina tanto flebile non è sembrato. E ammesso che le sue parole fossero flebili, come definire quelle europee? Fantasmi. Io non ne ricordo affatto, né da Chirac, né da Ciampi. La predica della Annunziata potrebbe valere semmai per l'ipocrisia europea.

Il Foglio inquadra la situazione:
«Bush non ha bombardato Pechino, l'ha visitata... Non ha rotto i rapporti diplomatici e commerciali... non ha insultato la millenaria civiltà cinese... Si è limitato a fare quel che non fanno Chirac, Ciampi e le numerose delegazioni industriali che si recano in quel paese».
Anche per il Washington Post Bush sarebbe stato troppo «debole» . Non solo occorre ricordare, come fa 1972, che «nessun presidente prima di lui si era rivolto alla Cina con altrettanta franchezza», ma che certamente non lo fece Clinton, che alla Cina pensava come partner.

«Il discorso del presidente è azzeccato», dice invece lo studioso Ilan Berman a Il Foglio.
«Dovremmo certamente pressare di più i cinesi per ottenere maggiori libertà religiose e, certo senza passare per un'azione di sponsorizzazione da parte del governo americano di una religione in particolare, dovremmo limitare l'oppressione dei fedeli cinesi di tutte le religioni. La domanda, ed è una domanda che è destinata a restare a lungo nell'aria, è fino quanto siamo disposti a condizionare e rischiare altre cose, per esempio gli scambi commerciali, con la libertà religiosa in Cina. Per ora non ci siamo ancora veramente mossi. Ma se il collasso dell'Unione sovietica ci ha insegnato qualcosa è che se esiste un meccanismo che può cambiare il modo in cui un regime oppressivo tratta la sua popolazione è proprio creare spazio politico per le riforme e i cambiamenti interni. La libertà religiosa, di conseguenza, è un principio chiave da avanzare»

7 comments:

perdukistan said...

parole, ma i fatti? Bush e' andato a messa in una delle 5 chiese aperte a Pechino, aperte perche' riconosciute come apribili dal regime cinese. Attenzione con la grancassa di qualsiasi cosa "purche' faccia notizia" perche' assistendo a quella 'messa' Bush ha di fatto sdoganato la pratica delle chiese ufficiali riconosciute che, come sappiamo, con la liberta' delle religione hanno ben poco a che vedere...

Anonymous said...

Riascoltando le corripondenze di Radio Vaticana (la voce del vaticano nel mondo) si ha l'impressione che quel che quì si imputa (senza tentennamenti) al Vaticano non sia poi così scontato come appare a chi, scomodando la prima persona plurale, scrive:

"Riconosciamo finalmente, da liberali, che dopo la fine del comunismo in Europa sono il liberalismo, l'individualismo, la società dei consumi, e non le dittature e i regimi totalitari, i nemici in cima alla lista di uno Stato teocratico nel cuore dell'Europa: il Vaticano"

PS: mi scuso per l'intromissione indebita e per i giudizi espressi senza conoscerti.........ma essere citato, letto e segnalato può avere degli inconvenienti: qualcuno finisce per andare a leggere e magari trovare delle rappresentazioni della realtà così caricaturali da sentire la necessità di segnalare il proprio personalissimo disagio.

Perduca......se la partecipazione al servizio liturgico rappresenta un atto di sdoganamento della politica religiosa cinese, perchè i giornali cinesi non hanno riportato la notizia della visita in chiesa? E perchè solo l’agenzia Xinhua, nel suo servizio in inglese (e non in cinese), ha accennato alla visita di Bush alla chiesa, ma non ha citato alcuna frase sulla libertà religiosa e i diritti umani?

JimMomo said...

marco, qui i punti di vista critici sono bene accetti e le "intromissioni" non sono tali.

Fondo le mie considerazioni su quel che vedo e leggo, ma sono pronto a riconsiderare alla luce di nuovi dati.

ciao

perdukistan said...

caro marco non leggo il cinese, al contrario di te ;), e quindi non saprei che dire (manco alle tivvu' lo hanno fatto vedere?). di certo ho visto tutti i siti scritti in lingue da me conosciute, inclusa la xinua in inglese, e noto che la notizia e' stata data, come al solito, con la dovuta confusione dimodoche' sembra quasi che sabato bush critica la mancanza di liberta' religiosa in cina e domenica va alla messa a pechino incassando un primo successo anche li', questo, nel perdukistan si chiama training autogeno, il problema e' che viene fatto in mondovisione...

Anonymous said...

