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Tuesday, June 05, 2012

La giornata: più tasse meno entrate, la dura lezione dell'economia reale ai professori

Questa mattina la Corte dei Conti ha presentato il suo rapporto 2012 sulla finanza pubblica ed è tornata a denunciare, come fa da anni, gli squilibri recessivi delle politiche fiscali perseguite pressoché da tutti i governi in carica. Il consolidamento fiscale è basato per oltre 2/3 su nuove entrate, e laddove la spesa è stata contenuta, lo si è fatto male, contraendo la spesa per investimenti piuttosto che quella primaria. Al forte aumento delle tasse su consumi e patrimoni, poi, non è corrisposto un alleggerimento del carico su lavoro e imprese. Esauriti i margini per agire sul lato delle entrate, perché la pressione fiscale è ormai ad un livello insopportabile, bisogna ampliare la base imponibile incidendo sui fattori che bloccano la crescita. E per crescere la Corte suggerisce di tagliare spesa e tasse di 50 miliardi, non escludendo dalla revisione alcun settore della spesa pubblica, nemmeno la sanità.

La «controindicazione» della scelta di puntare sulle tasse anziché sui tagli alla spesa è stata pesante, in termini di «impulsi recessivi» trasmessi all'economia reale. E' concreto il «pericolo di un avvitamento», cioè «che un ulteriore rallentamento dell'economia allontani il conseguimento degli obiettivi di gettito», quindi di bilancio, e che ciò richieda nuove e ancor più recessive correzioni.

Tempismo perfetto quello della Corte. L'incubo infatti sembra diventare realtà quando in serata il dipartimento delle finanze del Ministero dell'Economia certifica esattamente il mancato raggiungimento degli «obiettivi di gettito», almeno nei primi quattro mesi dell'anno. Mancherebbero all'appello 3,4 miliardi di entrate fiscali rispetto alle previsioni contenute nel Def. O meglio, le entrate in effetti aumentano rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, grazie agli aumenti delle tasse della seconda metà del 2011, ma non nella misura che ci si aspettava. Un buco che rischia di mangiarsi i risparmi previsti dalla spending review e che potrebbe rendere necessario far scattare gli aumenti di Iva già previsti a ottobre.

Una dura lezione di economia reale quella con cui devono fare i conti in queste ore i professori al governo: avranno imparato che l'economia vera è molto diversa da una lezione universitaria e che il fisco non funziona come un bancomat? Puoi chiedere 100, ma ottenere solo 90. Aumenti le tasse per avere più entrate, ma deprimi i consumi, riduci le attività economiche, e finisci per prenderne di meno.

Miracolo dei tecnici, che chiamati a scontrarsi con caste e corporazioni per riformare l'Italia subiscono invece i diktat di sindacati e sinistra sul lavoro (accettando una controriforma che irrigidisce il mercato in entrata e complica l'uscita), sulla scuola (scusandosi per aver osato solo pensare di favorire il merito) e gli statali (per i quali non possono valere le nuove norme sul lavoro).

Mentre in Italia si parla di stampare moneta, di bizzarre e improbabili liste civiche e di quando andare a votare, la crisi dell'Eurozona sembra entrare in una fase decisiva. Diventa sempre più evidente che per una mutualizzazione dei debiti (i famosi Eurobond) ci vuole una vera unione fiscale (ben oltre il fiscal compact) e nel fine settimana il premier spagnolo Rajoy si è fatto coraggiosamente avanti. Non si può chiedere ai cittadini tedeschi di utilizzare le loro tasse per garantire politiche di bilancio, quindi debiti, su cui non hanno alcun controllo (no taxation without...). Proprio su questo, sulla volontà di procedere verso una vera unione fiscale, per rendere possibili quegli Eurobond che si ritengono indispensabili, si scopriranno i bluff, si vedrà chi fa il furbo, se la Germania o qualcun altro (la Francia?). E' legittimo un sospetto: chi invoca gli Eurobond vuole solo che i tedeschi paghino il conto, ma non ha alcuna intenzione di cedere quote di sovranità sul proprio bilancio nazionale. E' qui che i "federalisti" della spesa getteranno la maschera.

2 comments:

Anonymous said...

Questi "tecnici" collezionano una tale quantità di fallimenti che sembra quasi lo facciano apposta,comunque sia più Monti e i suoi sobri vampiri governeranno più la situazione peggiorerà.
Toni

Anonymous said...

... e la patrimoniale sul 70% dei sudditi continuava ad avvicinarsi