1) «La formula, ripetuta fino alla nausea, del blocco di Gaza imposto "da Israele", mentre la più elementare onestà vorrebbe già che si precisasse: da Israele e dall'Egitto; congiuntamente, dai due lati, dai due Paesi che distano in maniera identica dalle frontiere di Gaza; e questo con la benedizione, appena velata, di tutti i regimi arabi moderati, ben felici che altri arginino, per conto e con soddisfazione di tutti, l'influenza nella regione di un braccio armato, di una base avanzata, un giorno forse di una portaerei, dell'Iran».BHL, che si definisce «un militante dell'ingerenza umanitaria», lancia l'allarme su quella sempre più frequente «deviazione di senso che mette al servizio dei barbari lo spirito stesso di una politica che fu concepita per contrastarli», sulla «confusione di un'epoca in cui si combattono le democrazie come se si trattasse di dittature o di Stati fascisti. In questo turbine di odio e di follia - conclude - c'è Israele, ma in pericolo sono anche, stiamo attenti, alcune delle conquiste più preziose, per la sinistra in particolare, del movimento di idee da trent'anni a questa parte. A buon intenditor, poche parole».
2) «Il blocco - non dobbiamo stancarci di ricordarlo - riguarda soltanto armi e materiali per fabbricarne; non impedisce il passaggio, tutti i giorni, in provenienza da Israele, di 100, 120 camion carichi di viveri, medicinali, materiale umanitario di ogni genere; dire che "si muore di fame" nelle strade di Gaza-City significa mentire. Che il blocco militare sia o non sia la buona opzione per indebolire e un giorno abbattere il governo islamo-fascista di Isnnail Haniyeh, se ne può discutere. Ma un fatto è indiscutibile: gli israeliani che operano, giorno e notte, ai posti di controllo fra i due territori sono i primi a fare l'elementare ma essenziale distinzione fra il regime (che occorre tentare di isolare) e la popolazione (che si guardano bene dal confondere con questo regime e, ancor meno, di penalizzare, poiché gli aiuti, ripeto, non hanno mai smesso di passare)».
3) «Il silenzio del mondo intero sull'incredibile atteggiamento di Hamas: infatti, ora che il carico della flottiglia ha riempito la sua funzione simbolica, ora che quest'atteggiamento ha permesso di cogliere in fallo lo Stato ebraico - e di rilanciare come mai prima d'ora il meccanismo della sua demonizzazione - ora che sono gli israeliani, fatta l'ispezione, a voler inoltrare gli aiuti verso i suoi presunti destinatari, Hamas blocca i suddetti aiuti... Visto che i bambini di Gaza non sono mai stati altro, per la gang di integralisti islamici andati al potere tre anni fa con la forza, che scudi umani, carne da cannone o vignette mediatiche...».
4) «Il discorso, a Konyan, nel centro della Turchia, di un Primo ministro che fa gettare in prigione chiunque osi evocare pubblicamente il genocidio degli armeni, ma che ha la faccia tosta, di fronte a migliaia di manifestanti eccitati e che gridano slogan antisemiti, di denunciare il "terrorismo di Stato" israeliano».
5) «Il lamento degli utili idioti caduti, prima di Israele, nella trappola di quegli strani individui "umanitari" che sono, per esempio nella ong turca Ihh, adepti della Jihad, fanatici dell'apocalisse anti-israeliana e anti-ebraica, alcuni dei quali, qualche giorno prima dell'assalto, dicevano di volere "morire da martiri"».
Monday, June 14, 2010
Pericolosa deviazione di senso
Oggi tradotto in italiano sul Corriere della Sera, un imprescindibile articolo di Bernard-Henri Levy contro «l'ondata di ipocrisia, di malafede e, in ultimo, di disinformazione» che si è rovesciata come al solito su Israele, e che «sembrava aspettare solo un pretesto per dilagare nei mass media del mondo intero». Un articolo in cui denuncia le 5 fondamentali mistificazioni cui abbiamo assistito in questi giorni e in cui sono caduti anche gli osservatori più accorti e alcuni "amici" di Israele:
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