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Thursday, April 12, 2007

Il prezzo della rimembranza

Papa Pio XIIIl nunzio apostolico a Gerusalemme, monsignor Antonio Franco, non parteciperà alle cerimonie del "Giorno della Rimembranza" per i martiri e gli eroi dell'Olocausto, che si terranno presso lo Yad Vashem il 15 aprile, in segno di protesta per la presenza nel museo di un foto di Pio XII a cui la didascalia attribuisce un comportamento "ambiguo" nei confronti dello sterminio degli ebrei.

E' dall'inizio del 2006 che la Santa Sede, per voce del precedente nunzio, aveva chiesto una modifica, ma i responsabili dello Yad Vashem avevano risposto che sarebbero stati disposti a riesaminare il ruolo di Pio XII se il Vaticano avesse messo a disposizione dei ricercatori del museo i suoi archivi, che ovviamente sono rimasti ben sigillati.

Nella didascalia si afferma che «la reazione di Pio XII all'uccisione degli ebrei durante l'Olocausto è controversa». Si ricorda che «accantonò un'enciclica contro il razzismo e l'antisemitismo preparata dal suo predecessore», che «non reagì alle notizie sull'uccisione degli ebrei con proteste scritte o verbali», che nel dicembre del 1942 non si associò alla condanna espressa dagli Alleati per l'uccisione degli ebrei e che «non intervenne nemmeno per fermare la deportazione degli ebrei di Roma».

Non un libro, una semplice didascalia. Tanto è bastato. Un comportamento stizzoso e permaloso da parte del Vaticano, che pretende di dettare a suo piacimento le ricostruzioni storiche, di fatto rinunciando a commemorare una tragedia di proporzioni immani come la shoah per una semplice controversia di carattere storico, non offrendosi neanche di svolgere un ruolo positivo per accertare i fatti. Gli studiosi del museo, infatti, si sono detti disponibili, com'è ovvio, a riesaminare un giudizio storico che, osservano, è limitato ai dati disponibili oggi ma che non è detto non possa essere aggiornato in futuro.

Educata ma glaciale la nota del Ministero degli Esteri israeliano: «La cerimonia allo Yad Vashem ha il fine di onorare la memoria delle vittime della Shoah, l'evento più traumatico nella storia del popolo ebreo e tra i più traumatici nella storia dell'umanità. Per quanto riguarda la partecipazione alla cerimonia, ciascuno si comporti secondo ciò che gli dice la sua coscienza».

Già, ma quale coscienza?

Sunday, January 28, 2007

Fermare il liberticida ddl Mastella!

«Una legge per sancire che chi scrive è responsabile delle azioni altrui».

E' inquietante che dietro l'alibi di censurare il negazionismo, ma senza neanche citarlo, il ddl Mastella varato dall'ultimo Consiglio dei ministri reintroduca in realtà il reato d'opinione. Non circoscrivendolo a un'opinione in particolare, che già sarebbe grave, ma allargandolo a un ventaglio di opinioni la cui ampiezza è di fatto lasciata all'arbitrio della magistratura e al clamore del caso.

Da «propaganda» e «istigazione» divengono reato i ben più generici «diffusione» e «incitamento». Il ddl punisce «ogni forma di esternazione concernente la superiorità e l'odio razziale che assuma caratteristiche di diffusività nell'ambito del tessuto sociale», ma «intende proclamare un principio di valenza generale, sancendo l'equivalenza tra le discriminazioni causate da motivi razziali e quelle causate dall'identità di genere o dall'orientamento sessuale delle persone».

Una genericità pericolosa, «le esternazioni punibili divengono sulla carta infinite», avverte Filippo Facci, che va al cuore del problema:
«Vi è da ritenere, realisticamente, che la libertà d'espressione rimarrà quella di sempre, ma nondimeno che l'insorgere di particolari conseguenze potrà spingere a individuare e punire via via qualche causa. Ossia: se ci sarà esplosione puniranno la miccia, se non ci sarà non la puniranno. Ossia: scriveremo le cose di sempre, faremo le vignette di sempre, ma se qualcuno poi andrà in piazza la colpa diverrà nostra, perché sarà la conseguenza a definire penalmente la causa. Questa nuova legge, per esperienza italica e in parte europea, sancisce che saremo potenzialmente responsabili delle azioni altrui».
Per non passare da censori di una sola, pur esecrabile, opinione (il negazionismo), si finisce per essere censori di un campo potenzialmente sterminato di esecrabili opinioni. Molto meglio la scelta di diversi paesi europei, meno limitativa nei confronti della libertà d'espressione, di introdurre il reato di negazionismo, o quella dei nostri costituenti di vietare (in via transitoria) la ricostituzione del partito fascista e l'apologia del fascismo. Sempre di un limite alla libertà d'espressione si tratta, ma per lo meno è circoscritto a una sola opinione.

Dice bene Il Foglio:
«Nel caso di Mastella questa è una spiegazione, non una scusante: la sua legge ha perso letteralmente di vista il negazionismo per non mortificare la ricerca storica opponendole una verità di stato. Ma ha generato un'esplosione di universalismo dei diritti politicamente corretti: mentre vezzeggia tutte le identità astratte, rischia di rovesciarsi nella negazione della loro libertà concreta».
E' questa, ahimé, la nostra democrazia... Siamo pronti a mettere in carcere uno storico negazionista, qualche ragazzo che manifesta con la croce celtica, da oggi magari chi scrive che l'omosessualità è una malattia. E avremmo salvato, arrestandolo, il regista di Submission, Theo Van Gogh. Eppure, non siamo capaci di fermare l'unico che oggi è forse in grado di scatenare un nuovo olocausto: il presidente iraniano Ahmadinejad.