Cinque regioni tirano la carretta in questo Paese, tutte le altre arrancano, si fanno tirare. E' quanto emerge dall'ennesima analisi della Cgia di Mestre. Solo cinque regioni infatti presentano "residui fiscali" attivi, cioè danno molto di più alle amministrazioni pubbliche - con imposte, tasse e contributi - di quanto ricevono sotto forma di trasferimenti e di servizi pubblici. Solo Lombardia, Veneto e Piemonte contribuiscono per oltre 50 miliardi di euro. La Lombardia risulta da sola in credito di 42,574 miliardi, il Veneto di 6,882 miliardi e il Piemonte di 1,219 miliardi. Contribuiscono in larga misura anche Emilia Romagna (+5,587 miliardi) e Lazio (+8,720 miliardi), grazie soprattutto a Roma.
A guadagnarci non sono solo le regioni del Sud, ma anche quelle a Statuto speciale del Nord. Se la Toscana presenta un deficit del residuo fiscale di 776 milioni e la Liguria di 3,304 miliardi, non sono da meno realtà a Statuto speciale come Trentino Alto Adige (-2,177 miliardi), Friuli Venezia Giulia (-2,104 miliardi) e Valle d'Aosta (-617 milioni). Il divario sale drasticamente in alcune Regioni del Sud, capitanate dalla Sicilia - dove il residuo fiscale è pari a -21,713 miliardi - seguita da Campania (-17,290 miliardi) e Puglia (-13,668 miliardi). La Lombardia da sola "mantiene" Sicilia e Campania.
Ma il dato più sorprendente è che negli ultimi anni, dal 2002 al 2007, nonostante le lagnanze meridionaliste, il flusso da Nord a Sud è addirittura aumentato. In Lombardia, ad esempio, l'attivo è aumentato del 47 per cento, in Piemonte del 33 per cento e in Veneto del 32 per cento. I cittadini di queste tre regioni probabilmente se ne sono accorti, mentre a Roma e nel Centrosud del Paese l'opinione prevalente è che non si faccia abbastanza per il Sud, che qualche "cattivone" abbia chiuso i rubinetti. Sarebbe ora, ma non è così. Per il Sud non si fa certamente abbastanza in termini di politiche, ma si va molto oltre la decenza in finanziamenti.
Proprio stamattina il governo ha giustamente negato l'utilizzo dei fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) a Lazio, Campania, Molise e Calabria. Quei fondi devono servire per programmi di sviluppo regionale, e non per coprire il deficit del settore sanitario. Dunque, niente Fas senza piani di rientro adeguati e prima del raggiungimento degli obiettivi previsti. Naturalmente i governatori piangono, e qualcuno (il molisano Iorio e il campano Caldoro) sostiene che il governo gli avrebbe chiesto di alzare le tasse, mentre Scopelliti ha evocato il «rischio» di nuovi tributi. Non ci provate, la scelta di ripianare il deficit sanitario con più tasse è solo vostra. Al governo interessa che ci siano i piani di rientro e che siano rispettati. Se con tagli agli sprechi e alla spesa, o con nuove tasse, è una scelta politica che spetta ai governatori.
1 comment:
Se dovessimo calcolare non i soldi che dalle Regioni del Nord scendono al Sud ma i quattrini che lo Stato centrale invia al Nord sotto forma di cassa integrazione e aiuti alle aziende in crisi; se dovessimo calcolare i risparmi che le Banche settentrionali raccolgono al Sud e destinano al Nord; se dovessimo calcolare le tasse che alcuni gruppi industriali pagano al Nord, pur operando e inquinando al Sud. E ci fermiamo qui.
JL
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