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Monday, January 23, 2006

Kosovo. Un fallimento covato nel buio

Completa e inappuntabile analisi di Enzo Bettiza sulla situazione in Kosovo, a ben sette anni dalla conclusione della guerra.
«Quanto sia ancora ambiguo lo status del Kosovo lo stanno a dimostrare i dispacci d'agenzia, gli annunci delle televisioni e gli articoli di stampa che hanno accompagnato con connotazioni sfuggenti la notizia della morte di Ibrahim Rugova. Si annunciava la scomparsa del "presidente del Kosovo" e subito dopo, nel medesimo contesto, si definiva Pristina "capitale della provincia serba amministrata dall'Onu". Quale deduzione dobbiamo trarre da queste apparentemente inestricabili contraddizioni in termini? In altre parole: lo scomparso Rugova era il presidente di uno Stato vero e proprio, oppure era soltanto il cittadino autorevole di una periferica provincia di Belgrado affidata in gestione temporanea ai plenipotenziari delle Nazioni Unite?» Continua a leggere
Mai iniziare una guerra senza sapere come concluderla. Senza sapere quale assetto e quale governo debbano succedere all'indomani dell'eventuale vittoria. Una lezione spesso, in questi anni, impartita agli Stati Uniti per l'Iraq, con l'accusa all'amministrazione Bush di non avere piani strategici per il paese e di brancolare nel caos. Da sette anni invece un fallimento strategico annunciato covava nel buio e nella disattenzione dei media e della politica internazionale. Quella critica andava rivolta alle quattro potenze (Inghilterra, Francia, America, Russia) che si sono prese la responsabilità dello status del Kosovo. Il contrasto è evidente. In poco meno di tre anni in Iraq c'è una democrazia che faticosamente cerca di affermarsi, ma che ha già vissuto con successo alcuni appuntamenti costitutivi fondamentali e vive ogni giorno la pratica del compromesso politico fra le etnie che compongono il paese. Dall'altra c'è una regione nella quale alla dittatura di Belgrado si è sostituita la prima dittatura dell'Onu, non in grado neanche di amministrare una regione di poche centinaia di migliaia di persone dove non accennano a diminuire la violenze etniche.

L'insegnamento da trarre è: elezioni subito, costituzione subito, autodeterminazione subito, libertà e responsabilità subito. Dare avvio subito al processo democratico per costituire quanto prima un vissuto di vita democratica. Senza amministrazioni provvisorie o protettorati.

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