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Thursday, November 17, 2005

Cattolici e cattolicisti, Casini e casinisti

Casini saluta Papa Giovanni Paolo IILaicità sì, ma solo «se bene intesa», «positiva», «sana», quindi concessa paternamente, non si fa che ripetere. «Si abusa della capziosa distinzione tra laico e laicista, diventata il cavallo di battaglia ideologico per discriminare ciò che è gradito alla Chiesa e ciò la disturba», ha ben osservato Gian Enrico Rusconi su La Stampa.
«Sollevare perplessità sulla spregiudicata strategia d'intervento della Cei nel passato referendum; dubitare della decenza morale dell'esenzione dall'Ici delle imprese legate alle istituzioni ecclesiali; considerare ancora irrisolta la questione dei simboli religiosi negli spazi pubblici; sostenere con determinazione la necessità del riconoscimento giuridico delle unioni familiari di fatto (con i cosiddetti Pacs) in contrasto con gli inviti dei vescovi - tutto ciò viene considerato segno di cattivo laicismo... le "ragioni laiche", che hanno "radici cristiane", esprimono valori della persona, delle unioni familiari, della natura umana che sono eticamente legittime al pari delle tesi sostenute dalla dottrina cattolica. Hanno pari dignità etica. Il dissidio dei valori attorno alla persona o alle unioni familiari non è lo scontro tra un "più morale" o un "meno morale" ma tra convinzioni e comportamenti eticamente equivalenti, che si affidano a buoni argomenti e a ragionevoli esperienze. Questa è la concezione laica della società civile e dello Stato che la esprime in forma di leggi».
Se vi sono laici e laicisti, ci sia almeno consentito di dire che ci sono cattolici e cattolicisti, Casini e casinisti. Casinisti che la buttano in caciara e cercano di nascondere sotto il tappeto gli effetti indesiderati delle loro stesse azioni. Per Fassino la questione «è chiusa»? Le iniziative della CEI, non altri, la riapriranno. Per Castagnetti sono solo «insolenze»? Sapete com'è, non vi sorge il dubbio che se resuscitano gli anticlericali è perchè si sono rifatti vivi i clericali?

Che il Concordato preveda dei privilegi è un fatto. I 3 miliardi di euro l'anno che all inclusive si prende il Vaticano sono forse bruscolini? O privilegi? Da ultimo l'esenzione dell'Ici per gli immobili commerciali, ma il rimborso per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, il finanziamento pubblico alle scuole cattoliche, l'otto per mille, versato anche da 15 milioni di contribuenti che neppure ne sono a conoscenza, sono bruscolini questi, o privilegi? Non basterà ripetere che la questione «è chiusa».

«Né le forze politiche se non in maniera estremamente marginale, né le forze culturali, né il sentire diffuso fra la gente pongono l'esigenza di aprire un dibattito sulla riforma o l'abolizione del Concordato», sentenzia Monsignor Betori, lui sì in modo insolente ed arrogante nei confronti di un 40% degli italiani, dal chiuso di un'assemblea di cui Marco Politi ha ben descritto la trasparenza degna delle riunioni del Pcus.

Ruini «si comporta come un vero e proprio capo di partito»? Declama «veri e propri programmi di governo»? Bene, benissimo. Senza inventarsi un'inesistente atmosfera di persecuzione dei cattolici, accetti però di prendersi come tutti le sue «pallottole di carta», accetti che riconoscendo la dimensione pubblica che la Chiesa sta «saldamente acquistando» ci sia consentito di esprimerci sulla «qualità» che questa dimensione assume. Fatto questo, bene, benissimo: ciò che chiediamo non è che taccia, nessuno nega e insidia la libertà d'espressione pubblica della Chiesa, ma che rinunci ai privilegi da religione di Stato. Privilegi che vorremmo vedere aboliti non perché siamo antireligiosi, ma perché non siamo statalisti e li vorremmo vedere aboliti allo stesso modo anche per sindacati e corporazioni di ogni genere. Ebbene non si finga di non capire: massima libertà d'espressione e d'azione, nessun privilegio di stato, nessuno Stato del Vaticano. E' questa la piattaforma.

Una riforma americana dei rapporti fra stato e chiesa, o altrimenti i Pera e i Ratzinger si astengano dal fare riferimento al modello americano di religione civile e ai teocon, che con i concordati non c'entrano proprio nulla. La netta chiusura di questi giorni a voler discutere il superamento del concordato è la fine di un equivoco durato mesi - su cui molti hanno ragionato, o perso tempo - che cioè la Chiesa volesse divenire religione civile. Mai smentite furono più decise e autorevoli, addirittura sdegnose.

Il Nardi però è stato più bravo di me, l'ha fatta breve:
«Per dimostrare che la Chiesa rispetta la laicità dello Stato, il Papa ha mandato un messaggio alla Camera e Ruini ha preparato un emendamento per la finanziaria».

1 comment:

Anonymous said...

Il fatto è che avresti tutte le ragioni del mondo ad auspicare l'avvento del "modello americano" anche qui. Ma come ignorare itinerari storici tanto differenti? Gli USA hanno affrontato una genesi della concordia civile sgravata da presupposti, per così dire, bimillenari come la questione romana...
Altrimenti perché già Cavour avrebbe intavolato - senza esservi sollecitato dal clero del suo tempo - il primo passo del processo concordatario che continua ancora oggi?