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Monday, January 09, 2006

Il padre dell'Lsd: tradito dai giornali

Il padre dell'Lsd: «Tradito dagli hippie». Non mi convince il titolo di questo articolo uscito sabato scorso sul Corriere della Sera (stesso discorso per un articolo simile su la Repubblica). Vado a leggere. Scopro che si tratta di Albert Hofmann, 100 anni, inventore dell'Lsd, l'acido lisergico, droga psichedelica dei '60 e i '70. Ce l'avrebbe, tra gli altri, con i guru del movimento hippie che avrebbero «sequestrato» la "sua" sostanza, ma nella foto, recente, che appare sull'edizione stampata, Hofmann stesso posa sorridente proprio con due hippie. L'articolo, provate a leggerlo, comunica l'impressione che il suo stesso inventore abbia con il tempo compreso che sia meglio non usare, e quindi proibire, l'Lsd.

Nel testo invece, un virgolettato in cui sembra piuttosto riferirsi ai probizionisti, a coloro che hanno «sempre cercato di spingerlo [l'Lsd] nel sottobosco delle sostanze illegali». «Il modo in cui l'Lsd viene distribuito nel mondo è criminale. Già nel 1950 scrissi che si trattava di una sostanza molto potente, che avrebbe potuto servire a un ottimo scopo in medicina, se somministrato secondo rigidi criteri. Invece si è sempre cercato di spingerlo nel sottobosco delle sostanze illegali. Oggi avrebbe senso parificarlo alla morfina».

E' difficile desumere dagli articoli di Corriere e Repubblica come la pensi oggi Hofmann. Entrambi attribuiscono alle sue parole un senso di conversione sull'Lsd, ma c'è da dubitarne. Lo piscologo di Harvard Thimothy Leary ha sempre considerato l'Lsd uno strumento di crescita «spirituale». Di espansione dei territori mentali. L'apertura delle «porte della percezione» di cui parlava Aldous Huxley. Ne fece uso un'intera generazione, quella dei Doors, dei Jefferson Airplane, dei Grateful Dead e degli Easy Rider.

In occasione, solo tre anni fa, della celebrazione del 50esimo anniversario della famosa «corsa in bici», il primo test della sostanza, il dottor Hofmann ebbe a dire:
«Voi, cari amici, e milioni in tutto il mondo che ora celebrate il 50esimo anniversario del mio "difficile ragazzo", noi tutti testimoniamo caldamente che abbiamo ricevuto un prezioso aiuto sulla via che Aldous Huxley diceva essere lo scopo ultimo e finale della vita umana - l'illuminazione, la visione beatifica, l'amore. Penso che tutti quei felici testimoni dell'inestimabile aiuto dell'Lsd dovrebbero essere abbastanza per convincere le autorità della salute del non senso del proibizionismo dell'Lsd e di simili sostanze psichedeliche».
Difficile che in tre anni si sia ricreduto, non pensate?

2 comments:

gdm said...

Caro Jim Momo, la posizione del dottor Hofmann è inequivocabile: " l'uso delle sostanze che agiscono sulla coscienza è qualcosa che deve essere preso con molta serietà." E sottolinea che non si tratta di droghe in generale, ma di quelle sostanze che, come l'LSD e il Peyotl, "trasformano la coscienza in modo del tutto peculiare".
Ho avuto modo d'incontrare il dottor Hofmann a Milano, nell'agosto del 1993, in occasione della pubblicazione in Italia, per Stampa Alternativa, del libro di ricordi “Lsd: i miei incontri con Huxley, Leary, Junger, Vogt”. Il dottor Hofmann è una persona dall'aspetto severo, voce rauca, accento spigoloso da svizzero tedesco, occhi azzurri come il ghiaccio e un volto talvolta illuminato da un sorriso che comunica un che di amabile. Impossibile, incontrandolo, non ricordare l'enorme schiera di discepoli, seguaci e simpatizzanti che debbono qualcosa alla sua scoperta, a quell'LSD che egli chiama "Il mio bambino difficile". Qui di seguito un estratto dalla mia intervista al dottor Hoffmann che mi pare confermi quel titolo del Corriere:

GIANNI DE MARTINO: Aldous Huxley parlava di "porte della percezione" e della possibilità di estendere a tutti, attraverso le chiavi chimiche, l'accesso a uno straordinario stato di coscienza. Perché lei non era d'accordo ?

