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Thursday, November 17, 2005

Nasce la "Rosa nel pugno". Subito alle prese con le vespe

Nasce oggi la "Rosa nel pugno", nuova forza politica laica socialista liberale radicale. Che vuole essere forza di governo delle situazioni, di difesa della laicità e di riforma liberale della società. Gli ingredienti che servono non mancano. Subito il nuovo soggetto si è dato i propri organi dirigenti. Un paio di osservazioni.

Gianluca Quadrana, presidente di uno dei soggetti promotori, non risulta nella segreteria. Cappato, per dire, c'è. Strana scelta, presumiamo dello Sdi. Inoltre, sarebbe interessante capire quali sono stati i criteri adottati per compilare la Direzione nazionale. Chiaramente ogni soggetto avrà avuto le sue quote, com'è ovvio e opportuno. Non conosciamo a sufficienza gli esponenti dello Sdi per farci un'idea della logica seguita dai socialisti per le loro, ma guardando ai membri radicali ci sfugge il criterio seguito. Però avere in questa direzione i principali punti di riferimento dei radicali su base regionale mi pare che rispondesse a un'esigenza innanzitutto pratica e organizzativa che poteva essere maggiormente privilegiata. Vediamo giustamente Viale, ma molte altre regioni dove la comunità radicale è viva e vegeta non sono rappresentate. Potrebbe essere un problema a livello di coordinamento se invece lo Sdi per le sue quote avesse seguito un criterio territoriale.

Altri problemi. C'è una coppia di zanzaroni alla ricerca di sangue fresco che ronzano già attorno alla rosa. Uno è Bobo Craxi, che dopo le recenti furbate congressuali tenta di ricucire («Manderò a breve una lettera ai compagni radicali affinché si possa insieme a loro e ai compagni dello Sdi sedersi intorno ad un tavolo per chiudere questa parentesi in modo positivo», ha detto a Radio Radicale). Ma ancora non si è accorto che il «respiro» e la «dimensione» di questa cosa va ben oltre «l'orizzonte del socialismo italiano e di quello europeo internazionale». Prima difende il concordato («La firma di mio padre fu una conquista socialista», Corriere della Sera, 30 ottobre), poi lo scarica: «E' un'altra Italia rispetto a quella di 20 anni fa. Quel rapporto di rispetto reciproco che allora vi era fra gerarchie vaticane e Stato italiano, si è deteriorato. Rovesciato direi. Mai gli uomini politici sono stati così obbedienti alla Cei come adesso». Insomma, Bobo fa rima con boh-boh.

Ma non è solo, viene accompagnato dal fido compare, Saverio Zavettieri, di cui qualcosa già ho avuto modo di dire. Scusatelo, è un po' duro di comprendonio. Non si è accorto che oggi è stato presentato un simbolo, che per loro va bene, «però abbiamo avanzato una proposta per mantenere anche il simbolo del garofano, allo scopo di tenere questo soggetto strettamente collegato con la storia socialista del nostro Paese». E di nuovo ciò che sembrava superato, riemerge, l'unità socialista come priorità, a questo punto solo logica visto che non può più esserlo cronologica: «Noi continueremo a lavorare e ad insistere, soprattutto con Boselli e con i socialisti dello Sdi, sull'obiettivo dell'unità socialista, che non è contraddittoria o alternativa al progetto di fusione con i radicali ma che può allargare moltissimo l'area e la base del consenso, perché‚ altrimenti questo nuovo soggetto rischia di presentarsi con una base di consenso più ristretta». Ci rendiamo conto di quanti voti sposti Zavettieri in Calabria, ma dei suoi metodi non vogliamo sapere, per carità.

1 comment:

Anonymous said...

eggià..., la rosa non è il libro cuore, e bobo non è garrone...

www.francesconardi.it