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Thursday, August 30, 2012

La peste delle intercettazioni e le colpe del Colle

A questo punto tanto vale pubblicarle, tutte, maledette e subito. Anzi, le stampi direttamente la procura di Palermo le intercettazioni che riguardano il Capo dello stato. Di abuso in abuso, siamo giunti al culmine di questo vero e proprio bubbone che infetta le istituzioni e la politica. E accanto a pezzi di magistratura che agiscono come "servizi deviati", cioè deviando e sconfinando dai limiti che la Costituzione assegna al proprio ufficio per giocare un ruolo politico, si aggiunge una casta giornalistica che trasuda ipocrisia da tutti i pori (o quasi).

Oltre al danno dell'abuso, la beffa: è evidente, infatti, che queste intercettazioni girano, sono di dominio pubblico nelle redazioni dei più "autorevoli" quotidiani, nei cosiddetti ambienti "bene informati". Le conversazioni del presidente non dovevano essere ascoltate. E se ascoltate casualmente, non dovevano essere conservate, ma immediatamente distrutte. Questo sarà la Consulta a stabilirlo. Appurato che esistono, il latte è versato, ma è ancora peggio che da mesi se ne parli, che ci vengano costruite sopra campagne di stampa e difese d'ufficio, e che un centinaio di privilegiati – i quali evidentemente ne conoscono il contenuto – ne facciano l'uso che fa loro comodo, mentre gli italiani sono costretti a brancolare tra i sospetti incrociati. Anche nel dubbio che siano state acquisite, conservate e diffuse illegalmente, ci sarebbe qualcosa di nobile per un giornale nel pubblicarle integralmente, per mettere al corrente i suoi lettori e tutta l'opinione pubblica. Ma evocarle strumentalmente, usare ciò che si conosce non per informare, bensì per alimentare allusioni, sospetti, veleni, non si addice alla professione giornalistica. E' sciacallaggio sulla pelle delle istituzioni e alle spalle degli italiani.
(...)
Ha avuto ragione il presidente Napolitano ad investire del problema la Consulta, ma il suo intervento è tardivo rispetto alla gravità delle anomalie e limitato alla difesa delle prerogative della sua carica, mentre in questi anni altre istituzioni – Parlamento e governo – avrebbero meritato maggiore tutela dagli attacchi, spesso impropri e con mezzi illegittimi, da parte di alcune procure. Si può rimproverare a Napolitano di aver deliberatamente contribuito ad affossare un disegno di legge sulle intercettazioni e di non aver intrapreso – pur essendo al vertice dell'ordinamento giudiziario, come presidente del Csm – iniziative ben più incisive per vigilare sulla corretta applicazione della legge e sul corretto svolgimento delle loro funzioni da parte di alcuni settori della magistratura. Insomma, è spiacevole la sensazione che Napolitano si sia svegliato solo quando si è trovato lui stesso coinvolto nel circolo mediatico-giudiziario.

E ancor più grave sarebbe scoprire che confidava agli amici, in privato, di essere consapevole del ruolo indebitamente politico svolto da alcune procure e pm, senza però fare nulla, nell'ambito dei suoi poteri naturalmente, per porre fine a tali anomalie. È arrivato il momento per il presidente Napolitano di fare il presidente del Csm e di dar seguito con atti pubblici, formali, alle convinzioni espresse in privato.

La condizione di "ricatto" in cui si trova, d'altra parte, è nei fatti. Non una "ricattabilità" in senso stretto, ovviamente, ma certo l'esistenza stessa delle intercettazioni, e il fatto ormai appurato che in decine, se non in centinaia, ne conoscono seppure sommariamente il contenuto, espongono l'istituzione al rischio destabilizzazione e obiettivamente tolgono al presidente margini di manovra e serenità, dunque piena libertà, nell'esercizio delle sue funzioni. Si potrebbe pensare, per esempio, che non agisca – per quanto è nei suoi poteri – nei confronti delle anomalie che egli stesso vede nell'operato di parte della magistratura, per timore di subire altri attacchi. Va tenuto presente, comunque, che il problema delle intercettazioni non è solo legislativo, ma soprattutto disciplinare e di politica giudiziaria. Può essere in vigore la migliore legge, ma se non c'è alcun contrappeso istituzionale all'arbitrio dei magistrati nell'interpretarla a loro comodo, non servirà a nulla.
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2 comments:

lux said...

C'è di mezzo Panorama.... scommettiamo che anche questa storia finirà col solito avvisetto di garanzia a Berlusconi? (vedi vicenda Unipol-Fassino)

Anonymous said...

Povero Napolitano,pensava dovesse capitare sempre ad altri e quando ha capito di non essere intoccabile ci è rimasto male.
Toni