ALBERT HOFMANN: "Il grande pericolo - ed è questo un punto sul quale ho poi avuto un contrasto anche con Leary - è quello di bruciare l'esperienza, arrivarci cioè artificialmente e troppo in anticipo rispetto al grado di maturazione individuale. Presupposto fondamentale è una certa stabilità, e per persone immature o che non hanno un certo equilibrio può essere molto pericoloso. E' per questo che sostengo ancora che gli psichedelici dovrebbero essere tabù per i giovani, ma non proibiti."

GDM: Negli anni Sessanta l'LSD fu usata senza misura, in una logica d'iperconsumo e d'emozioni forti. Da qui, i disastri. Si sentì isolato ?

A.H. " C'era una celebrazione fin troppo ampia e affollata delle ricerca delle differenze e quindi dell'uso e dell'utilizzo di queste sostanze. C'è poi stata una stretta micidiale negli anni Settanta, ed è stato allora che più che isolato mi sono sentito preso in una morsa di negatività. Oggi la situazione sta di nuovo cambiando, e questo rinnovato interesse tra i giovani per gli psichedelici suscita in me non poche perplessità."

GDM: Il suo "bambino difficile", come lei chiama l'LSD, continua a darle preoccupazioni.

A.H. " I figli che danno preoccupazioni non sono dei figliastri. Sono spesso dei ragazzi difficili perché hanno delle doti particolari. Sono particolarmente dotati ed è a causa della loro stessa intelligenza che talvolta sono tentati di andare sui limiti e d'imboccare strade pericolose. Solo col tempo questi figli difficili e che all'inizio danno preoccupazioni diventano, se ben guidati, dei ragazzi modello. Per quanto mi riguarda, grazie alle ricerche sull'Lsd sono entrato in contatto con le droghe magiche messicane e le cerimonie religiose che ne accompagnano l'uso rituale. In effetti, l'Lsd è una modificazione chimica della idrossietilamide dell'acidi lisergico, il maggiore principio attivo dell'Ololiuhqui, come vengono chiamati dalle tribù indiane delle regioni meridionali del Messico i semi di alcune specie di convolvulacee. La mescalina è il principio attivo psicotropo del cactus peyotl, che cresce nelle regioni settentrionali del Messico ed occupa un posto importante nelle cerimonie religiose di certe tribù indiane del Nordamerica. La psilocibina è il principio psicotropo del fungo magico teonanacatl, letteralmente: " carne di Dio", tuttora usato soprattutto nel sud del Messico. L'Lsd, dal punto di vista naturale, non è altro che una leggera variazione semisintetica delle antiche droghe sacrali. Se non avessi fatto queasta scoperta non avrei potuto aprire gli occhi su un mondo e su tutto un contesto culturale che poi si è rivelato molto ricco. Mi riferisco non solo al mio incontro con la cultura messicana ma anche alla cultura in generale, all'incontro con Huxley, Junger e tutti gli altri."

( Intervista di Gianni De Martino con Albert Hofmann, "Quegli acidi viaggi oltre i confini della coscienza", Il Mattino, 23 agosto 1993 ).

D'altra parte, in una lettera ad Albert Hofmann, il chimico svizzero che sintetizzò la dietilamide dell'acido lisergico, il potente ed arcinoto LSD, Jünger precisa:

«Le incrinature non sono solamente punti di esplorazione, ma anche di distruzione. Paragonati agli effetti delle radiazioni, quelli delle sostanze magiche sono più genuini e molto meno violenti. Ci conducono in maniera esemplare oltre l'uomo.
(...) . Il vino ha già cambiato molto, ha portato con sé nuove divinità e una nuova umanità. Ma rispetto alle nuove sostanze è come la fisica classica rispetto alla fisica moderna. Queste cose dovrebbero essere sperimentate solo in ambienti circoscritti. Non sono d'accordo con le idee di Huxley, secondo cui le masse dovrebbero avere l'opportunità di conoscere la dimensione trascendentale».

Fin da allora il dottor Hofmann era d'accordo con l'autore di “Avvicinamenti”:

«L'ebbrezza nel senso dell'avvicinamento dovrebbe essere limitata a luoghi e a tempi, a zone riservate, al di fuori del mondo della tecnica».

