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Friday, September 11, 2009

Teheran non risponde, Usa e Ue pensano a sanzioni unilaterali

Il giudizio di Stati Uniti e Unione europea sul pacchetto di proposte presentato mercoledì dall'Iran al gruppo 5+1 è «negativo» e prende quota, quindi, l'ipotesi di sanzioni unilaterali Usa-Ue, non in ambito Onu, perché Russia e Cina rimangono contrarie. Il documento presentato da Teheran, infatti, sia per Washington che per Bruxelles «non risponde alle questioni chiave». L'Iran si offre di discutere di tutto, tranne di ciò che all'amministrazione Obama, e alla comunità internazionale, sta veramente a cuore: il suo programma nucleare.

Gli iraniani propongono addirittura un piano globale per il disarmo nucleare e la nonproliferazione, forme di cooperazione sull'Afghanistan, sull'energia e sul commercio, sulla lotta al terrorismo, al traffico di droghe, all'immigrazione illegale e al crimine organizzato. Su tutto, insomma, sono pronti a «negoziati onnicomprensivi e costruttivi». Ma il documento, intitolato "Cooperazione per la pace, la giustizia e il progresso", di cui il sito web ProPublica ha diffuso una copia, non contiene alcuna novità rispetto alle argomentazioni con le quali Teheran risponde da anni alle preoccupazioni della comunità internazionale circa il suo programma nucleare.

D'altra parte, non si può certo dire che i leader iraniani non l'avessero già fatto capire in precedenza. Il documento sembra rispecchiare alla perfezione la posizione ribadita solo pochi giorni fa dal presidente Ahmadinejad, che dichiarava «chiusa» la questione del nucleare iraniano e che rilanciava, invece, il dialogo su tutte le principali «sfide globali che sono di fronte all'umanità». Un evidente tentativo da parte di Teheran di essere accettata nel consesso delle grandi potenze, per vedersi a sua volta legittimata come grande potenza. E oggi è intervenuta anche la Guida Suprema, l'ayatollah Khamenei, facendo del "no" a qualsiasi cedimento sul nucleare una questione di sopravvivenza stessa del regime. «Bisogna restare fermi sulle posizioni per difendere il diritto al nucleare. Qualsiasi compromesso sui diritti della nazione, che riguardi il nucleare o altro, equivarrebbe al declino politico».

Eppure, Amir Taheri, sul New York Post, ancora non esclude la possibilità di una risposta positiva - sia pure strumentale, solo per prendere ulteriore tempo - da parte di Teheran alla mano tesa di Obama. In fondo, è il suo ragionamento, un anno o due di negoziati con Obama sarebbero utili all'Iran per acquisire tutti i mezzi tecnologici e industriali per dotarsi di un arsenale nucleare e per migliorare - con l'aiuto di Cina, India, Russia, Austria e Brasile - la sua industria di raffinazione, in modo da poter sopportare un eventuale embargo.

Per adesso, in attesa del discorso di Ahmadinejad all'apertura della nuova sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, c'è il documento fatto pervenire da Teheran alle potenze del 5+1. Ed è «inadeguato» secondo la Casa Bianca, perché «non risponde veramente alla nostra preoccupazione centrale, che riguarda le ambizioni nucleari iraniane», spiegava ieri un portavoce del Dipartimento di Stato Usa. Ma anche quello giunto oggi dall'Europa è un «giudizio molto negativo». Il documento «non contiene nulla di nuovo», mentre «l'Iran sta intensamente progredendo con il suo programma nucleare», osservano fonti diplomatiche europee.

A questo punto, rivelano le stesse fonti, l'Ue dovrà considerare come sostenere l'azione degli Usa, tenendo conto che Russia e Cina non sembrano propense ad adottare nuove sanzioni. Tradotto, vuol dire che l'Europa sarebbe pronta ad adottare nuove e più dure sanzioni nei confronti di Teheran, anche se in accordo solo con gli Stati Uniti e non in ambito Onu, dove permane il "no" di Russia e Cina, membri del Consiglio di Sicurezza con diritto di veto. Sembra improbabile, comunque, visti gli enormi interessi energetici ed economici coinvolti, che tra i 27 emerga un consenso per un embargo sulle esportazioni in Iran di prodotti raffinati come benzina e gasolio, come invece si ipotizza a Washington.

Il documento iraniano dev'essere ritenuto debole anche da Mosca, se oggi il presidente russo Putin è intervenuto - oltre che per ribadire il "no" della Russia a nuove sanzioni e l'inaccettabilità di un eventuale attacco militare contro l'Iran - per esortare gli iraniani a collaborare. L'Iran, ha spiegato Putin, ha diritto al nucleare civile, ma «deve capire in quale regione del mondo» si trova, e quindi «deve dimostrarsi responsabile e tenere conto delle preoccupazioni di Israele. Intendo dire - ha precisato Putin - che sul programma nucleare deve dare prova di contenimento».

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