Seconda puntata dell'"illuminazione" di Filippo Rossi, che sembra giungere al traguardo del suo - immaginiamo travagliato (o travagliesco?) - percorso interiore di presa di coscienza della vera natura del "berlusconismo". Ormai è chiaro, scrive Rossi, che il berlusconismo «coincide con il dossieraggio e con i ricatti», con gli «editti bulgari», con «la propaganda stupida e intontita», con «slogan, signorsì e canzoncine ebeti da spot pubblicitario». Ma stavolta la dice tutta: per sedici anni ci siamo sbagliati, avevano ragione gli «antiberlusconiani di professione», ammette Rossi, confessando i propri «sensi di colpa», e anche «un pizzico di vergogna», «per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa».
Ben risvegliati! Ecco la destra moderna che stanno cucinando quelli di Fare Futuro. Per carità, non è mai troppo tardi per correggersi, o convertirsi, ma in questi sedici anni sono stati decine, centinaia, i giornali, le trasmissioni tv, i partiti, i pm, gli intellettuali, che denunciavano al mondo intero il berlusconismo. Quindi, le cose sono due: o la politica non è il loro mestiere; o questo improvviso ravvedimento cela motivazioni un poco più prosaiche. In ogni caso, l'antiberlusconismo ha pagato poco a sinistra, figuriamoci a destra... Auguri.
UPDATE - In serata arrivano le dissociazioni dall'editoriale di Rossi, da cui in realtà i parlamentari finiani non si dissociano mica tanto. Il deputato e coordinatore di Fli Silvano Moffa si "dissocia totalmente", ma non entra nel merito dei giudizi sul berlusconismo. I capigruppo di Fli alla Camera e al Senato, Italo Bocchino e Pasquale Viespoli, ci tengono a far sapere che non si fanno dettare la linea da Filippo Rossi, se la prendono con chi tenta di alimentare la polemica su quelle che definiscono «libere e personali riflessioni intellettuali», ma nel merito non vanno oltre un «fuori misura». Pare di capire che abbiano ritenuto l'articolo di Rossi sbagliato nei toni ma non nella sostanza. Elusivo il commento di Urso, che di Fare Futuro è il segretario generale e che la mattina stessa aveva fatto delle aperture sulla giustizia: si tratta del «commento di un giornalista, il giudizio su Berlusconi e su di noi lo daranno gli storici, che come sempre si divideranno». Insomma, personalmente credo che il ravvedimento di Rossi non sia minoritario tra i finiani, ed è questo il problema (la frustrazione di Fini e dei suoi nei confronti della leadership di Berlusconi ha finito per sfociare nell'antiberlusconismo), non c'entrano nulla questioni politiche su cui tra l'altro sono più divisi tra di loro di quanto lo sia il Pdl.
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Thursday, August 19, 2010
Tuesday, August 10, 2010
Non proprio delle aquile
Come dicevamo, se colpisce gli altri (per mezzo di veline dalle procure, intercettazioni, gossip, pentiti) si chiama libertà di stampa, se sono gli avversari vecchi e nuovi di Berlusconi a incappare in qualche campagna di stampa negativa (non scopiazzata da verbali belli e pronti) si tratta di «manganellate», di «killeraggio e squadrismo mediatico». Ma lo sfogo, oggi su FfWebMagazine, di Filippo Rossi - che se la prende con i giornali «di famiglia», anche se "la famiglia" che fa notizia in questi giorni (e non solo sui giornali di centrodestra) sembra un'altra - mi pare di averlo già letto da qualche parte... Ah, sì, ora mi sovviene: chissà quante altre volte negli ultimi 15 anni hanno scritto cose identiche - ma proprio letteralmente identiche - Massimo Giannini e gli altri di Repubblica.
Può darsi che abbiano avuto fin dall'inizio ragione loro sulla natura oscura del "potere" berlusconiano, che sia davvero Berlusconi la grande anomalia di questo Paese, il "Cavaliere nero". Ma certo, quelli che se ne accorgono solo adesso - dopo che per 15 anni hanno gozzovigliato all'ombra di quel potere, mentre non qualche sconosciuto e silenziato dissidente, ma decine, centinaia tra giornali, trasmissioni tv, partiti, pm, intellettuali, lo gridavano al mondo intero - non ne escono certo come aquile dall'istinto infallibile alle quali accodarsi. Per carità, non è mai troppo tardi per correggersi, ma i tanti nuovi "Massimo Giannini" non si illudano: ci sarà da mettersi in fila, e la fila degli antiberlusconiani è già molto lunga.
Può darsi che abbiano avuto fin dall'inizio ragione loro sulla natura oscura del "potere" berlusconiano, che sia davvero Berlusconi la grande anomalia di questo Paese, il "Cavaliere nero". Ma certo, quelli che se ne accorgono solo adesso - dopo che per 15 anni hanno gozzovigliato all'ombra di quel potere, mentre non qualche sconosciuto e silenziato dissidente, ma decine, centinaia tra giornali, trasmissioni tv, partiti, pm, intellettuali, lo gridavano al mondo intero - non ne escono certo come aquile dall'istinto infallibile alle quali accodarsi. Per carità, non è mai troppo tardi per correggersi, ma i tanti nuovi "Massimo Giannini" non si illudano: ci sarà da mettersi in fila, e la fila degli antiberlusconiani è già molto lunga.
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