Come ho già commentato da Oggettivista, si potrebbe fare non una, ma mille enciclopedie con tutti i virgolettati che si sono inventati i giornalisti da quando è stata ideata la stampa a caratteri mobili...
Chi sarebbero i porporati che hanno fatto quelle dichiarazioni?
Se le hanno fatte davvero, parlavano a titolo personale o a nome di chi? Ci sono anche cardinali chiacchieroni e con smanie di protagonismo, sai.
Su Avvenire e Osservatore Romano i toni sono ben diversi.
(vedi http://alef.ilcannocchiale.it/)

In quanto alle osservazioni "diplomatiche" di Oggettivista ("i Cinesi stanno già massacrando i cattolici. Tanto vale intervenire a gamba tesa."), sono il massimo del pensiero naif.

A parte che c'è una "sottile" differenza tra "massacro" e "oppressione", con la politica della "gamba tesa" si otterrebbe esattamente l'effetto opposto.
Cioé di aggravare l'oppressione sui cattolici cinesi e di chiudere qualsiasi spiraglio a una normalizzazione dei rapporti diplomatici Cina-Santa Sede, che permetterebbe alla Chiesa Cattolica Romana di essere riconosciuta ufficialmente dal Governo cinese e di avere quindi voce in capitolo su quello che succede in Cina.
E questo in un mondo globalizzato, con la Cina assetata di contratti commerciali che richiedono buone relazioni internazionali, avrebbe il suo peso.

Diciamo che nell'occasione Bush fa la parte del "poliziotto cattivo" e la Santa Sede quella del "poliziotto buono"...
E' chiaro che non ci si può illudere che le cose cambino dalla sera alla mattina.

In quanto alla tua osservazione "Riconosciamo finalmente, da liberali, ...".
"Liberali"?
Ma tu non sei uno dei radicali che vanno con il socialista Boselli?
Quello che ha sparato la cavolata del secolo dicendo che "liberalismo e socialismo sono sinonimi".
Certo, come "guardie e ladri"! ;-)

Anonymous said...

caro Marco, un vescovo della chiesa sotterranea intervistato dall'agenzia asianews ha riportato quel che ho scritto.........e lui legge il cinese credo

Quanto al fondare le opinioni sui fatti, credo che in questo caso tu abbia espresso una opinione sulla base di indiscrezioni e ricostruzioni giornalistiche che, pur fondate, non hanno il significato che tu gli attribuisci.

...le corrispondenze giornalistiche fatte dalla voce del Vaticano nel mondo esprimono un altro atteggiamento che seppure cauto e prudente non portano a ritenere che tra Bush e Hu il Vaticano preferisca quest'ultimo come tu scrivi con una nettezza che sinceramente non condivido nella maniera più categorica.

Ritrovo in queste parole uno spirito ed un atteggiamento che ho per un certo periodo cercato di combattere con scarsissimi risultati........sarà che io giudico la Chiesa anche alla luce di questo ammonimento di Cristo

"Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere? (...)"

La Chiesa ha il compito di arrivare ad ogni cinese e mettere la propria luce sul lucerniere.......in virtù di questo si possono comprendere certi modi senza dimenticare però,
che la Chiesa non è disposta a tutto pur di avere normali relazioni con la Cina - uno dei membri permenenti del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - altrimenti l'avrebbe gia fatto.

In questo campo le nostre istituzioni secolari, alle quali i liberali riconoscono un ruolo particolarmente prezioso nella promozione della libertà nel mondo, sono state (e sono) dcisamente più disinvolte di quel terribile Stato teocratico posto nel cuore del Vaticano..........ma capisco pure che, una volta individuato il nemico (culturalmente e pubblicisticamente si intende) bisogna cercare di non dargli mai tregua e dunque ogni occasione va colta.

Io non condivido.

Anonymous said...

Ragazzi, fatti, non pugnette!
Un conto e' una voce di qualche funzionario vaticano, riportata da La Stampa, giornale spesso non neutrale nelle vicende di Chiesa, come testimoniano i pessimi articoli in materia di Vattimo, o, piu' internamente al mondo cattolico, ma decisamente schierato sulla linea "progressista/pacifista" di Enzo Bianchi, priore di Bose.
Ma cos'hanno scritto l'Osservatore Romano e Avvenire su quel che ha fatto e detto Bush?
La mia constatazione e' che l'estensore di questo sito ha reazioni pavloviane ogni volta che c'e' di mezzo la Chiesa Cattolica.
Ma la differenza tra voci di corridoio e posizioni pubbliche di organi semi-ufficiali dovrebbe essere comunque tenuta presente, al di la' delle passioni ideologiche, senno' si fa disinformatja, alla sovietica, sotto la patina "liberal".