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Thursday, September 24, 2009

Giavazzi più berlusconiano di Berlusconi

Il problema non è se ci sarà o meno la ripresa. Ci sarà, ma la vera domanda è «con quale passo, a quale velocità?» Secondo le stime del Fmi la ripresa italiana sarà la più lenta e «tenendo conto che veniamo già da un decennio di crescita bassa», la sfida è capire come «accelerare». Francesco Giavazzi propone una «riduzione fiscale ampia, permanente, significativa, tale da indurre uno choc positivo», perché «per modificare i comportamenti della gente servono cose visibili, a forte impatto», non qualche sgravio qui e là, o la defiscalizzazione del salario di secondo livello, degli straordinari o della tredicesima, come chiedono i sindacati e sembra pronto a concedere il governo.

Un po' provocatoriamente Giavazzi sul Corriere della Sera, e poi su Il Foglio, ha rilanciato la proposta originaria che Berlusconi presentò nel 1994. Tre aliquote soltanto: zero, 23 e 33 per cento. «Le altre - concordiamo con Giavazzi - sono misure tutto sommato marginali. Che rischiano di ridurre ulteriormente il gettito senza cambiare i comportamenti di fondo». Per mutarli invece bisogna dare certezza che non si tratti di una-tantum, ma di un'operazione strutturale dalla quale non si tornerà indietro. Qui si è d'accordo, dove si firma?

Non mi piace invece che Giavazzi per finanziare il taglio delle aliquote invochi «il coraggio di scommettere sul futuro e accettare un deficit più alto per qualche anno». E' vero che considerando le aliquote così elevate di oggi, un taglio come quello proposto da Berlusconi nel '94 e nel 2001, e da Giavazzi oggi, tenderebbe nel tempo ad autofinanziarsi, perché produrrebbe una crescita più veloce e maggiori entrate fiscali, ma con il debito che ha l'Italia, e soprattutto con l'incidenza della spesa pubblica sul Pil che ha l'Italia, non possiamo permetterci di «accettare un deficit più alto per qualche anno», dobbiamo approfittarne per "affamare la bestia" e diminuire le dimensioni dello Stato nell'economia.

Non sorprende in ogni caso che i «commenti favorevoli» alla proposta di Giavazzi siano giunti «soprattutto dall'interno della maggioranza di governo». Significherà qualcosa?

Nel frattempo, citiamo ad esempio di vero senso civico l'imprenditore di Pordenone Giorgio Fidenato, il cui caso ci è stato segnalato oggi da Piero Ostellino sul Corriere.
«Dal primo gennaio di quest'anno versa ai propri dipendenti lo stipendio 'lordo' senza le trattenute di legge (contributi Inps, Irpef ordinaria, addizionale regionale, addizionale comunale), avendo opportunamente avvisato l'Agenzia preposta - che insiste nel chiedergli di adempiere ai suoi obblighi - del rifiuto di esercitare la funzione di "sostituto di imposta". A fondamento della propria scelta cita in giudizio l'Inps, la Società di cartolarizzazione dei crediti Inps, Equitalia Friuli Venezia Giulia, adducendo ragioni di economicità, di diritto, di giustizia e equità sociale».
L'articolo è da leggere tutto, perché le ragioni giuridiche dell'imprenditore non appaiono così peregrine, anche all'interno del nostro ordinamento. Che dire? Fidenato, sei un eroe!

2 comments:

Anonymous said...

Sono commosso... Di quanti Fidenato avremmo bisogno in questo stato? Speriamo resista e che tanti altri imprenditori coraggiosi lo seguano...

pippo said...

Riguardo Giavazzi e le sue dichiarazioni sull'IRAP, leggete quest'articolo
http://www.loccidentale.it/articolo/l%27irap+%C3%A8+un%27imposta+iniqua+ma+la+soluzione+di+giavazzi+non+%C3%A8+praticabile.0079730
sostiene che "la soppressione dell’Irap è certamente un risultato atteso...ma è un’operazione che può rientrare soltanto in un progetto più ampio di ristrutturazione del sistema fiscale. Se non altro, per il fatto che la conseguente riduzione del gettito fiscale (nelle casse delle Regioni) andrà recuperata da altre fonti (nuove tasse? E su chi?)."
Insomma il solito discorso, se i soldi non li prenderanno più dall'IRAP, da dove allora???