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Friday, March 29, 2013

Napolitano fai presto, Pd tentato dallo strappo

Se tentenna, il Pd lo pre-pensiona e si vota

Anche su Notapolitica

Al termine del colloquio con Napolitano, Berlusconi si dice disponibile a un governo politico Pd-Pdl-Lega-SC, anche con Bersani premier, e chiude invece a ipotesi di governo tecnico. Ma togliendo dal tavolo la partita per il prossimo inquilino del Colle («sta nella logica delle cose che, se si fa un governo di coalizione insieme, insieme si debba discutere su chi sia il migliore presidente della Repubblica»), toglie al Pd l'alibi delle contropartite improprie e, quindi, inaccettabili. Il cerino torna in mano a Bersani: dopo una così ampia disponibilità da parte del centrodestra, se il governo non si fa la colpa sarà sua. Ma il Pd non può permettersi alcuna forma di corresponsabilità di governo o dialogo istituzionale con Berlusconi (il giaguaro da smacchiare!), pena il rischio di una spaccatura lacerante del partito, sia a livello di gruppo dirigente che di base elettorale. Meglio il voto, e magari perdere, piuttosto.

L'abbiamo scritto fin dall'inizio: la linea che Bersani ha pervicacemente portato avanti in questo mese, chiudendo il Pd in un vicolo cieco, è l'occupazione di tutte le cariche istituzionali (presidenza delle Camere, Palazzo Chigi, Quirinale) con solo il 29% dei voti (sul 72% di quelli espressi) e un distacco dal centrodestra di uno 0,3%. Senza maggioranza al Senato, o la nascita di un governo Pd-Sel tramite il "non impedimento" delle altre forze politiche (offrendo al M5S gli 8 punti del "cambiamento" e a Berlusconi di non essere troppo cattivi nello scegliere il successore di Napolitano), o meglio il voto. Bersani le ha provate tutte, in un vero e proprio braccio di ferro con il capo dello Stato, pur di ottenere l'incarico a formare il governo anche senza avere numeri certi in Parlamento. Perché seppure sfiduciato dal Senato, sarebbe rimasto in carica a Palazzo Chigi durante la successione al Colle e durante la campagna elettorale, mantenendo così la leadership del partito e scaricando le colpe dell'ingovernabilità sull'irresponsabilità altrui.

Per questo avvertivamo che per i suoi obiettivi, quanto più i tempi si fossero allungati, fino ad arrivare sotto la scadenza del settennato, tanto più i margini di Napolitano per "costringere" il Pd ad aprire ad un governo di "larghe intese", o "del presidente" (che però non gli eviterebbe una collaborazione non meno imbarazzante con il Pdl), si sarebbero ristretti. E' quanto sta accadendo. Durante le sue consultazioni, il segretario del Pd non ha mai davvero aperto a tutte le forze politiche, come era stato incaricato a fare da Napolitano. Se scaricare subito Bersani, come suggerivamo, sarebbe stata una mossa al quanto ardita da parte del presidente, dal momento che si trattava pur sempre del leader della coalizione con la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e quella relativa al Senato, e dunque una chance gli andava riconosciuta, tuttavia avergli concesso un'intera settimana per consultazioni che sarebbero potute durare 1-2 giorni e, di fronte ad un esito «non risolutivo», rimandare ancora una decisione a dopo un altro giro di consultazioni, è stato un segno di debolezza che potrebbe costare caro al tentativo di Napolitano di dare un governo al paese.

Così come Pdl e Grillo hanno esercitato il loro veto rispetto al governo del "non impedimento", Bersani ora può esercitare il suo veto all'ipotesi di un governo di "grande coalizione" o "del presidente" (anche se a "bassa intensità politica"). Se il Pd s'impunta, è evidente che diventerebbe Napolitano l'elemento di blocco del sistema, non potendo egli sciogliere le Camere poiché in scadenza di mandato. E dunque, verrebbe indotto ad accelerare la propria successione, a dimettersi prima. Il Pd potrebbe finalmente eleggersi più o meno da solo il nuovo capo dello Stato (e scatterebbe la vendetta finale contro Berlusconi: Prodi? Zagrebelski?), il quale permetterebbe a Bersani di entrare a Palazzo Chigi anche senza numeri per poi, di fronte ad una eventuale sfiducia del Senato, sciogliere subito le Camere. Ecco il disegno per il quale il Pd è tentato dallo strappo.

Rispetto a tale piano, Napolitano rischia di tentennare troppo e finire fuori tempo massimo. Per il Pd è inaccettabile una coalizione di governo con Berlusconi. Per quest'ultimo, è inaccettabile concedere il proprio "non impedimento" ad un governo Bersani senza nulla in cambio. L'unica chance che ha di riuscire a dare un governo al paese e di evitare il ritorno al voto già a giugno, è di mettere al più presto le forze politiche di fronte al fatto compiuto del giuramento di un governo "del presidente", di scopo, con pochi e precisi punti all'ordine del giorno. In questo modo, Pd e Pdl non potrebbero scaricare l'uno sull'altro la responsabilità del ritorno al voto, perché se lo bocciano sarebbero entrambi gli irresponsabili.

1 comment:

GG said...

o la nascita di un governo Pd-Sel tramite il "non impedimento" delle altre forze politiche (offrendo al M5S gli 8 punti del "cambiamento" e a Berlusconi di non essere troppo cattivi nello scegliere il successore di Napolitano), o meglio il voto.

a me pare quasi più il contrario: si offre al M5S di collaborare per il presidente della Repubblica e a Berlusconi le riforme costituzionali. Sbaglio?