Adesso salterà fuori qualcuno che ci spiegherà come in fondo la bocciatura (51 a 49%) del referendum costituzionale voluto da Chavez dimostri che in Venezuela la democrazia c'è ancora e Chavez non è un dittatore.
Castro cattivo insegnante o Chavez cattivo allievo? Il totale controllo dei media, la propaganda, la repressione delle opposizioni, le nazionalizzazioni, gli imbrogli non gli sono bastati. Tutto questo però basta a noi per ritenerlo un dittatore. Anche perché spesso un regime non nasce dall'oggi al domani, ma si consolida nel tempo, spesso suggellato dal voto popolare. A volte questo cammino verso la dittatura fa registrare battute d'arresto, si scontra con degli atti di resistenza, ma è senz'altro il caso di Chavez, le cui proposte di riforma costituzionale erano proprio volte a rendere questo referendum di fatto un plebiscito, spalancandogli le porte del potere a vita.
L'aumento a dismisura dei poteri presidenziali, l'allungamento del mandato da 6 a 7 anni, l'abolizione di qualsiasi limite al numero dei mandati presidenziali. Ma anche il controllo sulla Banca centrale e sulle riserve di valuta estera, nonché il rafforzamento dei poteri di esproprio della proprietà privata. Una copia della Costituzione cubana.
L'opposizione festeggia per le strade di Caracas, ma non finisce qui, perché c'è da aspettarsi che Chavez riproponga molto presto il referendum. Dopo aver ammesso la sconfitta, il lider maximo venezuelano, che resterà al potere fino al 2013 e ha già trasformato il Congresso in una camera di ratifica, ha ribadito che insisterà comunque «nella battaglia per costruire il socialismo», aggiungendo che le riforme sono fallite «per ora» ma che restano ancora «vive».
L'aspetto del voto di ieri che giustifica qualche speranza per il futuro del Venezuela è forse l'alto livello di astensionismo, che potrebbe stare a indicare un forte calo di consenso di Chavez tra i suoi stessi sostenitori. In ogni caso, si è trattato di un gesto di grande maturità da parte del popolo venezuelano, e degli studenti alla guida del movimento di opposizione, che non si sono lasciati ingannare e hanno percepito di essere chiamati a decretare la morte della democrazia.
Di solito in un regime autoritario ciò che più disarma gli oppositori e inibisce l'opinione pubblica al dissenso è la percezione di invincibilità del dittatore, sapere che la maggioranza del popolo è con lui, senza possibilità di ribaltare la situazione. Da domani in Venezuela non è più così scontato nella testa della gente. L'opposizione a Chavez non è più una minoranza clandestina, ma una maggioranza consapevole. C'è da augurarselo.
2 comments:
una buona notizia!
finalmente!
aspettiamo buone nuove anche dalla Russia!
l'ho segnata tra i miei preferiti!
appena può faccia un salto anche da me e mi dia qualche consiglio per il mio blog!
a presto! GB
http://lostonato.ilcannocchiale.it
Chavez cammina su una brutta strada, ma non peggiore di quella del buon Putin, solo che quest'ultimo non verrà mai trattato come il primo, visto che è più "gestibile" per fare affari...
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