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Sunday, January 22, 2006

«Scuola pubblica, dunque privata»

Scrive Oscar Giannino su il Riformista:
«Tra i grandi meriti di Tony Blair, c'è quello di continuare con la sua brillante ministro per l'educazione Ruth Kelly una campagna di verità a favore delle scuole pubbliche ma di proprietà e gestione privata, capaci di portare concorrenza al sistema pubblico di proprietà e gestione innalzandone standard e con efficienza infinitamente maggiore (...) il mito della scuola pubblica-pubblica è duro a morire nel Labour come in tutte le vecchie sinistre, perché la scuola pubblica-privata evoca il fantasma del mercato e del famigerato profitto. Una modesta proposta allora per il centrosinistra italiano, ma in fondo anche per il centrodestra. Guardiamo alla Svezia, tanto decantata dagli statalisti nostrani. E' l'unico grande paese europeo ad aver varato nel 1992 una riforma che ha introdotto il principio generale del voucher alle famiglie. Se una scuola privata risponde ai requisiti di qualità formativa dell'Agenzia nazionale per l'educazione [è dunque in questa sede che vanno affrontate le questioni delicate attinenti alle scuole confessionali], le famiglie possono girarle il voucher che equivale al costo medio per il contribuente di una scuola pubblica-pubblica di analogo tipo. Sono ammessi istituti religiosi e no, a scopo di lucro come no. Da meno dell'1% sul totale dell'offerta formativa 13 anni fa, oggi gli istituti privati-pubblici sono saliti all'11%. I loro iscritti hanno risultati migliori negli studi, e gli istituti sono insediati soprattutto dove le scuole pubbliche-pubbliche offrivano servizi e rendimenti peggiori. Risultati del tutto analoghi sono quelli vantati dalle simili Charter Schools introdotte anni fa a Chicago, per combattere il degrado che era divenuto intollerabile dell'istruzione pubblica-pubblica. Sono i più poveri a emergere meglio che nelle scuole disastrate di Stato, i bilanci pubblici sono sgravati dei dipendenti, e alla fine anche le scuole solo pubbliche sono costrette a migliorare, se non vogliono chiudere i battenti. Che cosa c'è di destra, in questo programma?»

«... il voucher che equivale al costo medio per il contribuente di una scuola pubblica-pubblica». E' un passaggio importante perché ci permette di superare l'obiezione del «senza oneri per lo stato», condizione che la costituzione pone nel riconoscere a enti e privati il diritto di istituire scuole e università. Supponiamo infatti che il costo medio annuo per alunno sia, per le scuole pubbliche, mantenute dallo Stato, cioè dai contribuenti, corrispondente alla cifra X (valore dell'edilizia scolastica, costi del personale e di gestione). Lo Stato deve garantire a tutti i ragazzi un posto sui banchi della scuola pubblica, sostenendo un costo che abbiamo calcolato in X. Ma per ciascuno che si iscrive a istituti privati lo Stato non spende il relativo costo medio X. Dunque, non è corretto parlare di «oneri» per lo Stato fin quando il valore del voucher non superi X-1.

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