La considerazione di Jünger già contiene l'obiezione più solida ad un fenomeno non ancora completamente svolto all'epoca della sua scrittura. Come nota Walter Catalano in “Fenomenologia dell'avvicinamento: Jünger e l'esperienza psichedelica” ( «Diorama Letterario», n. 222-223, febbraio-marzo 1999) : “ Il democratico entusiasmo di Aldous Huxley nei confronti dell'ineffabile "medicina moksha" -fondamento del suo classico sull'argomento “Le porte della percezione”, del seguito “Paradiso e Inferno” o del suo ultimo romanzo “L'Isola”- si sarebbe decisamente smorzato se il notevole scrittore inglese avesse potuto constatare gli effetti della diffusione massificata degli psichedelici nella seconda metà degli anni sessanta.

Dopo la cosiddetta "summer of love" del 1966, dopo l'ingresso trionfale degli stati alterati di coscienza nell'immaginario giovanile e nel pubblico mercato, dopo le speculazioni astutamente orchestrate da personaggi fortemente ambigui e ciarlataneschi come Timothy Leary e gran parte degli esponenti della Beat Generation, dopo la rapida combustione di quell'effimero carnevale, le "brecce nel muro" care ad Huxley sono diventate solo un prolungamento del muro stesso. Il mondo della tecnica e del consumo è incapace di trascendere un uso impropriamente ludico e 'pirotecnico' di sostanze selezionate in funzione di un'altra sfera: un mondo che ha ucciso il rito e l'otium resta facile preda del tossico”.

Junger, che con il dottor Hofmann auspicava in un primo tempo una ripresa di riti iniziatici come quelli di Eleusi, affermava già che : «Non si può considerare la mescalina come una sostanza priva di pericolo, come fa Huxley. È vero che i danni che si possono sospettare sono poco rilevanti se messi a confronto con quelli provocati dall'alcool, dal tabacco, dalle pillole. Ma bisogna pensare che essa rinforza la posizione iniziale e che questa può essere debole o sbagliata. Così un bambino, come l'apprendista stregone, potrebbe acquisire una forza che egli è incapace di dominare [...]. Anche l'insignificante potrebbe essere potenziato, come nel caso della dattilografa che vedeva montagne di panna montata»

gdm said...

Nel suo libro “ Il mio bambino difficile” il dottor Hofmann coglie il vero significato dell'Lsd nella sua capacità di offrire un aiuto sostanziale alla meditazione orientata verso l'esperienza mistica. Va però osservato che l'esperienza estatica, talvolta favorita dall'uso degli psichedelici, non è solo “mistica”, ma può essere anche scientifica, artistica e presente nei momenti più creativi della vita umana, così come anche nei punti intensi e feroci di “passaggio”durante i momenti critici della vita, come per esempio negli stati di metanoia, tempestosi e catastrofici mutamenti dell'orientamento esistenziale, oppure negli stati NDE, stati di prossimità con la morte.

In ogni caso, con la sostanza chimica di cui aveva scoperto l'effetto sulla coscienza, Hofmann aveva l'approccio di uno scienziato e di un filosofo, non di un edonista. Con Huxley condivideva, negli anni Cinquanta, la speranza che gli psichedelici ( come lo psichiatra Osmond aveva definite le sostanze chimiche “rivelatrici di psiche e dello schiudersi dell'anima”) potessero essere considerate come “risorse umane” da impiegare nella pratica meditativa, in psicoanalisi e in psicoterapia per allentare o addirittura abolire temporaneamente le barriere tra soggetto e oggetto, favorendo l'interruzione di eventuali circoli viziosi di natura egoica e il presentarsi di una realtà più larga, luminosa e accogliente - “ una realtà più ampia e non dualista – scriveva Hofmann in “Il mio bambino difficile” - l'esperienza di una realtà che dà ristoro e accoglienza”.

A parte la base “gnostica” di una tale posizione, ovvero la convinzione di poter leggere direttamente “il libro della natura” ( Paracelso) , senza intermediazioni istituzionali come per esempio una Chiesa, era la speranza in una umanità spiritualmente più matura, con una più ampia consapevolezza e un maggior rispetto delle basi biologiche e materiali dell'esistenza , così come del mistero che risiede nella bellezza, nella terribilità e nella sacralità della vita sulla terra.

