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Friday, November 04, 2005

Ecco cosa vuol dire destabilizzare: Iran libero!

E' proprio la tensione tra Italia e Iran l'effetto tanto positivo quanto inaspettato della fiaccolata organizzata per oggi da Il Foglio sotto l'ambasciata iraniana a Roma. Da semplice manifestazione è divenuto un caso politico-diplomatico. Un esempio di scuola di come anche un movimento di opinione occasionale, recepito però in modo trasversale e senza sofismi dall'intera classe politica, può far sentire a una dittatura il fiato sul collo. Il ministro degli Esteri Fini è stato bravissimo a intercettare la reazione dell'opinione pubblica italiana alle minacce di Ahmadinejad contro Israele e a porre per qualche giorno l'Italia all'avanguardia tra le democrazie nell'esercitare pressioni sul regime dei mullah, chiedendo di portare il dossier sul nucleare iraniano all'Onu.

Il Ministero degli Esteri iraniano ha reagito convocando per chiarimenti l'ambasciatore italiano a Teheran, Roberto Toscano. E in queste ore un gruppo di manifestanti si sono radunati davanti all'ambasciata italiana per un presidio di protesta. Gli italiani che manifestano sono «sionisti», ha decretato il regime.

Anche nel comunicare che non sarà fisicamente presente alla fiaccolata, Fini non ha abbondonato la sua fermezza:
«Ho serie e motivate ragioni per ritenere che la mia presenza fisica, quale Ministro degli Esteri, alla manifestazione di questa sera potrebbe determinare da parte iraniana conseguenze lesive dei nostri interessi nazionali e della sicurezza dei nostri connazionali. Confermo di essere idealmente a fianco di tutti coloro, mi auguro tantissimi, che questa sera esprimeranno il loro sdegno per le intollerabili minacce di Teheran alla esistenza dello Stato di Israele. Per senso di responsabilità istituzionale e per non dare pretesto o alibi alcuno, per quanto immotivato, ai fautori dell'istigazione all'odio mi asterrò dal partecipare fisicamente e mi auguro che questa mia sofferta decisione renda ancor più chiara la vera natura del regime iraniano».
Gli ordigni scoppiati nella sede di British Airways e British Petroleum a Teheran; i continui attacchi alle truppe britanniche in Iraq nell'area intorno a Bassora (esistono «prove» che l'Iran ed Hezbollah siano coinvolti); la ripresa delle operazioni per l'arricchimento dell'uranio nella base di Isfahan; le parole di Ahmadinejad contro Israele, definite «rivoltanti» da Blair. Tutto questo sta inducendo la Gran Bretagna a cambiare strategia nei confronti dell'Iran. Basta coi giochetti diplomatici, la reazione sarà «molto seria» e verrà chiesto che la questione del nucleare finisca al Consiglio di sicurezza dell'Onu per predisporre sanzioni.

Una nuova mobilitazione. L'atteggiamento volutamente di sfida dell'Iran verso la comunità internazionale è confermato da quella che il Times ha definito «la purga» dei diplomatici iraniani in giro per il mondo. Ahmadinejad ha pubblicamente criticato i diplomatici coinvolti nella negoziazione con l'Ue per la loro debolezza e verranno sostituiti. Se il ricambio riguarderà anche la rappresentanza in Italia non dovremo perdere l'occasione per una nuova mobilitazione, nella forma di un appello al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi: presidente, non accetti le credenziali dal nuovo ambasciatore iraniano!

L'eco della manifestazione di stasera intanto sbarca negli Stati Uniti grazie a Michael Ledeen, attento osservatore di cose italiane, il quale ricorda che se non pretendiamo la libertà per tutti finiremo per "opprimere" i molti popoli che diciamo di difendere. In un articolo di qualche giorno fa, in cui esplorava tutti i contatti e i coinvolgimenti diretti del regime iraniano con il terrorismo fondamentalista («dimenticate le microanalisi sull'insorgenza irachena. Non è una guerra condotta da ex baathisti. E' molto più grande di questo, e l'epicentro di tutto è a Teheran»), Ledeen ha ricordato che «il nemico più potente del regime terrorista più pericoloso al mondo è il popolo iraniano» ma noi non lo stiamo appoggiando politicamente ed economicamente. «Il popolo iraniano soffre, dimostra, protesta, e muore, ma non un singolo paese occidentale ha avviato una seria politica iraniana».

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