Sia Huxley che Hofmann ritenevano le sostanze psichedeliche validi aiuti per conseguire questo tipo di educazione.

Quando, nella mia intervista del 1993 per “Il Mattino” il dottor Hofmann dice che le sostanze psichedeliche dovrebbero “essere tabu ma non proibite”, prospetta un uso in accordo con l'essenza e l'azione caratteristica di sostanze “sacre” come l'lsd, il peyote o la mescalina. Il punto è proprio questo: in un mondo tecnicizzato e consumista, per fortuna o sventura desacralizzato, e dove non esiste una cultura del peyotl o di sostanze affini, e però esiste una civile e sofisticata cultura del vino ( a differenza del mondo islamico), gli psichedelici nel mondo moderno sono confinati nell'imbuto del privato. Nel filone che parte da Baudelaire fino a Walter Benjamin, le droghe sono esperienza privata.

Nel mondo moderno, in altre parole, le droghe ( al pari della masturbazione e della morte) restano esperienze senza una cultura del buon uso delle droghe, senza rito-iniziazione. Senza quindi limitazione.

Tuttavia resta il fatto che il buon uso di tali farmaci, un uso significativo e utile a se stessi e alla società. presuppone non solo uno scopo, un'intenzione, una finalità in accordo con la natura della spiritualità umana, ma anche opportune preparazioni interne ed esterne. Senza un limite, niente ha più significato, ci si dissipa nell'illimitato...Da qui, mi pare, la perplessità del dottor Hofmann, specialmente negli anni Settanta, nei confronti della pubblicità spettacolare e della politicizzazione, in chiave utopica, irrealistica e demagogica, dell'uso indiscriminato di massa degli psichedelici da parte di Timothy Leary.

Ricordo i pulmini psichedelici sulla strada di Marrakech o di Katmandu ( oh, Katmandu! ) dipinti al fosfospruzzo e con la scritta: “ PIU' OLTRO” ( sic!). Tanti poveri ragazzi alzarsi in punta di piedi oltre la curva disperata dell'epoca, cercando più luce, più miele! E i disastri. Il volere “di più”, sempre “di più”, “ancora”, “ancora”, “anche”, “anche”, in una logica d'iperconsumo e di emozioni forti, sempre più forti, mescolando tutto e, in numerosi casi, senza arrivare in nessun posto se non in un rigagnolo d'Oriente, implorando i lama o i guru di salvarli – per non dire di tanti miei poveri compagni d'avventura che credevano di poter ardere senza bruciare, e di cui non rimanevano che le scarpe nei commissariati di polizia del terzo o quarto mondo, e molte noie in consolato per il rimpatrio della salma. E tutto questo accadeva in Oriente, mentre in Occidente, non pochi finivano con l'ago nella pancia in cessi insanguinati di città, rischiarati d'irrealtà. Per contrasto, come negli anni Ottanta faceva notare Elvio Fachinelli ne “La mente estatica”, la ricerca di Antonin Artaud: “ ... bere ciguri è appunto non superare la dose, perché ciguri è l'Infinito, e il mistero dell'azione terapeutica dei rimedi è legato alle proporzioni in cui li prende il nostro organismo. Superare il necessasio è SACCHEGGIARE l'azione” ( A. Artaud, “ Al paese dei Tahumara ”, Adelphi, Milano, 1966, p. 139).

Non so se questa è sociologia, ma è certo che storicamente l'utilizzazione indiscriminata e illimitata di psichedelici, spesso confusi con gli stupefacenti, si è fatta in un contesto d'incomprensione, di demagogia, di repressione e di aggressività con una spettacolarizzazione e una pubblicità che non poteva che indurre esperienze difficili e pericolose allorché vengono compiute al di fuori delle condizioni di preparazione richieste e dell'ambiente adeguato. L'esperienza psichedelica, tanto più delicata in quanto potenzialmente liberatrice e in una prima fase distruttrice, potrebbe mettere il soggetto in opposizione con un contesto alienante, in cui non esistono che condizioni demagogiche per la costituzione di una coscienza, e, dalla coppia così messa in evidenza, non procederà necessariamente la fioritura di un essere d'equilibrio.
gdm
http://www.giannidemartino.it